Fai una donazione
Questo sito è autofinanziato. L'aumento dei costi ci costringe a chiedere un piccolo aiuto ai lettori. CHI NON HA O NON VUOLE USARE UNA CARTA DI CREDITO può comunque cliccare su "donate" e nella pagina successiva è presente (in alto) l'IBAN per un bonifico diretto________________________________
- Details
- Hits: 2154
Scenario d'estate
Il moloch neoliberista globalizzato alle corde (ma da solo sul ring)
di Quarantotto
1. L'approccio analitico, che ci fa affrontare un tema alla volta, pur cercando di evidenziarne le connessioni generali e specifiche, può essere talvolta fuorviante.
Proviamo allora a cogliere fenomenologicamente, per flash(es) essenziali lo scenario.
Questo approccio ci consente di meglio cogliere sia la tendenza "unificante" sia il livello di bis-linguaggio che domina l'informazione nel "blocco occidentale" (se pure questa definizione ha ancora un senso) e, soprattutto, in modo sempre più tragicomico, in Italia.
2. La prima cosa che risalta, sul piano globale, è che, da un lato, tutti si agitano sulla crisi dei BRICS, le vecchie locomotive post crisi sub-prime, che avrebbero tenuto a galla il mondo con la loro crescita e con l'afflusso di capitali (ora, al 50% già rifluiti verso un dollaro sempre più forte); ma, dall'altro, non si rinuncia a discutere della (altrettanto tragicomica) pantomima del rialzo dei tassi da parte della Fed.
Sul primo punto: è abbastanza evidente, ormai, dopo 7 anni di mancata uscita dell'eurozona dalla recessione e dalla stagnazione, per manifesta "austerità credibile", cioè "espansiva" (dei debiti pubblici), che non è il mondo emergente, i BRICS, caratterizzati dall'essere esportatori (inter alios) di materie prime e di manufatti da fabbriche "delocalizzate", a tirare giù l'€uropa. E' vero piuttosto il contrario.
- Details
- Hits: 2521
Lo hanno detto gli economisti!
di Graziano Graziani
È un peccato che del post pubblicato sul suo blog da Stefano Feltri giovedì 13 agosto non sia rimasta traccia della versione originale, pubblicata il giorno prima. Il breve articolo in cui il vice direttore del Fatto Quotidiano prendeva posizione contro le facoltà umanistiche, tacciate di scarsa utilità e di spreco di risorse pubbliche, è stato successivamente corretto – cosa evidenziata da lui stesso in calce all’attuale versione – poiché riportava degli errori. E visto che il commento aveva suscitato un dibattito piuttosto vivace – tanto che l’autore ha sentito poi l’esigenza di tornare sull’argomento il giorno dopo – sembrava giusto correggerlo. E fin qui nulla di male: la rete consente di aggiornare le versioni dei propri scritti e se ci si avvale di questa facoltà onestamente (cioè segnalandolo) non c’è alcun problema.
Tuttavia la versione originale, forse perché scritta di getto, magari prestandoci poca attenzione perché destinata al pubblico disattento della settimana di Ferragosto, aveva qualcosa di illuminante per quanto riguarda le scorciatoie mentali con cui trattiamo certi temi. Il pensiero di Stefano Feltri lo si può desumere direttamente dai suoi articoli, ma per completezza ne faccio una sintesi (estrema): un laureato in ingegneria ha più possibilità di trovare lavoro di un laureato in lettere, a cinque anni dalla laurea guadagna di più e può permettersi più servizi. E fin qui l’acqua calda. La conclusione, poi, è la seguente: perché la collettività dovrebbe accollarsi i costi di facoltà che producono disoccupati? Lo studio delle lettere, ad esempio, è poco funzionale alla produzione di posti di lavoro: che lo finanziamo a fare?
- Details
- Hits: 4982
Il mal cinese si chiama capitalismo
di Domenico Moro
La crisi borsistica della Cina e dei cosiddetti emergenti sta destando grande preoccupazione in Europa e negli Usa. Non si tratta di una crisi puramente finanziaria. Dietro il crollo delle borse c’è il calo maggiore in sei anni e mezzo dell’indice della produzione manifatturiera, il crollo dell’export del -7,3% nei primi sette mesi del 2015 rispetto all’anno scorso, e il drastico rallentamento della crescita del Pil della Cina, ormai la seconda economia del mondo di cui negli ultimi anni è stata la vera locomotiva.
Insomma, quella che si profila non è soltanto una possibile crisi della Cina, del Brasile e degli altri emergenti. Si sta profilando un rallentamento, se non una crisi, della globalizzazione e il rischio che si verifichi un secondo e più devastante secondo tempo della crisi iniziata nel 2007-2008, con lo scoppio della bolla dei mutui, che ebbe come epicentro gli Usa. Gli effetti della crisi dei mutui si estesero a tutto il centro più sviluppato dell’economia mondiale, oltre agli Usa, all’Europa occidentale e al Giappone. A distanza di otto anni non si è ancora verificata alcuna completa “recovery” in questa parte dell’economia mondiale. Nonostante i reiterati Quantitative easing, cioè l’immissione di massicce dosi di liquidità da parte delle banche centrali, nei casi migliori il tasso di crescita del Pil è ancora al di sotto di quello potenziale, e nei casi peggiori (in Italia e nella maggior parte dell’area euro) la crescita è nulla e il Pil reale rimane ancora al di sotto del livello del 2007.
- Details
- Hits: 2826
La logica circolare
di Sandro Vero
«[...] l'imperfezione dell'infinito dipende dal suo carattere incompiuto.L'infinito è ciò fuori del quale resta sempre qualcosa; in altri termini, è ciò che non è intero, che non ha compimento. L'infito è dunque per sua essenza privazione». (Andrea Sani)
1. L'infinito buono e l'infinito cattivo.
E' opinione diffusa che la Grecia classica aborrisse l'infinito, e ciò nonostante si trattasse di un tema molto presente nel suo pensiero. Secondo tale opinione lo aborriva fondamentalmente perché l'infinito appariva ai greci come imperfetto, squilibrato, portatore di caos. L'ápeiron, in realtà, non significa solo "infinito" ma anche "illimitato" o "indefinito", manifestandosi già in questo la grande estensione di senso che si genera intorno a quel concetto. Il riferimento, sia pure privativo, al limite è illuminante: la struttura etimologica non lascia scampo, la a- privativa ("non") segnalando la mancanza del carattere che più di ogni altro garantiva, nella cultura ellenica, la perfezione e l'armonia, vale a dire il limite, espresso nel péros (appunto: "limite").
Ciò che era in gioco sembrava, a conti fatti, la forma, di cui poteva essere dotata solo un'entità finita, cioè limitata, di contro a una qualsivoglia manifestazione di un concetto, quale quello di infinito, che per ciò stesso non poteva aspirare alla perfezione. Che per i Greci era sempre perfezione formale.
Quello che sembra certo è che una concezione negativa dell'infinito, apertamente avversa ad esso, fu quella dei pitagorici - dal cui pensiero germogliarono i paradossi zenoniani - sostenitori del fatto che:
- Details
- Hits: 2565
Il potere e la guerra
di Lanfranco Binni
La nomina di una corrispondente di guerra di provata fede atlantica alla presidenza della Rai e il diktat emerito del «presidente ombra» Napolitano ad accelerare la concentrazione dei poteri nell’esecutivo hanno forse qualche relazione con la nuova fase della guerra nell’area siriano-irachena e in Libia? In Siria, la campagna terroristica-mediatica dell’Isis ha svolto efficacemente il suo ruolo di provocazione e disgregazione, preparando il terreno a un intervento degli Stati Uniti e della Nato, ed è tempo di raccogliere i frutti della semina. Resta da risolvere la questione dell’indipendentismo kurdo, ma a questo ci pensa la Turchia: la no-fly zone nel nord della Siria, stabilita di fatto dalla Turchia e dagli Stati Uniti senza perdere tempo con mediazioni Onu, dal 24 luglio serve a bombardare gli avamposti kurdi, in prima linea contro l’Isis, e a sviluppare l’attacco alle posizioni dell’esercito governativo siriano. Sul piano della diplomazia, l’abile proposta iraniano-siriana (6 agosto) di una soluzione politica del conflitto (cessate il fuoco e nuovo governo di unità nazionale in Siria), non dovrà essere raccolta, provenendo dal vero obiettivo della strategia statunitense e israeliana nell’intera area: l’Iran, fortemente impegnato sul campo nella lotta ai terroristi dell’Isis.
La dittatura militare in Egitto e la preparazione di un intervento diretto della Nato in Libia, usando la testa di ponte del governo filoccidentale di Tobruk, completano il quadro.
- Details
- Hits: 3066
La BCE e il tradimento della regola di Bagehot
di Mario Seccareccia
Si è sollevato un gran dibattito mediatico intorno alla crisi greca, ma il ruolo della Banca Centrale Europea (BCE) è stato piuttosto sminuito. La BCE è stata spesso presentata come una distante istituzione al di sopra di ogni sospetto, il cui obiettivo principale è semplicemente quello di stabilizzare il sistema monetario e finanziario dell’eurozona, ed è stata infatti celebrata come la più “indipendente” tra le banche centrali. Tuttavia, sarebbe più corretto dire che la BCE è una banca centrale sovranazionale che si pone come autorità tecnocratica suprema che si presume agisca nel pubblico interesse senza, ci dicono, favorire alcun governo o gruppo di governi nazionali. La BCE dirige ex cathedra l’intera costellazione di banche centrali nazionali dell’eurozona all’interno di uno specifico framework politico, dove queste sono soltanto sue controllate nell’ambito del Sistema europeo delle banche centrali (SEBC). Le banche centrali nazionali sono quindi “indipendenti” dai loro governi nazionali ma, allo stesso tempo, completamente dipendenti da un’autorità tecnocratica superiore e presumibilmente “neutrale” e “basata sulle regole”, la BCE, che dovrebbe attuare politiche con il fine di raggiungere gli obiettivi del suo mandato originario e, cioè, raggiungere la stabilità dei prezzi e il massimo livello di benessere all’interno dell’intera zona euro, senza pregiudizi o parzialità.
- Details
- Hits: 2501
È l’Europa, bellezza!
di Paolo Pini e Alessandro Somma [1]
Il Trattato di Lisbona del 2007, nella parte in cui elenca i fondamenti dell’Unione europea, menziona una formula carica di ambiguità: economia sociale di mercato. Molti ritengono che sia un richiamo al capitalismo dal volto umano, quindi a un ordine economico incompatibile con lo sconcertante epilogo della crisi del debito greco. Non è così: quella formula ha una lunga storia, tutta tedesca e tutta in linea con quanto avviene ad Atene.
Come si sa, il nazismo esattamente come il fascismo affossarono la democrazia ma non anche il capitalismo: la prima venne anzi sacrificata sull’altare del secondo, fatto che alla conclusione del secondo conflitto mondiale era considerato pacifico dai più. Tanto che nello scontro sulla costituzione economica della rinata democrazia tedesca era nettamente prevalente l’opzione per la democrazia economica: la situazione in cui lo Stato disciplina il mercato per renderlo un luogo nel quale le persone possono emanciparsi, se del caso contro il principio di concorrenza.
Gli oppositori della democrazia economica, detti ordoliberali, ritenevano invece che un mercato retto dalla concorrenza consentisse la migliore distribuzione della ricchezza, e che a queste condizioni l’inclusione sociale coincidesse con l’inclusione nel mercato.
- Details
- Hits: 5250
Un casino immenso
di Valerio Mattioli e Raffaele Alberto Ventura
Questo pezzo è uscito sul numero di agosto di Linus. Ringraziamo gli autori e la testata
Alla fine era nell’aria: al di fuori dei canali che una volta avremmo detto tradizionali, e a fianco delle testate che per decenni sono servite come riferimento per il “dibattito politico-culturale” – qualunque significato decidiate di dare alla famigerata formula – si è sviluppata negli ultimi anni una… come vogliamo chiamarla? New wave dell’opinionismo da terza pagina? Giovane scena intellettual-letteraria? Nuova generazione del giornalismo più o meno critico, più o meno militante?
Se non sapete di cosa stiamo parlando fidatevi di noi, che a parlare di robe simili rischiamo un conflitto d’interessi grande così poiché a questo mondo in qualche modo partecipiamo (seppur ai livelli più infimi). Diciamo allora che negli ultimi cinque, dieci anni è venuta a comporsi una costellazione di testate e firme che, se non ha interamente monopolizzato il dibattito di cui sopra, quantomeno ne sta fornendo una versione laterale e col passare del tempo forse persino influente.
L’armamentario è quello di sempre: editoriali di commento, saggi critici, approfondimenti di varia natura, articoli alle volte brillanti alle volte meno, “pezzi definitivi” e via di questo passo.
- Details
- Hits: 3576
Costanzo Preve e il medio-marxismo (1914-1956)
Enrico Galavotti
Quei due periodi di storia che Costanzo Preve, nella sua Storia critica del marxismo (ed. La Città del Sole, Napoli 2007), chiama "medio-marxismo" (1914-56) e "tardo-marxismo" (1956-91), per lui non hanno "alcun rapporto con la teoria originale di Marx", per cui il discorso, col marxismo classico, è praticamente già chiuso. Preve rifiuta persino la rivoluzione d'Ottobre, e pensa di poterlo fare a buon diritto, visto ch'essa è fallita.
In sostanza l'ultimo Preve riteneva d'essere l'unico interprete adeguato di Marx, l'unico a non averlo né frainteso né censurato né strumentalizzato. D'altra parte lui stesso se ne vantava: "la mia riesposizione critica è talmente diversa e talmente 'dirompente' in rapporto a tutte le principali correnti del marxismo... da apparire non tanto 'folle' quanto strana ed eccentrica" (pp. 166-7).
Tuttavia, a fronte dei 150 anni di storia del marxismo, un minimo di umiltà o di circospezione sarebbe quanto meno desiderabile. Il fatto che il cosiddetto "socialismo scientifico" sia andato incontro a cocenti sconfitte storiche, non ci autorizza a sottovalutare le capacità intellettuali di chi ci ha preceduto o a valorizzare soltanto le idee che più somigliano alle nostre.
- Details
- Hits: 2347
Il tracollo dell’imperialismo italiano
Michele G. Basso
I contaballe governativi possono raccontare che l’Italia non farà la fine della Grecia perché è ancora un grande paese manifatturiero, ma la Confindustria li smentisce. “L’Italia scende all’ottavo posto nel manifatturiero, scavalcata dal Brasile. Perse in 12 anni 120.000 fabbriche” (il Sole- 24 ore) . “In sei anni quindi l’Italia è passata dal quinto all’ottavo posto”. (1) Infatti era superata solo da Usa, Cina, Giappone e Germania. la perdita in termini relativi era prevedibile da chiunque, visto lo sviluppo di paesi giganteschi come Brasile e India; ma si è aggiunta quella in termini assoluti, con un crollo della produzione. Anche in altri settori, come finanza e agricoltura, dove l’Italia non aveva posizioni di vertice, la crisi si è fatta sentire, e persino nel campo del turismo, dove l’enorme patrimonio artistico e storico è trascurato e in pericolo, come a Pompei, o insidiato dalla speculazione edilizia grazie anche all’incuria criminale dei governi. Quanto al caos dei trasporti odierno in Italia (non solo negli aeroporti, ma anche nei treni dei pendolari e in quel fenomeno inaudito che è la Salerno – Reggio Calabria) si tratta di un sintomo assai chiaro della decadenza dell’imperialismo italiano. Non sono fenomeni nuovi, imprevedibili, e scritti che ormai hanno quasi un secolo ne spiegano le cause. Sentiamo Lenin:
“L’imperialismo puro, senza il fondamento del capitalismo, non è mai esistito, non esiste in nessun luogo e non potrà mai esistere.” “Se Marx diceva della manifattura che essa è la sovrastruttura della piccola produzione di massa, l’imperialismo e il capitalismo finanziario sono una sovrastruttura del vecchio capitalismo. Se ne demolite la cima, apparirà il vecchio capitalismo.””…il caos dei trasporti… esiste anche negli altri paesi, persino nei paesi vincitori. Orbene, che cosa vuol dire il caos dei trasporti nel sistema imperialistico? Il ritorno alle forme più primitive della produzione mercantile.” (2)
- Details
- Hits: 1977
Groviglio perfetto?
di Leonardo Mazzei
Quattro scenari per il dopo voto sulle (contro)riforme costituzionali di settembre: 3 sono (quale più, quale meno) sfavorevoli a Renzi, il quarto potrebbe essergli fatale
Renzi ostenta sicurezza. Glielo impongono tanto le regole della comunicazione politica, quanto l’innato bullismo. Ma questa volta la situazione appare davvero complicata. Il segretario del Pd ha voluto troppo, per i suoi interessi di potere come per le sue spicciole esigenze di propaganda. La risultante è che adesso i nemici sono davvero tanti, e potrebbero coalizzarsi.
Il decisivo passaggio che si approssima all’orizzonte è ovviamente quello delle (contro)riforme costituzionali. Originariamente il voto del Senato era previsto per luglio, poi ladebacle elettorale di maggio ha imposto lo slittamento a settembre, alla ripresa dell’attività parlamentare dopo la pausa estiva.
Il momento della verità è dunque assai vicino. La notizia di venerdì è che la minoranza del Pd ha annunciato che i senatori a favore del Senato elettivo – e dunque contrari al progetto renziano – avrebbero raggiunto quota 170, ben al di là della soglia di maggioranza di 160. Tra questi gli appartenenti al gruppo Pd sarebbero 28. Un bel campanello dall’allarme. Rilanciato con grande evidenza da la Repubblica, che ha dedicato alla questione le prime quattro pagine dell’edizione di ieri.
- Details
- Hits: 2783
Il leone del capitalismo diventa ministro della pianificazione
di Beneath Surface
Mi ha sempre fatto sorridere l’idea che il riconosciuto araldo del capitalismo, Leon Walras , venisse innalzato agli onori degli altari della teoria delle economie pianificate tipiche degli stati collettivisti, come l’Unione Sovietica e i suoi ex satelliti. Come è possibile? Eppure è così.
Forse qualche lettore smaliziato lo avrà notato, leggendo il funzionamento del sistema di equazioni del EEG. Per tutti gli altri ricordiamo che, se fosse possibile risolvere i problemi di calcolo del sistema walrasiano, allora sarebbe, in via teorica, possibile programmare a priori tutte le scelte di produzione e scambio, sicuri che ciò determinerebbe la massima utilità di ogni operatore, concetto che, almeno economicamente parlando, è analogo a quello di bene collettivo cui ogni Stato Etico di tipo hegeliano che si rispetti (ironico, NdA) dovrebbe tendere.
I primi che spinsero in tal direzione il pensiero del povero Walras furono Enrico Barone, Oskar Lange e Maurice Dobb, che si scontrarono fin da subito con il rifiuto dei liberali F.von Hayek e L.von Mises che ciò fosse possibile. Il problema era che nè Marx nè Engels pur riconoscendo, al pari di Schumpeter , la necessità di una economia pianificata, si erano occupati di descriverne il funzionamento.
- Details
- Hits: 3321
Lavoro gratuito e «volontario»
Verso una forma legalizzata di schiavitù
Militant
Con l’improvvisa e disastrosa alluvione di Firenze della scorsa settimana è salita nuovamente agli onori delle cronache una di quelle proposte che dovrebbe far accapponare la pelle, provocando un moto generalizzato di rifiuto: quella di mettere a lavorare gratis – apparentemente come «volontari» – i cosiddetti «profughi» (o, usando una sineddoche, gli «immigrati»). Fautori della proposta – che tra l’altro si è concretizzata nei giorni successivi – sono stati questa volta il governatore della Toscana Enrico Rossi e il sindaco di Firenze Dario Nardella, un renziano di ferro. I due, subito dopo l’alluvione, hanno esaminato varie ipotesi, tra le quali c’era «anche la possibilità di utilizzare i profughi ospitati in Toscana per i primi interventi di pulizia e ripristino, utilizzando anche la convenzione attivata con Inail per l’assicurazione per lavori di pubblica utilità» (leggi). Poche ore dopo, Nardella ha dichiarato che «i profughi ospiti della Regione Toscana, e in particolare quelli che sono a Firenze e nei comuni limitrofi, da domani potranno essere di supporto alla Protezione Civile di Firenze […] e saranno utilizzati in particolare per il ripristino del verde pubblico» (leggi).
Nei giorni successivi, mentre alcuni immigrati si offrivano volontari per aiutare nel ripristino della normalità a Firenze, Rossi in un’intervista si spingeva oltre:
- Details
- Hits: 2685
Le ragioni del Grexit
di Costas Lapavitsas
La prospettiva del default greco e dell’uscita dall’Unione Economica e Monetaria (UEM) è sorta per la prima volta durante la crisi della zona euro nel 2010. Dal punto di vista della teoria monetaria, il problema della Grecia è semplice: un’economia debole con rilevanti problemi istituzionali si è unita ad una unione monetaria strutturalmente carente. Questa è la classica trappola di una economia debole che adotta una valuta forte – e intrinsecamente problematica. Ci sono solo due vie d’uscita: o la UEM dovrà essere completamente ricostruita, o la Grecia dovrà considerarsi inadempiente sul proprio debito ed uscire.
La causa principale del malfunzionamento della UEM è la politica della Germania di mantenere bassi i salari nominali, cosa che le ha dato un grande vantaggio competitivo e le ha permesso di diventare un creditore importante in Europa. Adottando un approccio neo-mercantilista, la Germania ha costretto la sua economia interna ad una persistente debolezza della domanda, cercando allo stesso tempo di arricchirsi commerciando con l’estero. I comuni tedeschi, soprattutto i salariati, hanno fatto le spese di una politica che avvantaggia i grandi esportatori e le banche.
- Details
- Hits: 3342

Politiche di coalizione nella crisi europea
Toni Negri e Sandro Mezzadra
Costruire potere nella crisi: così abbiamo intitolato il seminario di Euronomade che si terrà a Roma dal 10 al 13 settembre. È del resto questo il problema di fondo attorno a cui abbiamo cercato di lavorare negli ultimi due anni. A fronte della violenza della crisi, dell’attacco portato alle condizioni di vita e lavoro in particolare nei Paesi mediterranei dell’Europa, abbiamo continuato a domandarci come sia possibile passare dalla resistenza alla effettiva costruzione di alternative. Il potere che ci interessa costruire è alimentato dalla dinamica e dal ritmo delle lotte sociali, ma deve fissarsi al tempo stesso in una stabile configurazione istituzionale. Come molti e molte abbiamo l’impressione che oggi si pongano questioni che in qualche modo stanno al di qua (o al di là) della grande divisione tra “riforme e rivoluzione” che si impose all’interno del movimento operaio europeo nel primo Novecento, nel solco del dibattito sul “revisionismo”. L’esaurimento del riformismo storico, socialdemocratico, è sotto gli occhi di tutti. Ma dobbiamo avere l’onestà di riconoscere che anche le ipotesi rivoluzionarie che abbiamo conosciuto appaiono svuotate di efficacia politica, ridotte a roboante retorica consolatoria o a farsesca messa in scena di un’insurrezione a venire. Alle spalle di questa duplice crisi c’è una trasformazione radicale del modo di produzione capitalistico e della composizione del lavoro, che da qualche decennio abbiamo contribuito ad analizzare senza essere ancora riusciti a forgiare gli strumenti politici necessari per rendere efficace, nelle condizioni nuove della lotta di classe, il nostro persistente desiderio comunista.
- Details
- Hits: 4682
Guerra senza limiti
Enzo Pennetta intervista il gen. Fabio Mini
Generale di Corpo d’Armata, capo di Stato Mggiore della NATO, capo del Comando Interforze delle Operazioni nei Balcani e comandante della missione in Kosovo. Fabio Mini è uno dei più grandi conoscitori delle questioni geopolitiche e militari, su CS parla delle crisi attuali ma non solo. E dice cose molto importanti
Gen. Mini, nel suo libro “La guerra spiegata a…” afferma che non esistono guerre limitate, o meglio che una potenza che si impegna in una guerra limitata ne prepara in realtà una totale. Nell’attuale situazione di conflittualità diffusa, che sembra seguire una specie di linea di faglia che va dall’Ucraina allo Yemen passando per Siria e Irak, dobbiamo quindi aspettarci lo scoppio di un conflitto totale?
R1. La categoria delle guerre limitate, trattata dallo stesso Clausewitz, intendeva comprendere i conflitti dagli scopi limitati e quindi dalla limitazione degli strumenti e delle risorse da impiegare. Doveva essere il minimo per conseguire con la guerra degli scopi politici. E la guerra era una prosecuzione della politica. Erano comunque evidenti i rischi che il conflitto potesse degenerare ed ampliarsi sia in relazione alle reazioni dell’avversario sia in relazione agli appetiti bellici, che vengono sempre mangiando. Con un’accorta gestione delle alleanze e delle neutralità, un conflitto poteva essere limitato nella parte operativa e comunque avere un significato politico più ampio. Oggi la guerra limitata non è più possibile neppure in linea teorica: gli interessi politici ed economici di ogni conflitto, anche il più remoto e insignificante, coinvolgono sia tutte le maggiori potenze sia le tasche e le coscienze di tutti.
- Details
- Hits: 6556

Guido Quazza, storico e militante
di Francesco Racco
Recensione del volume Diego Giachetti, Guido Quazza, storico eretico, Centro di documentazione Pistoia Editrice, 2015
La ricostruzione della biografia politico-intellettuale di Guido Quazza trova opportuna collocazione nella collana “I quaderni dell’Italia antimoderata” che presenta figure significative per gli strumenti di orientamento critico e consapevole, utili nell’analisi del presente e nella progettazione del futuro. Nell’editoriale del primo numero della «Rivista di storia contemporanea» del 1972, di cui Guido Quazza è stato promotore e primus inter pares tra gli storici che la pubblicarono fino al 1995,viene esplicitato lo sforzo di interpretazione della storia italiana, nelle sue continuità e nelle sue rotture, assumendo come punto di vista privilegiato il lungo periodo, non solo delle strutture economiche ma anche di quelle statuali e istituzionali.
Come si fa la storia contemporanea
La rivendicazione della scientificità della storia contemporanea respinge la paura che essa si presentasse nella forma come storia e fosse nella sostanza tout court politica, e l’ideale di “una scienza storica disinteressata”, argomenti e istanze sempre avanzati come giustificazioni del suo mancato insegnamento nella scuola. La caduta di questo pregiudizio è ricondotta alla pressione sempre più forte del bisogno che la società contemporanea ha “di conoscere se stessa non solo nelle sue radici ma anche nel suo modo più prossimo e attuale di essere”. Questa prospettiva nega il pregiudizio storiografico che fa risiedere la scientificità storiografica nel disimpegno politico e civile verso le contraddizioni del presente, per cui oggetto della “vera” storiografia verrebbero ad essere solo i processi che abbiano avuto la possibilità di decantarsi e concludersi compiutamente.
- Details
- Hits: 3558
La crisi di Renzi e il ruolo dell'anti-ideologia
di Giuliano Cappellini
Per giudicare se la parabola Renzi sia o meno in una fase discendente, o se, come scrive il Fatto Quotidiano, Renzi abbia “già il fiatone”, come suggerisce il risultato delle recenti elezioni locali, è, spesso opportuno inquadrare l’analisi della cronaca politica nazionale in uno scenario più vasto. Indubbiamente il PD ed il suo leader oggi non godono di buona salute, ma non ne godevano neppure prima, se non si vuol passare per salute l’appoggio incondizionato delle classi dominanti ad un programma volto a sancire la legalità di ciò che la crescente instabilità economica e sociale ha già determinato nel paese: disoccupazione, riduzione dei diritti dei lavoratori, pressione antisindacale e arbitrio del padronato.
Naturalmente Renzi eredita molte ragioni di una crisi alle quali il moderatismo imperante in Italia non riesce o non vuol dare risposte. Alcune di queste sono intrinseche alla natura stessa della forma sociale dominante, il capitalismo, che sopravive in un perenne disequilibrio, agita le vicende politiche e suscita turbolenze durante le crisi economiche; altre, della stessa origine, sono nella sfera delle relazioni internazionali. Ma Renzi eredita anche il costume che si è affermato negli ultimi decenni di non affrontare né le une né le altre, sicché il suo governo è già in crisi di risultati concreti.
- Details
- Hits: 3618

Un altro euro è possibile?
Per la sinistra può voler dire una cosa sola
Jacopo Foggi
Prendo spunto per scrivere questo articolo dagli sviluppi della posizione politica dell’ex ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis e di esponenti della sinistra un po’ in tutta Europa, a cominciare da Stefano Fassina. Sono sempre di più, chi più chi meno e per ragioni più o meno nobili o opportunistiche, quelli che dopo i fatti della Grecia cominciano a prendere una posizione più esplicita contro i meccanismi deflazionistici e antidemocratici della moneta unica. E’ di questi giorni la notizia che Varoufakis stia mettendo su, insieme, intanto, all’ex capo dell’FMI Strauss Kahn1, una sorta di gruppo di opinione di ambito europeo, con l’obiettivo di creare una coalizione trasversale che sia capace di opporsi all’egemonia dei paesi nordici con a capo ovviamente la Germania, nella gestione della crisi economica europea.
Purtroppo gli elementi di novità sembrano in realtà essere molto pochi. Il fatto è che la loro posizione economica continua a rimanere alquanto ambigua e indeterminata. Stanno raccogliendo favori e opinioni, come appunto l’intervento di Fassina sul blog di Varoufakis2 qualche giorno fa, e quello di Tremonti e Paolo Savona3, ognuno dei quali ha in realtà idee alquanto differenti sul da farsi. Per ora la prospettiva sembra quindi essere quella di fare da catalizzatore di opinioni di posizioni critiche verso la moneta unica e/o la sua gestione a guida tedesca.
- Details
- Hits: 2434
Forza e violenza: nodo del conflitto sociale
di Giovanna Cracco
“Si dura una gran fatica per comprendere la violenza proletaria quando si cerca di ragionare secondo le idee che la filosofia borghese ha diffuso nel mondo; secondo questa filosofia, la violenza sarebbe un residuo della barbarie e sarebbe destinata a scomparire con la progressiva influenza dei lumi.” George Sorel, Riflessioni sulla violenza
Rileggere oggi Riflessioni sulla violenza di Sorel, pubblicato nel 1908, è un buon esercizio intellettuale. Aiuta a tenere vigile la capacità critica, che il canto delle sirene della retorica democratica, della civile società pacificata, pone continuamente sotto minaccia di assopimento. Il testo colpisce per l’attualità di alcune analisi, accanto a considerazioni oggi decisamente fuori tempo.
Sorel – che può essere inscritto nel filone del ‘sindacalismo rivoluzionario’ – individuava nel mito dello sciopero generale l’unicaleva in grado di innescare una rivoluzione socialista, che avrebbe abbattuto lo Stato democratico borghese e creato i presupposti per la nascita di una nuova società. Non si poneva il problema della progettualità politica della futura società, solo di abbattere quella esistente; ciò che sarebbe venuto dopo, si sarebbe immaginato dopo.
Considerava la via parlamentare, intrapresa dai socialisti progressisti, una presa in giro: un bieco opportunismo da politicante, un “pantano democratico”, il vicolo cieco che avrebbe portato il socialismo alla morte. I “socialisti cosiddetti rivoluzionari del Parlamento” si erano venduti alla filosofia borghese, divenendo sostenitori del sistema capitalistico. Da qui, la necessità di una netta separazione tra le classi sociali, per mantenere l’autonomia culturale e politica della classe subalterna e contrastare l’imborghesimento che già si affacciava anche tra i lavoratori.
- Details
- Hits: 2599
Un contributo alla critica di Slavoj Žižek come politico "radicale"
di Sebastiano Isaia
Piccola premessa: come sempre polemizzo con una posizione (politica, filosofica e quant’altro) soprattutto per cercare di elaborare e “socializzare” meglio la mia posizione, e non certo per dare addosso a qualcuno che, il più delle volte (come nel caso di specie), vive per così dire su un altro pianeta rispetto a chi scrive. Veniamo al merito!
«Il filosofo italiano Giorgio Agamben ha detto in un’intervista che “il pensiero è il coraggio della disperazione” – un’intuizione pertinente in modo particolare al nostro momento storico, quando di solito anche la diagnosi più pessimista tende a finire con un cenno ottimista a qualche versione della proverbiale luce alla fine del tunnel. Il vero coraggio non sta nell’immaginare un’alternativa, ma nell’accettare le conseguenze del fatto che un’alternativa chiaramente discernibile non c’è: il sogno di un’alternativa indica codardia teorica, funziona come un feticcio, che ci evita di pensare fino in fondo l’impasse delle nostre situazioni di difficoltà. In breve, il vero coraggio consiste nell’ammettere che la luce alla fine del tunnel è molto probabilmente il faro di un altro treno che ci si avvicina dalla direzione opposta. Del bisogno di un tale coraggio non c’è migliore esempio della Grecia, oggi».
Così scrive Slavoj Žižek commentando le vicende greche post referendarie. Potrei sottoscrivere ogni parola dei passi citati, se essi non rimandassero a una concezione politica e sociale del conflitto interamente prigioniera del dominio sociale capitalistico.
- Details
- Hits: 3588
A proposito di Comunismo ermenutico di Vattimo e Zabala
di Giorgio Cesarale
Leggendo Comunismo ermeneutico di Gianni Vattimo e Santiago Zabala, questa appassionata difesa delle ragioni della combinazione fra l’appello a un ordine più giusto e democratico, a cui essi assegnano il nome di comunismo, e la riproposizione dell’ermeneutica come autentica svolta nel pensiero, la mia mente è quasi inavvertitamente corsa alle pagine della Scienza della logica di Hegel in cui quest’ultimo affronta la questione della natura del giudizio, differenziandola attentamente da quella della proposizione. Per Hegel, infatti, come è noto, non necessariamente un Satz trascorre in Urteil. Affinché quest’ultimo sia tale infatti occorre che si ponga come negativo il predicato, e cioè, detto in termini più prosaici, ci si domandi se effettivamente il secondo termine di ogni proposizione, il predicato, convenga al primo, il soggetto. Hegel articola il suo ragionamento facendo l’esempio della proposizione “Aristotele morì nel suo settantatreesimo anno di età, nell’anno quarto della 115cesima Olimpiade”. Questa proposizione sarebbe, appunto, tale e non giudizio fino a quando, “una delle circostanze, il tempo della morte ovvero l’età di quel filosofo, fosse stata messa in dubbio, e per qualche motivo si affermassero però le cifre qui addotte.
- Details
- Hits: 2438
Governo, altri tagli alla sanità e via il diritto di sciopero
di Chiara Carratù
Dopo aver dedicato ampio spazio alla crisi greca, da qualche giorno i media hanno cominciato a dedicarsi alle cose di casa nostra con lo scopo di preparare l’opinione pubblica ai prossimi tagli sulla sanità e alla prossima stretta sul diritto di sciopero.
La sconfitta greca ha per ora allontanato le paure della borghesia e del governo di un rischio di ripresa delle lotte per contagio greco; anche se la possibilità di costruire un’alternativa al binario unico delle politiche di austerità è stata per il momento allontanata, torna la necessità, per le classi dirigenti, di costruire il terreno fertile intorno alle prossime manovre annunciate da Renzi in questa calda estate. Si avvicina la Legge di stabilità e con essa la necessità di proseguire nelle politiche di austerità utili a reperire risorse per continuare a mantenere alti rendite e profitti. I rimedi, fino a quando non verranno imposte politiche economiche alternative a quelle di austerità, saranno ricercati sempre nelle stesse tasche e ad essere saccheggiati saranno sempre i settori pubblici e sempre le stesse categorie sociali (lavoratori e pensionati in primis) che, a turno, vengono spremuti.
- Details
- Hits: 2727
L’angelo sterminatore*
di Franco Berardi (Bifo)
Introduzione/Prefazione a Diario della crisi infinita (ombre corte) di Christian Marazzi
Questo libro di Christian Marazzi non è solo un diario dell’involuzione “austeritaria” che sta distruggendo la società europea, è anche un’indagine sugli effetti della piena realizzazione di un modello che lo stesso Marazzi aveva cominciato a delineare venti anni fa, ne Il posto dei calzini[1].
Nel 1994 quel libro anticipava gli effetti dell’integrazione linguistica dei processi produttivi, e al tempo stesso cartografava concettualmente il duplice mutamento che la svolta linguistica del capitale comporta.
Il primo aspetto del mutamento consiste nella sussunzione della dimensione comunicativa, affettiva, relazionale all’interno del processo di valorizzazione. Il secondo aspetto è la transizione che porta il denaro ad assumere sempre più una funzione pragmatica in quel ciclo della comunicazione umana che siamo abituati a chiamare “economia”.
A partire dagli anni Novanta, la ricerca di Marazzi converge con la ricerca di quei filosofi del linguaggio che cercano di capire come il verbo si faccia carne, primo tra tutti, naturalmente Paolo Virno.
Il denaro è un caso particolare ma anche esemplare del farsi carne del linguaggio, ovvero del farsi merce del segno monetario. Lo sviluppo di questa analogia tra denaro e segno linguistico ci ha portato però molto lontano. Vediamo dove.
- Details
- Hits: 2241

Il negativo del potere: i diritti civili e il mito
di Sandro Vero
Non c'è materia che non si renda disponibile per la forma-discorso del potere, una forma che dà al mito una declinazione speciale, globalmente al servizio degli uffici di cattura del capitale, che prolunga indefinitamente il suo nastro generativo dei comportamenti allineabili alle necessità del consumo. Come una poderosa Macchina di Turing, dispositivo elementare ma capace di infinito[1], il capitalismo ha da tempo superato la fase dei limiti - etici, antropologici - e svolge le sue annessioni continue tracimando ogni tipo di barriera e dilagando in ogni territorio.
L'immagine simbolica della t-shirt marchiata con la faccia di Che Guevara è solo uno dei possibili modi di un refrain minimale che usa la fungibilità semiotica come una clava da calare sulla creatività del linguaggio.
Il meccanismo semiotico del mito è stato spiegato da Roland Barthes con chiarezza sin dal suo saggio di chiusura dei Miti d'oggi[2]:
Il rapporto che lega (e separa) il significante al significato[3] si struttura in un doppio meta-livello, secondo le diverse direzioni del metalinguaggio e del mito. Nel primo, l'intera coppia significante/significato è presa nel gioco semiotico di rango superiore come significato su cui esercita la sua forma un significante altro, più comprensivo, che funge, appunto, da meta-strumento formativo. L'analisi semiotica di un testo ideologico è un esempio di metalinguaggio, come può esserlo la contro-analisi ideologica della critica semiotica, e questo a riprova della natura ricorsiva del meccanismo meta-espressivo[4].
Page 430 of 612