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Il grande tradimento di Obama
di Matt Taibbi
Il presidente ha manipolato la formazione del suo team economico inserendo operatori di Wall Street con l'intenzione di trasformare la manovra di salvataggio finanziario in un enorme tradimento.
Barack Obama si è candidato a presidente proponendosi come un uomo del popolo, opponendosi a Wall Street mentre l'economia mondiale sprofondava durante il crollo fatale del 2008. Ha propagandato un piano fiscale che tassava fortemente i ricchi, ha stracciato il NAFTA (North American Free Trade Agreement, ovvero il Trattato del Libero Commercio dell'America del Nord, ndt) poiché colpiva la classe media, ha attaccato violentemente John McCain per aver appoggiato un progetto economico fallimentare, che stava dalla parte dei ricchi banchieri "alle spese dei lavoratori americani".
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Il 2010: tutti i nodi vengono al pettine
Leon Zingales
In queste vacanze mi sono riposato ed ho evitato di proposito articoli di Economia e Matematica. Ma casualmente mi è capitato di leggere un articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 30 Dicembre nel quale si riportava un intervista a Domenico Siniscalco, ex Ministro dell’Economia ed ora vicepresidente di Morgan Stanley (lasciamo stare, per questa volta, i commenti sulla stretta correlazione tra governi e banche d’affari).
Siniscalco si è fatto scappare la seguente frase: ”l’ondata di inflazione è sempre una soluzione ... pessimo rimedio, ma sempre meglio degli altri due possibili: insolvenza o il prelievo di fatto forzoso”. Insomma, buon anno a tutti….
Personalmente sono convinto che l’iperinflazione non è affatto una soluzione (spiegherò il perché nel prossimo post) e di conseguenza non rimangono che le altre due alternative.
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La specificità italiana nella crisi in atto
di Pierluigi Ciocca
[Intervento alla Tavola Rotonda dell’Accademia dei Lincei su La crisi: aspetti economici e sociali (10 dicembre 2009)]
La crisi dell’economia italiana non si identifica con quella mondiale. Soprattutto, una volta superata la crisi mondiale, non sarà per ciò stesso risolto il problema economico italiano. Questo è ben più grave e ha natura specifica. E’ risalente nel tempo. A differenza di quello mondiale, è reale e non anche finanziario, strutturale più che ciclico. I suoi diversi aspetti vanno affrontati con un impegno che sinora è mancato.
1. – Sulla scorta di preesistenti squilibri – fra cui, il difetto di risparmio negli Stati Uniti, l’eccesso in Cina ed Europa – la contrazione mondiale è stata innescata dalla fragilità della finanza internazionale, è principiata da quella anglosassone. Dalla finanza il cedimento di credito e di fiducia si è esteso alla domanda, al commercio, alla produzione. Per il 2009 il FMI stima ora una regressione del prodotto del globo dell’ordine dell’1% (-12% il volume del commercio), rispetto a un trend di crescita pre-crisi del 4% l’anno.
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La società attiva nel consumare la vita
di Nicola Casale e Raffaele Sciortino
Il Libro Bianco di Sacconi "La vita buona nella società attiva" non è l'ennesima picconata al traballante edificio del welfare state, ma vuole essere l'ultima vangata che ne spazzi via i residui. Il leit-motif non a caso non è più la compatibilità di bilancio, ma "l'autosufficienza di ciascuna persona", la sua "centralità, in sé e nelle proiezioni relazionali", con "comportamenti e stili di vita responsabili, utili a sé e agli altri".
L'obiettivo è eliminare l'egoismo corporativo che spinge i lavoratori a stare sul mercato come soggetto collettivo anziché da individui. Il momento è propizio: due sindacati hanno dimesso ogni "collettivismo". Il terzo si macera nel dilemma tra resistenza e accodamento, verso cui spinge anche l'ex-referente politico (Pci-Pds-Ds)-Pd. Il quarto (extra-confederali) fatica a diventare un soggetto di peso.
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Il 2010 sarà peggiore
di Monty Pelerin*
Il 2010 sarà probabilmente l'anno di svolta in cu igli esperti smetteranno di riferirsi alla recessione e cominciano a parlare apertamente di depressione.
Il problema economico è piuttosto semplice da descrivere: c'è troppo debito rispetto al reddito e / o alla ricchezza prodotta. Di seguito è riportato il grafico che rappresenta la situazione dell’ economia americana, nel quale viene mostrato il debito complessivo degli Stati Uniti come percentuale del PIL dal 1870 in avanti. I dati sul debito comprendono tutti i debiti pubblici e privati e non comprende gli oneri legati al mandato del governo, come la Social Security e la Sanità, che non vengono finanziate.
(Nota: Secondo i depositari di questi fondi fondazione negli Stati Uniti il valore attuale delle passività sarebbe di circa 106 mila miliardi di dollari, che se venissero incluse farebbero aumentare il rapporto Debito/PIL fino al 1.000%).
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Gli economisti di ventura
Intervista di Cosima Orsi a Marcello De Cecco
La cancellazione della leggi che impedivano alle banche di investimento di fare i loro comodi è avvenuta sotto Carter, Reagan, Bush padre e figlio. E proseguita da Clinton, i cui uomini sono tornati alla Casa Bianca con Obama nonostante le responsabilità avute nel preparare le condizioni che hanno provocato la crisi. L'Europa deve cercare assieme alla Russia una strada autonoma per confrontarsi alla pari con la Cina
Ci sono forti analogie tra la crisi del '29 e quella attuale. Ma l'aspetto che colpisce di più è che i responsabili della crisi sono ancora al loro posto, continuando ad arricchirsi, cosa che non accadde con Roosevelt.
Un'altra differenza è il ritorno sulla scena mondiale delle economie orientali, mentre l'Europa continua a inseguire il modello statunitense, invece che diventare un polo «autonomo» che attiri a se la Russia e gli altri paesi dell'ex-socialismo reale. Marcello De Cecco, rispondendo alle domande che annodano i fili di questa serie su «il capitalismo invecchia?», invita però a sviluppare un punto di vista «forte» sulla crisi economica.
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Giorgio Napolitano, Massimo D’Alema: tappeto rosso al nazismo sionista a Gaza.
Paolo Barnard
- Dedicato ai morti di Gaza del dicembre 2008, gennaio 2009.
“Il Nazismo ha distrutto il giudaismo fisicamente, il Sionismo l’ha distrutto spiritualmente”, Leibele Weisfisch, Rabbino, 1992Giorgio Napolitano è un ignorante complice morale di crimini contro l’umanità in Palestina. Massimo D’Alema è un consapevole complice diretto di crimini contro l’umanità in Palestina. L’occupazione israeliana dei territori palestinesi è un insulto permanente a sei milioni di morti nei campi di sterminio nazisti.
L’organizzazione umanitaria americana The Middle East Children Alliance ha completato di recente un sopralluogo a Gaza, colpita nel dicembre del 2008 dal peggiore atto di terrorismo indiscriminato compiuto da Israele su quelle terre dal 1948, e ha intervistato decine di bambini palestinesi chiedendogli quali erano i loro bisogni più urgenti. La risposta della maggioranza di quei bimbi è stata questa: “Poter bere un bicchier d’acqua la mattina”.
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Le false piste terroristiche e le nuove guerre
Pino Cabras
Sono tanti gli elementi che non quadrano, in occasione della vicenda del nigeriano che voleva far saltare l’aereo sopra l’Atlantico. Le autorità politiche e gli alti papaveri del giornalismo hanno risposte pronte. Ma noi dovremo porre le domande che loro non vogliono fare. L’attentato si è svolto nel modo che dicono? Esiste davvero una nuova minaccia di al-Qa'ida?
È sempre forte la presenza mediatica del fantasma al-Qa'ida. Alimenta così un perenne senso d’attesa per un qualche evento che richiami la grande rappresentazione dell’11/9. La spinta originaria di quel trauma si fa bastare eventi di per sé modestissimi, ma subito pompati fino all'isteria.
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Capitalismo, Big Crisi e piccola sinistra
di Joseph Halevi
In Italia la sinistra ufficiale ed i suoi frammenti a sinistra non hanno alcuna visione sistematica della crisi. Per ovvi motivi di compartecipazione al potere, quella ufficiale parla solo di regole, spesso credendo nel mercato - senza peraltro averne una teoria appropriata - molto di più della destra, come con originalità ha sottolineato Riccardo Bellofiore. Le sinistrate frange "radicali" pur pensando che la crisi sia di sistema, hanno il cervello altrove, concentrato sulla mera sopravvivenza politica.
Il 2009 è stato l'anno del travaglio della crisi che continuerà anche nel 2010, basti pensare a tutte le imprese che nel mondo occidentale - dalla Finlandia alla Grecia ed al Portogallo, dall'Italia agli Stati uniti e travalicando l'Oceano Pacifico fino al Giappone - sono in fase di ristrutturazione o di chiusura definitiva, generando comunque disoccupazione e sottoccupazione.
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Oltre la zona grigia del terrore e dei gulag. Una storia da rifare
di Luigi Cavallaro
La storiografia sullo stalinismo ha sempre sottolineato la repressione che lo ha contraddistinto, rimuovendo il fatto che è stato un sistema di potere cresciuto sulle contraddizioni della Rivoluzione d’Ottobre, incontrando così il consenso di una parte considerevole della popolazione sovietica.
Il 21 dicembre 1929, grandi celebrazioni pubbliche salutarono il cinquantesimo compleanno di Stalin. L’egemonia conquistata negli anni precedenti nel gruppo dirigente bolscevico fu esaltata da articoli celebrativi su tutti i giornali di partito, uno dei quali intitolato significativamente Za rukovodstvo («Per la leadership»). Si ricordarono i suoi saldi legami con Lenin e si sottolineò il contributo decisivo apportato alla dottrina marxista con i Principi del leninismo, che egli aveva redatto nel 1924 e dedicato alla giovane «leva leninista», allora in procinto di entrare in massa nelle file del partito.
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Portatevi coperte e panini!
Marco Cedolin
Il freddo e la neve caduta abbondante in tutto il Centro Nord nel corso di questa settimana prenatalizia, hanno messo impietosamente al tappeto il servizio ferroviario italiano che ormai da molti anni si regge con le stampelle, fidando nella bonomia e troppa comprensione dei viaggiatori ormai avvezzi a sopportare stoicamente ogni genere di disagio.
In questo cadere al tappeto delle ferrovie, che nell’ultimo ventennio sono state abbandonate a sé stesse nell’ottica del progressivo disfacimento, a fronte di amministratori incapaci e della decisione di destinare alla truffa dell’alta velocità la quasi totalità degli investimenti, si sono toccate punte di una tale gravità da indurre anche il più presuntuoso e tronfio fra i dirigenti a prostrarsi in ginocchio, proferendo scuse con il capo cosparso di cenere.
Risulta praticamente impossibile stilare un riassunto completo di quanto accaduto in questi ultimi giorni sulla rete ferroviaria, fra migliaia di treni soppressi, spesso senza neppure avvertire i viaggiatori in tempo utile. Decine e decine di convogli bloccatisi improvvisamente in mezzo alla neve per guasti tecnici, lasciando per ore i passeggeri intrappolati al freddo e al buio senza corrente elettrica. Caos generalizzato nelle stazioni, dove i viaggiatori privi di qualsiasi informazione si sono ritrovati accampati come in un campo profughi in attesa di un treno che non sarebbe arrivato mai. Ritardi generalizzati che hanno raggiunto in molti casi il senso del ridicolo, giungendo perfino a superare i 700 minuti, una mezza giornata per intenderci.
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Il fiasco di Copenhagen
Leonardo Mazzei
L’impossibile patto tra ambiente e capitalismo
Per non decidere nulla, decidendo in realtà che il disastro ambientale può tranquillamente proseguire, si sono riuniti a Copenaghen in 15.000 (quindicimila). Per raggiungere la capitale danese in aereo (alcuni, come Obama e Sarkozy, con i rispettivi jet presidenziali) e per spostarsi con le loro auto di lusso (secondo il Telegraph erano presenti 1.200 «limousine»), hanno prodotto l’emissione di 40.500 tonnellate di anidride carbonica, l’equivalente delle emissioni annue di 660mila etiopi.
Non è uno scherzo, sono dati ufficiali dell’ONU, forse resi noti per dare ancora un qualche senso alla propria attività sul fronte climatico dopo il fallimento consumatosi nella città della Sirenetta.
Un fallimento annunciato, ma che ha superato al ribasso la più pessimistica delle previsioni.
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Il capitalismo invecchia?
intervista di Cosima Orsi a Christian Marazzi
L'asse dominante del capitalismo andrà da Est a Sud del pianeta. Le risposte alla recessione non sono però da cercare in una nuova geografia economica, ma passano attraverso il conflitto del lavoro vivo per redistribuire la ricchezza prodotta Il prezzo della crisi è molto alto. Ma possiamo farlo pagare al capitale finanziario, perché è in gioco la nostra sopravvivenza come soggetti capaci di lottare
La crisi ha reso evidente il fatto che la politica è ostaggio del capitale finanziario. La possibilità di una risposta degli Stati nazionali è quindi limitata. Ma difficoltà sono emerse quando il cosiddetto G20 ha provato a individuare misure adeguate alla radicalità della crisi, riuscendo alla fine a proporre strumenti che hanno rafforzato il processo di finanziarizzazione dell'attività economica. Ma ciò che è emerso in questo ultimo anno è che la finanza è diventato il cuore del capitalismo contemporaneo.
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Un convegno per capire la crisi
Emiliano Brancaccio
Il 26 e 27 gennaio prossimi, alcuni tra i principali esponenti del pensiero economico critico si riuniranno presso l’Università di Siena per interrogarsi sugli sviluppi della grande recessione in corso, e sul futuro della teoria e della politica economica.
Il convegno è organizzato con la collaborazione di Economia e politica. Tutte le informazioni sono sul sito www.theglobalcrisis.info.
Nel 2006, chiamato ad esprimersi sui criteri di valutazione della ricerca universitaria, l’attuale rettore della Bocconi Guido Tabellini dichiarò che bisognava respingere le procedure tese a salvaguardare i filoni di ricerca alternativi al mainstream, poiché queste avrebbero finito per «proteggere sette di ricercatori in via di estinzione»[1].
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Bisogna difendere la rete
Il copione che si sta recitando in questi giorni in merito alla rete è qualcosa di già visto negli ultimi mesi, la cui stesura è stata meditata ed elaborata a lungo dopo diverse figuracce e fallimenti. Un copione gradito e recitato con uguale foga e passione da attori e comparse degli schieramenti di centro-destra e centro-sinistra.
La lente di ingrandimento mediatica che in un primo momento si era posata sulla possibilità di implementare non meglio precisati filtri nell'infrastruttura di rete italiana non focalizzava però il vero traguardo che si sta provando a tagliare in queste ore. È difficile dire se la morfologia dell'internet italiana si presti effettivamente ad una perimetrazione, ad una blindatura à la Teheran. Probobilmente per motivi tecnici ed interessi economici stranieri in ballo (come il fatto che Fastweb sia di proprietà di SwissComm), un'opzione di questo tipo risulterebbe non immediatamente praticabile. Ma soffermarsi esclusivamente su questo aspetto del problema vorrebbe dire imboccare una strada sbagliata.
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Marx: ancora una volta!
Donatello Santarone* intervista Marcello Musto
Marcello Musto insegna presso il Dipartimento di Scienze Politiche della York University di Toronto (Canada) ed è curatore di due recenti volumi su Marx: "Sulle tracce di un fantasma. L’opera di Karl Marx tra filologia e filosofia" (Manifestolibri, 2005) e "Karl Marx’s Grundrisse. Foundations of the Critique of Political Economy 150 Years Later" (Routledge, 2008).
Ha inoltre scritto numerosi articoli su Marx, i marxismi e la nuova edizione storico critica delle opere di Marx ed Engels, la Marx-Engels Gesamtausgabe (MEGA 2), ed è autore del libro Saggi su Marx e i marxismi (in uscita per Carocci nel 2010).
D. S.: La prima domanda che vorrei rivolgerti concerne la ragione della imponente ripresa di interesse per l’opera di Marx – attestata da centinaia di libri e convegni internazionali a lui dedicati, scritti o organizzati da parte di studiosi dei più diversi orientamenti culturali e politici.
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GEAB N ° 40
Primavera 2010 - Nuovo punto di flessione della crisi sistemica globale: Quando il cappio dei disavanzi pubblici strangolerà gli Stati e i sistemi sociali occidentali
Secondo LEAP/E2020, la crisi sistemica globale conoscerà un nuovo punto di flessione da partire dalla primavera del 2010. Infatti, in questo periodo, le finanze pubbliche dei principali paesi occidentali diventeranno ingovernabili perché sarà simultaneamente ovvio che nuove misure di sostegno all’economia si imporranno in base al fallimento dei vari stimoli del 2009 (1) e che l'ampiezza dei disavanzi di bilancio proibirà una nuova spesa significativa. Se questo “cappio„ dei disavanzi pubblici che i governi si sono volontariamente messi attorno al collo nel 2009, rifiutando di fare assumere al sistema finanziario il prezzo dei suoi difetti (2), peserà molto sull'insieme delle spese pubbliche, esso influirà particolarmente sui sistemi sociali dei paesi ricchi impoverendo sempre più la classe media ed i pensionati, lasciando i più svantaggiati alla deriva (3). Parallelamente, il contesto di insolvibilità di un numero crescente di stati e di Comunità locali (regioni, province, stati federati) comporterà un doppio fenomeno paradossale di risalita dei tassi d'interesse e di fuga dalle valute in direzione dell’oro.
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Il Grande Vecchio della FED
Stefano Bassi
Però scusate...non è colpa mia!
Molti dicono che sono un pessimista inveterato e cosmico...
Io mi definisco solo un'inguaribile realista con la "tendenza maniacale" ad esaminare i DATI interpretandoli in modo coerente tra di loro e con una "grave fobia" nei confronti dei proclami di istituzioni e gossip-tiggì ;)....
Ecco che allora provo a "guarirmi" assecondando per un attimo tutto quell'ottimismo che ci somministrano quotidianamente: venerdì scorso sono usciti un po' di dati USA "meglio del previsto" che combaciavano tra di loro componendo una "figura" che potrebbe, dico potrebbe, rappresentare un abbozzo di Ripresa...ed ho scritto "Segnali di Ripresa dagli USA" (con molti se e molti ma: il realismo è una brutta malattia...;)).
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Una vita activa fondata sul debito
Intervista di Cosma Orsi ad Andrea Fumagalli
Il modello dominante di attività economica, basato sulla finanza e sulla conoscenza, ha la sua genesi nella deregulation dei mercati e i suoi necessari corollari sono la privatizzazione dei servizi sociali e una flessibilità produttiva e del lavoro La compressione dei salari aggrava la crisi. Servono interventi mirati a garantire continuità di reddito, l'accesso alla formazione e all'apprendimento
La genesi della crisi attuale sta nella deregulation dei mercati finanziari degli anni Ottanta, che ha segnato il tramonto di un regime di accumulazione fondato sulla grande impresa, su un mercato del lavoro incentranto su un compromesso sociale tra lavoro e capitale. Da allora, il confine tra sfera produttiva e sfera finanziaria si è progressivamente dissolto e il capitale finanziario e la conoscenza sono divenute gli assi su cui far ruotare la produzione della ricchezza e, cosa più importante, a una precariazzazione dei rapporti di lavoro e una privatizzazione dei servizi sociali. La tesi presentata in questa intervista da Andrea Fumagalli, che si aggiunge a quelle già pubblicate nella serie «il capitalismo invecchia?», cerca di individuare anche delle forme di resistenza al capitalismo cognitivo.
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La fragilità del corpo di Berlusconi. E del sistema politico italiano
nique la police
Silvio Berlusconi è stato il primo premier fisicamente aggredito dell'intera storia d'Italia. Neanche l'attentatrice solitaria, poi finita in manicomio, che provò ad uccidere Mussolini nel 1926 era arrivata così vicino al corpo fisico del rappresentante del potere del governo. Infatti Mussolini, dopo quell'attentato, dovette portare per qualche settimana un vistoso cerotto sul naso come segno di una pallottola che lo aveva però solo sfiorato. Piazzale Loreto, in questo senso, rappresenta la fine di un dittatore al cupio dissolvi di una guerra perduta. Infatti quando Mussolini fu arrestato a Dongo non era più a capo di nessun potere: come i Borboni dopo l'intervento di Napoleone in Italia rappresentava un regime che non aveva neanche una porzione di territorio utile per poter piazzare una bandiera.
Berlusconi invece si è fatto centrare nell'esercizio delle sue funzioni riportando una vistosa ferita ed una evidente, trasmessa su tutte le piattaforme mediali, perdita di sangue. Mai la perdita del sangue del corpo fisico del potere in carica si era mostrata con tanta spettacolarità in questo paese. Persino il corpo di Moro fu pietosamente composto dalle Brigate Rosse nella Renault 4 lasciata parcheggiata in via Caetani: nel nascondimento della vista del sangue si rivela infatti un sottile ma persistente rispetto politico per il giustiziato. Il sangue infatti è lo smembramento del corpo che prelude allo sfregio del ricordo dell'immagine del morente o del giustiziato.
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Il bilancio in rosso della democrazia
interv. di Cosima Orsi a Duccio Cavalieri
La minaccia ai diritti politici, sociali e civili non viene solo da una attività finanziaria senza regole, ma dalla natura stessa del capitalismo, dove il potere è esercitato da chi ha più denaro Per uscire dalla crisi serve un aumento del potere d'acquisto dei salariati e lo sviluppo di settori produttivi che favoriscano la crescita dell'occupazione. In tutto il mondo sono state invece aiutate le banche, le società finanziarie e le grandi agenzie di mutui immobiliari, che hanno utilizzato a proprio esclusivo vantaggio gli aiuti ricevuti dallo Stato
La crisi è sia finanziara che «reale», ma non prospetta una fuoriuscita dal capitalismo. È piuttosto la crisi di una forma specifica di capitalismo, quello selvaggio e predatorio basato sulle rendite parassitarie e speculative.
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Tutto è restato impunito
di Antiper
Riflessioni a 40 anni dalla strage di Piazza Fontana
Una bomba dello Stato contro i lavoratori
Il 12 dicembre 1969, alle 17 e 37, una bomba con 7 chili di tritolo scoppia nella filiale di Milano della Banca Nazionale dell'Agricoltura in Piazza Fontana uccidendo 16 persone e ferendone altre 87.
In poche ore scatta la “caccia agli anarchici” che vengono subito additati come responsabili della strage dalla Questura milanese, piena di elementi fascisti, a cominciare dal Questore Guida.
Prima viene fermato e assassinato il ferroviere Giuseppe Pinelli1; poi viene arrestato e tenuto in carcere per anni Pietro Valpreda.
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Socializzazione della Finanza e Crisi Economica Globale
Intervento di Info Free Flow
"Indietro non si torna"
Punto di partenza di questa discussione è l'assunzione di due ipotesi di ricerca della sociologia del lavoro contemporanea: il muoversi di pari passo del paradigma produttivo con l'evoluzione tecnologica e la centralità del linguaggio nella valorizzazione capitalista contemporanea, come flusso che contemporaneamente attraversa e determina sia la sfera della produzione industriale che quella del mercato finanziario. Vedremo come la complementarità di questi elementi, riflessa nell'irrompere del modello di rete (che sia a livello infrastrutturale che organizzativo modifica il paradigma fordista) e della nuova determinazione dell'informazione (come vettore di conoscenze, competenze, relazioni, pubblicità ed investimenti trasversalmente agli ambiti lavorativi e del tempo libero) modifichi radicalmente le dinamiche di controllo capitalista sui versanti della produzione e del consumo, fino ad accomunare l'economia finanziaria e quella (cosiddetta) reale, ed a rendere fallimentari i tentativi di scindere le due nella proposizione di un progetto sostenibile di governance economica per il dopo-crisi.
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La vittoria di Morales: una speranza per tutti. Verso il Buen Vivir
Giuseppe De Marzo
Allalla Bolivia! Chi l'ha detto che non si può cambiare? Chi l'ha detto che non si può mettere in atto un processo di trasformazione sociale profondo e radicale? Chi l'ha detto che non si possono conquistare nuovi diritti? Chi l'ha detto che i movimenti sociali non possono incidere veramente e guidare processi di cambio? Chi l'ha detto che non si può partecipare alla politica ed essere protagonisti del proprio futuro? Chi l'ha detto che bisogna sempre e solo essere realistici e pragmatici, anche quando questo si traduce in un arretramento verso il baratro? Chi l'ha detto che è troppo tardi?
Chi ha detto tutto questo oggi vive male, forse malissimo, la straordinaria vittoria del "Buen Vivir" in Bolivia, rappresentata dal primo presidente indigeno dell'America del Sud, Evo Morales Ayma. Una vittoria con oltre il 63% dei voti, al primo turno: da far tremare i polsi ai teorici del consenso plebiscitario di casa nostra, sempre impegnati a sbandierare sondaggi inverosimili che hanno come unico scopo l'autoconvincimento (o l'autorimbambimento?).
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Lo sporco segreto di “Hopenhagen”
Pepe ESCOBAR
PECHINO – Il 21 novembre sul China Daily è apparsa questa didascalia: “Tre donne fanno sembrare più piccolo il Nido d'Uccello [lo Stadio Nazionale] mentre si godono il cielo azzurro e il sole invernale, venerdì. Venerdì Pechino ha sperimentato il suo 260° giorno sereno del 2009, raggiungendo il proprio obiettivo 41 giorni prima della fine dell'anno”.
Si potrebbe pensare che il segreto del controllo climatico cinese e il raggiungimento degli “obiettivi” sia che Dio ha la tessera del Partito Comunista, e che i suoi obiettivi sono i piani quinquennali, come per chiunque altro (eccetto gli “scissionisti”). Dio, ovviamente, non si sognerebbe mai di diventare uno scissionista.
Solo nell'ultimo mese in Cina sono stati venduti 1,34 milioni di automobili. Sono una gran bella fonte di gas serra. Confrontateli con il nuovo obiettivo di Pechino, quello di ridurre l’intensità di carbonio – emissioni di anidride carbonica per unità di prodotto interno lordo – dal 40 al 45% entro il 2020, rispetto ai livelli del 2005. Cosa se ne faranno di tutte queste auto, le esilieranno in Corea del Nord?
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