UCRAINA/ “Ecco il piano Usa per attribuire la loro sconfitta all’Ue. E l’incontro Putin-Zelensky non ci sarà”
Paolo Rossetti intervista Alberto Bradanini
L’enfasi di Trump sulla svolta per la pace nasconde la verità: l’accordo Ucraina-Russia è difficile. E Mosca sa che alla fine vincerà sul campo
Nelle trattative per la pace in Ucraina, quello che è cambiato veramente è che gli USA hanno capito di essere stati sconfitti, riconoscendo che il tentativo di mettere in difficoltà la Russia attraverso la guerra in Ucraina è fallito. Una presa di coscienza che non può comportare un’ammissione esplicita, tanto che gli americani cercano di presentarsi come parte terza, pur essendo gli artefici del conflitto, scaricando su Zelensky la responsabilità di un accordo per la cessione di territori che resta lontano.
Il tanto sbandierato incontro Putin-Zelensky, spiega Alberto Bradanini, ex ambasciatore italiano in Cina e in Iran, potrebbe non tenersi affatto; se anche ci fosse, le distanze fra russi e ucraini rimangono intatte. La guerra, insomma, potrebbe continuare, con gli europei che pagheranno le armi per Kiev comprandole dagli americani, anche se alla fine il ritmo di produzione da parte dell’Occidente sarà troppo lento per sostenere gli sforzi militari.
La guerra, così, la deciderà il campo di battaglia e l’Ucraina si ritroverà troppo debole per continuare a combattere o per impensierire la Russia. Esattamente quello che voleva il Cremlino.
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Gli ucraini non vogliono cedere i territori, le garanzie di sicurezza a Kiev non si capisce bene chi le debba fornire. Ma perché allora tutti (e soprattutto Trump) parlano di una svolta nelle trattative per la pace in Ucraina? Cosa è cambiato veramente?
La svolta americana è una finta svolta, perché gli Stati Uniti non sono certo una parte terza, ma coloro che hanno ideato e attuato il piano di utilizzare l’Ucraina come strumento di dissanguamento e destabilizzazione della Russia. Dietro Trump c’è il Deep State, che adesso, con la scusa che c’è un’altra amministrazione, agisce come se fosse un’altra nazione: in realtà è sempre l’impero americano che persegue gli stessi obiettivi, ma in un modo diverso. Gli USA hanno preso atto della sconfitta e sanno che, più passa il tempo, peggio è. Trump sta solo cercando di uscire da questo pantano, attribuendo la colpa agli altri.
In che modo?
Intanto ha accettato che l’Ucraina non entri nella NATO e che la Crimea resti ai russi. Per quanto riguarda gli altri territori, dice che devono essere le parti a mettersi d’accordo, e cioè l’Ucraina appoggiata dagli europei, completamente persi nella nebbia e pedine asservite all’impero americano, per il quale devono continuare a produrre inimicizia nei confronti di Mosca, perché comunque la Russia non sarà mai una nazione amica dell’Occidente e neanche degli americani. Recitano una parte per conto degli USA. Devono però pagare le armi per l’Ucraina, attraverso le quali il businessman Trump fa arricchire i produttori americani. Gli Stati Uniti vogliono scaricare su Zelensky qualsiasi accordo ulteriore che comporti eventualmente la cessione di ampi territori. La svolta vera, comunque, è la presa d’atto da parte degli Stati Uniti che hanno perso la guerra.
Si parla anche di un possibile incontro fra Putin e Zelensky, con il capo del Cremlino che ipotizza addirittura Mosca come sede. Come mai una proposta del genere?
È una presa in giro. La diplomazia russa è sofisticata. Nella conferenza stampa dopo l’incontro in Alaska, Putin leggeva, e lo ha fatto per 12 minuti; dietro c’era una riflessione approfondita. Trump, invece, ha improvvisato. Ha ringraziato Rubio, decantando il lavoro fatto: narcisismo allo stato puro. Nel discorso di Putin ogni soggetto, ogni verbo, ogni predicato è stato pensato. La Russia ha fatto la sua proposta per dire che è disponibile a chiudere la guerra, ma non vuole cedere nessun territorio conquistato. Accettarla, per Zelensky, sarebbe una capitolazione totale.
L’enfasi messa da Trump su questa operazione, allora, a cosa serve? Qual è l’obiettivo? Se anche Putin e Zelensky si incontrassero, lo scenario più probabile è che non si mettano d’accordo: allora gli americani diranno che loro ce l’hanno messa tutta, ma l’intesa non è saltata per colpa loro?
Non è solo questo. Gli americani soldi all’Ucraina non ne daranno più; forniranno armi che saranno pagate dagli europei: i loro affari li faranno comunque, e tutto questo servirà a dissanguare quello che resta dell’Europa, mentre gli USA continueranno a spostare truppe e risorse verso l’Estremo Oriente. Le armi europee e americane, però, vengono prodotte a un ritmo molto più lento rispetto a quelle distrutte al fronte; così la guerra verrà decisa sul campo di battaglia.
Ma per i russi i territori occupati in Ucraina sono così importanti?
L’obiettivo dei russi non è mai stata la conquista di territori, ma distruggere l’esercito ucraino, riducendo l’Ucraina a un dysfunctional rump state, uno Stato disfunzionale e non aggressivo.
Quindi, alla fine, l’Ucraina sarà così debole che non potrà far male alla Russia?
Questo è l’obiettivo. L’Ucraina non deve diventare un Paese NATO né de jure né de facto. Questo è il punto.
L’incontro Putin-Zelensky, allora, non ci sarà?
L’incontro non ci sarà, ma se anche ci fosse, le richieste da parte russa sarebbero sempre le stesse e, presumibilmente, le risposte da parte ucraina sarebbero negative. L’incontro tra i due ha senso soltanto se ci si mette d’accordo prima. Quello tra Putin e Trump è stato un po’ improvvisato, perché da parte americana si era minacciato di mettere in atto sanzioni secondarie contro la Cina e contro l’India per i loro rapporti con i russi; ma Pechino ha l’arma delle terre rare e gli americani hanno fatto marcia indietro in un secondo, mentre l’India è il più grosso Paese al mondo e la sua economia non può essere bloccata ostacolando il rifornimento del petrolio russo. Trump, insomma, aveva minacciato sanzioni che non poteva attuare, e ha avuto bisogno di un incontro con Putin per ovviare a questa situazione.
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