Fai una donazione
Questo sito è autofinanziato. L'aumento dei costi ci costringe a chiedere un piccolo aiuto ai lettori. CHI NON HA O NON VUOLE USARE UNA CARTA DI CREDITO può comunque cliccare su "donate" e nella pagina successiva è presente (in alto) l'IBAN per un bonifico diretto________________________________
- Details
- Hits: 2111

Come funziona la truffa degli aiuti USA alle banche
di Michael Hudson
Il libero mercato secondo la finanza
Gli articoli dei giornali sembrano sorpresi delle cifre che le banche stanno offrendo per i mutui spazzatura che il Segretario al Tesoro Geithner sta ora proponendo di acquistare, dopo avere mobilitato la FED e il Tesoro per trasferire altri fondi pubblici alle banche. I titoli bancari salgono, sollevando dunque il Dow Jones Industrial Average, come se l'”industria finanziaria” fosse davvero parte dell'economia industriale.
Perchè sono i peggiori colpevoli, come Bank of America (proprietaria ora dei truffatori della Countrywide) e Citibank, i più grandi compratori? Come maggiori abusatori e impacchettatori dei CDO [Collateralized debt obligations], non dovrebbero essere nella migliore posizione per vedere quanto i loro mutui spazzatura siano privi di valore?
E' proprio qui la chiave di tutto! Ovviamente il governo non è riuscito a proteggersi, non lo ha fatto deliberatamente e intenzionalmente, in modo che le banche tirassero fuori l'ennesima truffa.
Ipotizzate che una banca sieda su un pacchetto da 10 milioni di dollari di collateralized debt obligations (CDO) che è stato messo assieme, ad esempio, dalla Countrywide usando mutui spazzatura.
- Details
- Hits: 3583

Crisi globale, fase II: Obama e la Cina
di Raffaele Sciortino
A Davos, sconsolata, la global élite ha dovuto prendere atto del fallimento dei primi due tentativi - il salvataggio settembrino delle banche e poi il piano Paulson - di bloccare o anche solo tamponare negli States la crisi che dall’autunno è anzi divenuta mondiale. Il denaro proveniente dalla prima metà del Tarp (350 miliardi) è servito alle banche a malapena a ripianare le perdite accumulate nei primi tre trimestri del 2008 che già si annunciano perdite per l'ultimo trimestre superiori alle attese. Il mare di liquidità iniettato, senza controlli, dall’amministrazione Bush non ha riattivato il circuito del credito che ha continuato a languire. E dopo i subprimes ecco all’orizzonte la bolla dei mutui “sicuri”, degli immobili commerciali, dei prestiti per auto e delle credit cards, dei prestiti agli studenti; senza contare che i governi statali già bussano a Washington. Insomma, un incubo per il neo-eletto presidente.
L’articolo si incentra sul quadro immediato e sul dibattito negli States in merito alle strategie di risposta alla crisi per poi rifare il punto sul rapporto Usa-Cina (vedi la prima puntata: La prima crisi veramente globale?) accennando di sfuggita alle questioni di fondo.
Nuovo pacchetto…
Obama in questa situazione non ha comunque avuto vita facile nel far passare al Congresso il suo pacchetto di stimoli all’economia, ingente in termini assoluti (quasi 800 miliardi $) ma da molti, come il liberal Krugman, ritenuto ancora insufficiente per un efficace rilancio.
- Details
- Hits: 3473

«Proteste anti-G20, manca la politica»
Tonino Bucci
Sarà anche rituale, sarà anche l'ennesima speranza di vedere muoversi qualcosa nei conflitti sociali, ma è a ogni modo d'obbligo chiedersi che tipo di movimento sia quello che s'è visto a Londra contro il G20 - e che si è replicato ieri a Strasburgo contro la Nato. Se ne sono dette già tante. Le televisioni e i giornali l'hanno descritto come una protesta nata dall'impatto della crisi economica mondiale. Al suo interno non si vedono i classici soggetti organizzati del movimento operaio. La domanda allora è: ma un movimento che agisce fuori dalla sfera tradizionale della rappresentanza - per intendersi, senza legami con partiti e sindacati - è automaticamente un movimento fuori della politica o, più semplicemente, fa politica in altro modo? Insomma, sono ingenerose le critiche di chi rinfaccia a quel movimento di non sapere andare oltre la rabbia, la disperazione, il gesto simbolico. Lo chiediamo a Mario Tronti.
Che tipo di movimento è quello che s'è visto a Londra contro il G20?
Forse è utile fare un raffronto fra quel movimento e la piazza di oggi della Cgil. Qui abbiamo qualcosa di preciso.
- Details
- Hits: 2072

Un paese in pericolo
Paolo Berdini
Sono crollati ospedali, edifici pubblici e scuole costruiti di recente. Dovevano rispettare rigorose norme antisismiche, ma il terremoto ha tragicamente svelato una realtà che viene sistematicamente occultata: siamo il paese delle regole scritte con solennità e violate con estrema facilità. Siamo il paese in cui le funzioni pubbliche di controllo sono state cancellate o messe nella condizione di non nuocere. Di fronte a questa cruda realtà, il «piano casa» della Presidenza del Consiglio liberalizzava ulteriormente ogni intervento edilizio che poteva iniziare attraverso una semplice denuncia di inizio attività, e cioè in modo che la pubblica amministrazione perdesse per sempre ogni residua possibilità di controllo. Dappertutto, in zona sismica o in zona di rischio idrogeologico.
Sono poi crollate in ogni parte anche le case private. Antiche, della prima o della seconda metà del novecento. Segno evidente che anche esse sono state costruite senza gli accorgimenti che ogni paese civile richiede. Invece di avviare questo processo, il piano casa del governo autorizzava aumenti automatici di cubatura (fino al 20%) senza contemporaneamente costringere i proprietari a rendere più efficienti le strutture. Chiunque chiude un balcone o una veranda, pur aumentando i pesi che le case devono sopportare, non interviene sulle fondazioni o sulle strutture principali. È noto che questa anarchia e disorganicità è alla base di molti crolli e di molte vittime.
La tragedia dell'Abruzzo mostra dunque di quale cinismo e arretratezza culturale fosse stato costruito il provvedimento tento reclamizzato da Berlusconi. Cinismo perché faceva balenare in ciascuno la possibilità di incrementare la proprietà senza tener conto dell'esistenza di equilibri più complessivi, senza cioè dover rispettare i beni comuni per eccellenza: le città.
Arretratezza culturale perché il terremoto ha dimostrato ancora una volta che il vero problema del nostro paese è quello di avere i piedi di argilla. In un paese ad alto e diffuso rischio sismico, infrastrutture, servizi e abitazioni non sono in grado di resistere ai terremoti. Invece di agevolare la sistematica messa in sicurezza del territorio e del patrimonio edilizio, questo governo ha in mente una sola cultura: «aggiungere».
- Details
- Hits: 2965
Keynes a Pechino
Rosario Patalano
In un recente intervento, Zhou Xiaochuan, governatore della Banca Centrale della Repubblica Popolare Cinese (People’s Bank of China), ha rilanciato ancora una volta il tema della riforma del sistema monetario internazionale, proponendo l’istituzione di una moneta mondiale (global currency) svincolata da qualsiasi rapporto con una entità statale emittente. Qualche giorno prima il premier cinese Weng Jiabao aveva espresso preoccupazione sulla crescita del debito pubblico americano. Se le due dichiarazioni si leggono sinotticamente l’interpretazione è univoca: i cinesi temono il collasso del dollaro e sono terrorizzati dall’idea di polverizzare i proventi dei loro surplus commerciali, investiti, come è noto, prevalentemente in titoli di stato USA (Treasury Bond), dei quali sono diventati il maggior detentore.
Che Pechino stia ormai elaborando da tempo una strategia di uscita dalla dipendenza dal dollaro è noto (dal 2005 lo yuan renmimbi è ancorato ad un paniere di monete e non più alla sola divisa Usa), ma è una novità che la Cina abbia indicato con estrema chiarezza le linee di riforma dell’ordine monetario internazionale che proporrà in sede internazionale, dichiarando di puntare alla costituzione di una moneta mondiale svincolata dalla sovranità statale e affidata interamente al controllo del Fondo Monetario Internazionale (IMF), opportunamente rinnovato e potenziato.
- Details
- Hits: 2516

I tecnocrati europei assaltano la rete
di Ilvio Pannullo
Il nuovo testo sulla regolamentazione delle telecomunicazioni sta prendendo vita in questi giorni nelle stanze segrete di quelle che vengono definite, impropriamente, “istituzioni europee”. Tra emendamenti e votazioni, dibattiti ed aggiustamenti, diversi soggetti, tutti privi di una reale e diretta attribuzione di sovranità da parte dei popoli sovrani di Europa, si apprestano a ridefinire un nuovo concetto di rete. La rete dei padroni. Nonostante il testo non sia stato ancora votato dal Parlamento e non abbia ancora, quindi, forza vincolante nei confronti degli stati membri, è certo che quelli che ora sembrano punti fermi - osservano infatti già in molti - potrebbero irreggimentare la rete, trasformarla in un servizio controllato dall'industria dei contenuti, privandola così della sua neutralità. Dopo la radio e la televisione è ora la rete ad essere entrata nel mirino di quanti, in questo mondo globalizzato, sognano di governare i propri affari riempiendo dei giusti contenuti la vita della maggioranza più uno delle libere popolazioni europee. Ma andiamo con ordine. Nel novembre 2007 la Commissione presentò alcune proposte di riforma della normativa sulle telecomunicazioni dell’Unione Europea, intese a creare un mercato unico delle telecomunicazioni che consentisse di migliorare i diritti dei consumatori e delle imprese e di aumentare la concorrenza e gli investimenti, oltre a promuovere la prestazione di servizi transfrontalieri e la banda larga senza filo ad alta velocità per tutti.
I nuovi testi presentati il 7 novembre 2008 dalla Commissione furono discussi nel quadro del Consiglio dei ministri delle telecomunicazioni. Al centro dei testi, frutto del compromesso, si trovava un nuovo, piccolo ufficio indipendente per i regolatori europei delle telecomunicazioni che avrebbe dovuto aiutare la Commissione a garantire una maggiore coerenza delle misure regolamentari.
- Details
- Hits: 2026

"Mangiati il ricco!!"
L'anticapitalismo è all'ordine del giorno
di Sergio Cararo
“Eat the rich”, mangiati il ricco! E’ questo quanto inneggia da dieci anni War Class, una delle reti anticapitaliste che ha animato le mobilitazioni di Londra contro il vertice delle potenze economiche del G20 sulla crisi. L’invocazione di oggi a mangiarsi i ricchi evoca e irride la “Modesta Proposta” con cui nel Settecento Jonathan Swift provocava l’establishment britannico suggerendo di risolvere il problema della povertà…mangiandosi i numerosi figli dei poveri. Eppure dobbiamo riconoscere che l’idea di “mangiarsi i ricchi” come alternativa alla crisi economica, nel XXI Secolo ha una sua piena pertinenza con la realtà della situazione.
Le manifestazioni di Londra contro il vertice del G 20 e quelle di Strasburgo contro il vertice della NATO, hanno fatto venire a qualche osservatore l’idea e la nostalgia di un ritorno alla ribalta dei movimenti antiliberisti che irruppero sulla scena dal dicembre del ’99 a Seattle passando per Genova e Cancùn. In realtà non è la stessa cosa e sotto certi aspetti dobbiamo augurarci e lavorare affinché non siano la stessa cosa. E’ diversa la realtà – caratterizzata dalla manifestazione pubblica della crisi della civilizzazione capitalistica e del suo modello – e sono diverse anche le soggettività sociali che via via entrano in campo.
Emblematica di questa differenza è la preoccupazione espressa dal rapporto sull’instabilità sociale degli stati elaborato dall’Economist Intelligence Unit qualche settimana fa e dall’editoriale del quotidiano confindustriale Il Sole 24 Ore. Quest’ultimo segnala la differenza tra i movimenti no global degli anni scorsi e la rabbia degli operai che perdono il lavoro e sequestrano i manager.
- Details
- Hits: 9277
Piramidi al tempo della crisi
Luigi Cavallaro
I faraoni fecero erigere le piramidi non perché servissero al popolo, ma perché la propria fama e gloria s’imponessero ai vivi e si tramandassero ai posteri. Per molti millenni esse non ebbero alcuna utilità pubblica, né certo l’ebbero per quelle migliaia di persone che morirono nel costruirle; oggi che anche il turismo è un’industria invece ce l’hanno e gli egiziani le curano e accudiscono come preziose fonti di valuta pregiata.
Adam Smith, padre fondatore della moderna economia politica, non amava particolarmente la spesa pubblica: la tollerava perché si costruissero acquedotti, strade, fortificazioni e in genere quei beni che i capitalisti non erano capaci di offrire non essendo profittevole produrli, ma avrebbe disapprovato come spreco l’uso di risorse pubbliche per la costruzione di piramidi.
Venne poi Keynes e spiegò che, siccome l’accumulazione di capitale poteva essere insufficiente ad assicurare il pieno impiego in una collettività ricca, quest’ultima si sarebbe progressivamente impoverita, salvo che i milionari non si fossero dati a dilapidare ricchezze nella costruzione di regge fastose o piramidi che ne accogliessero le spoglie dopo morti. «Scavare buche nel terreno aumenterà non solo l’occupazione ma il reddito nazionale», scrisse nella Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta (1936), benché contemporaneamente ammonisse che non era ragionevole che una “comunità avvertita” si accontentasse di dipendere da simili sprechi quando avesse capito le forze che governano la domanda effettiva.
Ma dar vita ad una “comunità avvertita” non è affatto semplice.
- Details
- Hits: 2380

La finanza malata d'ipertrofia
Salvare il sistema finanziario globale? Troppo tardi. Ormai è «troppo grande per salvarlo»
Saskia Sassen
Il valore globale dei «prodotti finanziari» è parecchie volte il Pil mondiale. È troppo. La sfida reale non è salvare il sistema ma definanzializzare le economie, argomenta Saskia Sassen
Quello che viene impropriamente chiamato «gruppo dei venti» (G20) si è riunito a Londra il 2 aprile 2009 per discutere su come salvare il sistema finanziario globale. È troppo tardi. La prova è che non abbiamo le risorse per salvare questo sistema - neanche se volessimo. È diventato «troppo grande da salvare» (non «troppo grande per fallire», come si dice per giustificare il soccorso ai colossi bancari, ndt): il valore degli assets finanziari globali supera di parecchie il Prodotto interno lordo (Pil) globale. La vera sfida non è salvare questo sistema, ma definanziarizzare le nostre economie, come premessa per superare il modello attuale di capitalismo. Perché mai il valore degli assets finanziari dovrebbe ammontare quasi al quadruplo del Pil complessivo dell'Unione europea, e ancor più per quanto riguarda gli Usa? Che vantaggio hanno i comuni cittadini - o il pianeta - da questo eccesso?
La domanda si risponde da sola. Esplorare più a fondo i meccanismi nascosti del sistema finanziario che ha portato il mondo a questa crisi significa anche intravedere un futuro oltre la finanziarizzazione. Il compito che il G20 dovrebbe affrontare non è salvare questo sistema finanziario, ma cominciare a definanziarizzare le principali economie in misura tale che il mondo possa andare verso la creazione di un'economia «reale» capace di garantire sicurezza, stabilità e sostenibilità.
- Details
- Hits: 2681
Gli inutili venti della seconda grande crisi
Sergio Cesaratto
Il G 20 appena concluso non ha portato ai risultati concreti necessari per far fronte alla seconda grande crisi. Si scontravano due posizioni. Quella americana che chiedeva un maggior impegno europeo nel sostegno di politica fiscale alla ripresa, e quella europea volta a imporre una maggiore disciplina e supervisione internazionale sul settore finanziario indicato al grande pubblico come il responsabile della crisi. Né gli uni né gli altri hanno prevalso, e le misure decise riguardano sostanzialmente altro. Ma gli europei sono probabilmente i grandi sconfitti. Vediamo perché.
1. Grande mattatore della vigilia è stato Sarkozy che aveva minacciato di alzare i tacchi se gli americani non avessero accettato i suggerimenti europei di una più forte regolazione dei mercati finanziari. Ha così costituito una inedita alleanza con la Merkel ferma nell’attribuire le cause ultime della crisi nella dissolutezza del consumatore americano, mai sazio di beni e di debiti, laddove i tedeschi son saldi nella loro proverbiale assennatezza finanziaria. Eppure lo scorso autunno Sarkozy aveva strepitato contro sia la passività della politica fiscale dei tedeschi che la flemma della BCE, chiedendo di istituzionalizzare il coordinamento di politica fiscale e monetaria fra i paesi dell’Eurozona (l’Eurogruppo) così da costituire una controparte politica alla BCE.
- Details
- Hits: 2602

Altro che Bretton Woods
Comunque vada, il «G20» sarà un fallimento
Walden Bello*
Se mai una conferenza internazionale è stata destinata al fallimento, questo è il caso del prossimo meeting G20 di Londra, presentato come «una nuova Bretton Woods» da cui dovrebbe scaturire una risposta coordinata e globale alla depressione in atto, e creare un nuovo ordine di governance economica globale, proprio come la prima Conferenza di Bretton Woods diede vita all'ordine multilaterale mondiale del secondo dopoguerra.
In primo luogo, la sede appropriata per una impresa così ambiziosa è l'Onu, e non un raggruppamento informale dei paesi più ricchi del mondo con una rappresentanza simbolica del Sud del mondo con scarsa legittimità. Il G20 è un club esclusivo, mentre gli architetti dell'ordine di Bretton Woods cercarono di essere il più possibile inclusivi, intitolando il meeting «Conferenza monetaria e finanziaria delle Nazioni unite» e chiamando a raccolta i rappresentanti di 44 paesi sia pure nel bel mezzo della guerra mondiale, nel luglio 1944.
In secondo luogo, questo meeting si è attribuito il compito di realizzare in un giorno solo quello che gli architetti di Bretton Woods fecero in 21 giorni. Possiamo già scorgere i contorni del comunicato finale: un'intesa ampia su poche questioni, nascondendo le differenze sui dettagli chiave.
- Details
- Hits: 2462
Dove ci porta l’economia della conoscenza?
Carlo Formenti*
Se si analizza attentamente la produzione teorica degli ultimi dieci anni in merito alle trasformazioni che la rivoluzione digitale ha indotto nei meccanismi di funzionamento dell’economia capitalistica, sorgono tre interrogativi di fondo : 1) esistono effettivamente (e, se esistono, quali sono) elementi di assoluta novità nell’attuale fase del capitalismo, caratterizzata dall’uso intensivo delle tecnologie di rete?; 2) Quali sono le contraddizioni strategiche (e i relativi conflitti sociali) innescate da tali novità?; 3) perché i riferimenti al pensiero di Marx e Polanyi sono scarsi (se non assenti) nel dibattito teorico sulla cosiddetta “nuova economia”? Rispondere all’ultima domanda sembrerebbe il compito più agevole: i due autori appena citati sono quasi spariti dalla discussione scientifica in quanto vengono considerati “datati” e/o “politicamente scorretti” (nel caso di Polanyi vale il primo motivo, per Marx entrambi).
Personalmente, suggerisco una risposta meno scontata: Marx e Polanyi vengono ignorati perché, nell’analisi del capitalismo, utilizzano concetti che “sporgono” dall’ambito economico, invadendo i territori della sociologia, della politica e dell’antropologia, concetti che, proprio a causa di tale approccio “trasversale”, mettono in crisi il punto di vista che attribuisce carattere di novità assoluta alle forme che il capitalismo viene assumendo nell’era digitale. Proverò ora a chiarire i motivi per cui sono convinto della necessità di abbandonare questa ideologia “nuovista” che ispira (quasi) tutte le analisi teoriche della società attuale.
Tornando alla produzione teorica sull’economia dell’era digitale, una prima considerazione da fare è che molte delle definizioni dell’attuale fase del capitalismo – mi limito qui a ricordarne tre:
- Details
- Hits: 2625
Il piano Geithner e il capitale paziente
Maurizio Donato*
The recovery rate for the mezzanine tranche rated AAA is about 5% and 32% for senior one. So 30 cents per dollar is a fair price.
Dopo lunghe discussioni e non pochi contrasti con gli altri responsabili economici dell’amministrazione, il Segretario al Tesoro Usa ha rivelato i dettagli del piano con cui il governo intende risolvere i problemi delle banche a rischio di insolvenza[1]. Come è noto, nonostante centinaia di miliardi di dollari e un piano di stimolo fiscale spesi nel tentativo di sbloccare il mercato del credito, il versante finanziario della crisi è dominato dall’incertezza circa il destino dei ‘titoli tossici’ presenti nel portafoglio delle banche. Avendo scartato l’ipotesi della nazionalizzazione, il governo americano ha preferito puntare sul salvataggio delle banche, stanziando mille miliardi di dollari per costituire un fondo a maggioranza pubblica che comprerà le attività finanziarie che gravano sui bilanci delle banche in crisi.
La notizia del piano è stata accolta favorevolmente da Wall Street, meno dalla grande stampa (New York Times, Financial Times del 24/3/09) e dalla comunità degli economisti da cui non sono mancati commenti sfavorevoli[2] o quanto meno scettici circa le modalità di funzionamento e l’eticità complessiva dell’operazione.
Tra i favorevoli, Brad DeLong[3] ha scritto a proposito di un ‘capitale paziente’ (non nel senso del malato, dal suo punto di vista) che potrebbe fare un buon affare, considerando che il programma pubblico – diviso in tre diverse componenti – finanzierebbe fino all’85% del prezzo dei titoli, rendendo convenienti transazioni che al momento non si verificano, stante le differenze tra la valutazioni dei titoli da parte dei venditori, che li ritengono sottovalutati, e i compratori per cui valgono molto meno del prezzo richiesto.
- Details
- Hits: 3060

Euro contro Dollaro. E oltre.
Vladimiro Giacché
1. Scene da una crisi
“Questa è l’amara verità: l’economia mondiale si trova nella sua fase più difficile dai tempi della grande crisi post ’29”. Se anche un quotidiano poco incline alle esagerazioni come la Frankfurter Allgemeine Zeitung chiude così un editoriale in prima pagina, vuol dire che la situazione è davvero seria. E in effetti è proprio così. La crisi ormai investe tutto e tutti: le banche, le imprese industriali, gli Stati.
Che la situazione fosse da “allarme rosso”, lo si è capito nel secondo fine settimana di ottobre, quando un G7 riunito d’urgenza e poi gli Stati più importanti dell’Unione Europea hanno deliberato un pacchetto di aiuti d’emergenza per le banche. Cosa era successo? Molto semplicemente, le banche non si prestavano più denaro tra loro. Perché non si fidavano più l’una dell’altra, e - in qualche caso - perché speculavano sulle difficoltà altrui. La liquidità non circolava più. Lo stesso taglio concertato dei tassi di interesse da parte di Fed e Bce, avvenuto qualche giorno prima, era risultato del tutto inefficace da questo punto di vista.
In casi come questi l’operatività delle banche si rallenta e si ferma, le più mal ridotte falliscono, le altre cessano di erogare il credito alle imprese (o lo erogano a tassi molto elevati). Quindi cominciano a fallire le imprese. Ma le imprese che falliscono non restituiscono neppure i prestiti che avevano già ricevuto.
- Details
- Hits: 2724
L’impresa pubblica competitiva. Una proposta
Ernesto Screpanti*
L’entrata o la mera minaccia di entrata di una impresa pubblica nei diversi settori industriali e finanziari potrebbe servire ad indurre le imprese private già operanti ad evitare pratiche monopolistiche.
L’impresa pubblica competitiva (IPC) è definibile come un’impresa di proprietà pubblica che opera in competizione con imprese private. I suoi manager sono esposti a un vincolo di bilancio duro, nel senso che il governo non sarà pronto a ripianare qualsiasi perdita, e hanno l’obbligo di pareggiare il bilancio entro un arco temporale di medio periodo, pena il licenziamento. Nei costi può essere incluso un profitto normale da utilizzare per l’autofinanziamento della crescita e delle innovazioni. Non è tenuta a distribuire profitti, ma può finanziarsi sul mercato del credito, prendendo a prestito tutto quello che vuole, se riesce a persuadere i prestatori.
Produce beni privati in settori caratterizzati da relativa omogeneità dei prodotti e delle tecnologie. La relativa omogeneità dei prodotti assicura la sensibilità dei ricavi alla competizione di prezzo. La relativa omogeneità delle tecnologie, intesa come una situazione in cui tutte le imprese del settore hanno facile accesso alla stessa tecnologia, assicura l’uniformità del saggio di profitto se c’è uniformità dei prezzi.
Lo scopo principale dell’IPC è di costringere le imprese private a praticare prezzi concorrenziali, impedendo comportamenti collusivi e sfruttamento oligopolistico dei consumatori.
- Details
- Hits: 2807

I Racconti del terrore nella Crisi
di Pino Cabras
I professionisti dell’ottimismo cercano di scorgere una ripresa, una luce in fondo al tunnel della Grande Crisi. Noi, che pure non siamo professionisti del pessimismo, ci limitiamo a osservare sgomenti l’inanità degli sforzi dell’amministrazione Obama, tesa a salvare il sistema senza avere soluzioni. Ancora dollari, migliaia di miliardi (ossia milioni di milioni) sono iniettati nel sistema finanziario in un’operazione disperata di costosissimo “mesmerismo”. Come il signor Valdemar descritto da Edgar Allan Poe, il sistema è morto ma la trance degli infiniti “salvataggi” in limine mortis ci fa giungere ancora le sue voci aspre e spezzate, mentre la decomposizione avanza. Il racconto di Poe si conclude così: «di fronte a tutti i presenti, non rimase che una massa quasi liquida di putridume ributtante, spaventoso». Chiameremo così anche l’inflazione?
Nel giro di pochi mesi, gli Stati Uniti hanno incenerito il denaro di un po’ di generazioni a venire. Il problema della solvibilità dell’Impero più potente della Storia si presenterà ormai con un rendiconto ineludibile. A breve.
Krugman, ancora fresco di Nobel, è sempre più sconfortato, di fronte alla coazione a ripetere del Tesoro USA. Uno dopo l’altro, i “bailout” senza fondo vanno a beneficio delle banche e delle assicurazioni.
- Details
- Hits: 2499

Un regalo di obama alle banche
di Jeffrey D. Sachs
Il piano Geithner-Summers implica un enorme trasferimento di ricchezza, forse per centinaia di miliardi di dollari, dai contribuenti agli azionisti delle banche. Ne sono una prova i rialzi dei prezzi dei titoli bancari già nella settimana che ha preceduto l'annuncio. Il valore di questo salvataggio di massa è di gran lunga superiore al bonus destinato ad Aig e Merrill. Ma il meccanismo è molto meno ovvio e la reazione dell'opinione pubblica è stata debole, almeno finora. Per ripulire i bilanci delle banche esistono alternative molto più efficaci e più eque.
Timothy Geithner e Larry Summers hanno annunciato il loro piano: depreda la Federal Deposit Insurance Corporation e la Federal Reserve per garantire credito agli investitori che acquistano dalle banche attivi tossici a prezzi esagerati. Se il piano sarà attuato, il risultato sarà un enorme trasferimento di ricchezza, forse per centinaia di miliardi di dollari, dai contribuenti (su cui ricadranno le perdite di Fdic e Fed) agli azionisti delle banche. Il rialzo dei prezzi dei titoli bancari nella mattina dell'annuncio, e anche nella settimana di indiscrezioni e allusioni che l'ha preceduto, sono un'indicazione del salvataggio di massa in atto. Ci sono modi molto più equi e molto più efficaci per raggiungere l'obiettivo di ripulire i bilanci delle banche.
Come funziona
Ecco come funziona una parte importante del piano. Sarà creato un gigantesco fondo di investimento (o forse più di uno) per acquistare attivi tossici dalle banche. I bilancio dei fondi di investimento sarà così organizzato: per ogni dollaro di attivi tossici che acquistano dalle banche, la Fdic garantirà un prestito fino a 85,7 centesimi (i 6/7 di un dollaro), il Tesoro e gli investitori privati metteranno ciascuno 7,15 centesimi di capitale. Il prestito della Fdic sarà “non recourse”, ovvero se il valore degli attivi tossici acquistati dagli investitori privati scenderà al di sotto dell'ammontare del prestito Fdic, i fondi di investimento non lo restituiranno e la Fdic si ritroverà con gli attivi tossici.
- Details
- Hits: 3768

Il gioco di Ponzi
di Perestroika
Dai domiciliari a casa, Bernie Madoff, autore della più colossale truffa di tutti i tempi (si parla di oltre 60 miliardi di dollari), è finito in prigione, in attesa del processo in cui rischia una condanna fino a 150 anni di galera. Ma la sua vicenda personale si intreccia con la nostra storia e i tempi di crisi sistemica che stiamo vivendo e dovrebbe farci riflettere. Cosa ne pensa il guru dell’economia Nouriel Roubini di questa vicenda? Cosa simboleggia?
La sua risposta in questa intervista:
Gli americani sono vissuti in una bolla economica di Madoff e Ponzi per un decennio ed anche oltre. Madoff è lo specchio dell’economia americana e dei suoi superindebitati rappresentanti: un castello di carte di debiti su debiti costruito da famiglie, imprese finanziarie ed aziende che ora è crollato.
Quando di vostro non investite nulla sulla vostra casa e di conseguenza non avete nessuna partecipazione azionaria sulla casa, il vostro indebitamento è praticamente infinito e state giocando il gioco di Ponzi.
E anche la banca che vi ha fatto un prestito a interessi zero, un falso prestito NINJA (No Income, No Jobs and Assets - fatto cioè senza alcuna garanzia di reddito, occupazione o patrimonio) con solo interessi iniziali con ammortamento negativo e un tasso irrisorio di partenza, stava giocando il gioco di Ponzi.
E anche le società di equity che in questi ultimi anni hanno fatto a debito oltre mille miliardi di Leveraged Buyout, per guadagnare fino a 10 volte tanto o anche di più, erano società Ponzi che giocavano il gioco di Ponzi.
- Details
- Hits: 3071

Gli squadroni della morte di Dick Cheney
di Fabrizio Casari
Comandos dei reparti d'elite Usa per le operazioni speciali, supervisionati direttamente dall’ufficio del Vicepresidente Dick Cheney che li utilizzava come uno squadrone della morte. Un gruppo che, con l’autorizzazione dell’allora presidente George Bush, viaggiava in ogni paese dove si stabiliva la necessità o l’utilità di realizzare azioni coperte e non divulgabili al riparo degli organi costituzionali di vigilanza sull’operato del governo. Il gruppo operativo, senza passare per l’ambasciata o il capo stazione locale della CIA, intercettava gli obiettivi previsti dalla lista fornitagli dalla Casa Bianca, li eliminava e lasciava il paese. Gli squadroni della morte agivano con l’appoggio del Vicepresidente Dick Cheney, di Karl Rove ed Eliott Abrams, responsabile della sezione Medio Oriente nel Consiglio di Sicurezza Nazionale. Seymour Hersh, giornalista investigativo del collettivo informativo “Popoli senza frontiere”, l’ha scritto su Pacifica e, siccome il vento è cambiato e il ricordo delle covert action della CIA e di altri organismi paralleli è ancora presente nella memoria collettiva americana, un congressista democratico, Dennis Kucinich, in una lettera inviata al leader del Comitato per le riforme governative del Congresso Usa, ha chiesto l’apertura di un’indagine immediata sulle rivelazioni di Hersh.
L’operazione sarebbe abbastanza simile a quanto venne realizzato con il "Plan Condor" in America Latina, che fu un vero e proprio programma di persecuzione ed eliminazione degli oppositori politici in tutto il continente realizzata dai servizi segreti cileni, argentini, brasiliani, uruguayani, paraguayani coordinati dalla CIA.
- Details
- Hits: 2018

Target umanitario
di Danilo Zolo
Dieci anni fa, il 24 marzo 1999, i bombardamenti della Nato contro la Jugoslavia. Durarono per 78 giorni, in assoluta violazione della Carta dell'Onu. Fu un sanguinoso vulnus del diritto internazionale che aprì la stagione delle guerre «umanitarie».
Sono trascorsi dieci anni da quando, il 24 marzo 1999, iniziarono i bombardamenti della Nato contro la Repubblica Federale Jugoslava. Durarono ininterrottamente per 78 giorni, in assoluta violazione della Carta delle Nazioni Unite. Oltre diecimila furono le missioni d'attacco da parte di circa mille aerei alleati, furono usati più di 23 mila ordigni esplosivi, fra missili e bombe, senza contare le decine di migliaia di proiettili all'uranio impoverito. Ormai è ampiamente riconosciuto che la motivazione umanitaria della guerra - la liberazione del Kosovo dalla «pulizia etnica» praticata dalla Serbia - erano infondate e pretestuose . Tanto che potrebbe ricredersi persino l'allora presidente del consiglio italiano, Massimo d'Alema, che di quella aggressione fu un convintissimo sostenitore. Lo strumento bellico si è subito rivelato, com'era facile prevedere, incommensurabile e contradditorio rispetto alla difesa dei diritti della minoranza kosovaro-albanese, che gli aggressori proclamavano come il loro nobile obiettivo.
- Details
- Hits: 2002

L'insicurezza per legge
di Marco Revelli
La notizia, se confermata, è di quelle che fanno arrossire di vergogna. Dopo aver attaccato il diritto di sciopero e intaccato lo strumento contrattuale in materia di lavoro (cioè fondamentali diritti e strumenti collettivi), il governo si preparerebbe a dirigere la propria azione restauratrice sul terreno stesso della tutela di quel bene essenziale che è la vita - la sicurezza, la salute, l'integrità fisica - dei lavoratori. Le anticipazioni sul progetto di «riscrittura» del Testo unico in materia di sicurezza e salute sul lavoro in discussione nel prossimo consiglio dei ministri sono molto inquietanti. Dimezzate le sanzioni pecuniarie nei confronti dei datori di lavoro colpevoli di gravi inadempienze nelle misure di sicurezza (ridotte dagli originari 5-15.000 euro a 2.500/6.500). Abolito l'obbligo di arresto anche nei casi più gravi e per quanto riguarda aziende ad alto rischio industriale, e sua possibile sostituzione con una multa. Cancellato il riferimento alla «reiterazione». Attenuato il controllo pubblico sul rispetto delle norme a favore di «enti bilaterali» (organi concordati tra le parti sociali, consulenti del lavoro, università...).
C'è da augurarsi, con tutto il cuore, che le anticipazioni vengano smentite dai fatti (il ministero continua a ripetere che «un testo definitivo non c'è»).
Perché se, invece, fossero confermate, si tratterebbe di un fatto gravissimo.
- Details
- Hits: 3093
A cosa servono i "Tremonti bond"?
di Concetta Brescia Morra
I "Tremonti bond" mirano a conciliare le esigenze di rafforzamento patrimoniale delle banche italiane con quelle di sostegno dell'economia reale, creando disponibilità di credito per piccole e medie imprese e famiglie in difficoltà. La realizzazione di quest'ultimo obiettivo appare, peraltro, molto incerta. Il testo normativo riconosce correttamente che la scelta finale sulla concessione dei finanziamenti è rimessa alla valutazione del merito creditizio da parte delle imprese bancarie; di conseguenza, affida il conseguimento delle finalità del decreto a dichiarazioni di intenti e a codici etici. Per favorire in concreto l'afflusso di credito all'economia è necessario mettere in campo altri strumenti. L'annuncio di un importante contributo pubblico per il fondo di garanzia delle PMI è un primo passo.
Nei giorni scorsi sono state emanate le regole che disciplineranno l'emissione di strumenti finanziari innovativi da parte di banche quotate, destinati ad essere sottoscritti dal Ministero dell'Economia e delle Finanze. Sono norme di attuazione di una delle disposizioni contenute nel decreto "anti-crisi" del dicembre scorso per sostenere il nostro sistema economico. I "Tremonti bond" sono titoli, computabili nel patrimonio di vigilanza delle banche, privi di diritto di voto ed emessi a condizioni remunerative per rispettare i vincoli stabiliti dalla Commissione europea sugli aiuti di Stato.
I bond servono, in primo luogo, per il rafforzamento patrimoniale delle banche, per permettere loro di competere nel mercato europeo.
- Details
- Hits: 2993
Alle origini della più grande truffa della Storia
di Ugo Natale
In vasti settori dell’opinione pubblica americana c’è oggi la tendenza a ritenere Bush il colpevole della crisi che ha messo in ginocchio gli USA. Non vi è alcun dubbio che la presidenza di Bush junior sia stata una delle peggiori disgrazie capitate a questa giovane nazione. Sarà evidentemente la Storia a giudicarlo, anche se è già lecito dire che Bush il giovane è stato sicuramente il peggiore presidente della storia americana, certamente come immagine ma forse non come contenuti, almeno per quanto riguarda l’attuale crisi economica e finanziaria, perché per cercare di spiegare la più grande truffa finanziaria messa in atto da quando l’uomo ha cominciato a camminare da bipede, bisogna andare indietro a tempi pre-bushiani.
Nel 1980 il grande predicatore fu eletto presidente degli USA. Ronald Reagan era il classico discendente dei primi “pellegrini”. quelli cioè che di giorno massacravano gli Indiani e la sera si battevano il petto con la Bibbia. Uno dei suoi motti era:«L’intervento dello Stato non è la soluzione ai nostri problemi, anzi è proprio la presenza dello Stato ad essere il problema».
Gli sciacalli “banchieri” e “finanzieri” capirono che il cowboy era disposto a lasciare incustodito il pollaio e si misero quindi al lavoro. La loro strategia era semplice. Individuare il punto debole del recinto e convincere il cowboy a togliere i paletti che sostenevano il recinto di protezione. Una volta fatto ciò, la festa sarebbe stata assicurata.
- Details
- Hits: 1964

Nessuno è ancora riuscito a dominare la radioattività
di Gianni Mattioli*
Che da un pugno di metallo scintillante, l’uranio, si possa tirar fuori tanta energia quanta se ne trae da una montagna di carbone sporco è certamente cosa affascinante, ma questo fenomeno ha un compagno di strada meno affascinante che è la radioattività. E’ dal 1896, dall’anno cioè della scoperta di Becquerel, che non siamo riusciti a vincere la sfida scientifica di dominare la radioattività. Da qui il rischio per le popolazioni ed i lavoratori, che è superfluo illustrare a coloro che vivono nel sito della centrale nucleare del Garigliano.
Il suo smantellamento è stato promesso da anni e ora si discute di bonifica delle trincee contenenti rifiuti solidi radioattivi o della stabilità sismica del camino. Basterebbe riflettere sul fatto che ci si interroghi se abbattere il camino o bonificare le trincee prima o dopo, alla luce delle dosi di radiazioni che nell’uno o nell’altro caso sarebbero assunte dalla popolazione e dai lavoratori addetti, per comprendere quanto un impianto nucleare sia profondamente diverso da un altro qualsiasi impianto industriale, proprio a causa del fatto che qui abbiamo a che fare con la radioattività, cioè con il grave rischio associato ai materiali radioattivi: malattie degenerative ed effetti ereditari. Ma a me non è stato chiesto di discutere i rapporti SOGIN, per parlare di Garigliano. Mi è stato chiesto di parlare di scelta nucleare, in generale: la sanguinosa geopolitica del petrolio, gli aspetti minacciosi del cambiamento climatico fanno dire ad alcuni che è ora, per il mondo, di tornare al nucleare e voci ricorrenti consigliano per l’Italia di ripartire, per nuove installazioni, dai siti che già furono scelti per ospitare reattori.
- Details
- Hits: 2301
Darfur, lo zampino d’Israele
di Enrico Piovesana
Il Mossad dietro ai ribelli darfurini. E agli indipendentisti sudsudanesi
Il mandato di arresto per crimini di guerra e contro l'umanità in Darfur emanato il 4 marzo dalla Corte penale internazionale dell'Aja nei confronti del presidente sudanese Omar Hasan Ahmad al-Bashir ha riportato l'attenzione mediatica mondiale sul Paese africano, ricchissimo di petrolio ma ostile all'Occidente. Un'attenzione che però sembra non riguardare i legami tra i ribelli sudanesi del Darfur (anch'essi accusati di crimini di guerra dalla Cpi) e Israele.
Abdel Wahid al-Nur e il Mossad. Poche settimane prima del clamoroso annuncio della Cpi, Abdel Wahid al-Nur, leader del Movimento di Liberazione del Sudan (Slm) - uno dei due principali gruppi ribelli darfurini - era in Israele per partecipare all'annuale Conferenza di Herzliya sulla sicurezza d'Israele e per incontrare due alti ufficiali del Mossad, i servizi segreti dello Stato ebraico. Oggetto della riunione riservata, secondo il Jerusalem Post, sarebbe stato il contributo dell'Slm alla lotta al contrabbando di armi verso la Striscia di Gaza che, a detta del Mossad, passerebbe proprio dal Sudan. Secondo quotidiano Haaretz, invece, le autorità israeliane si sono rifiutate di rivelare il contenuto della discussione.
Ufficio Slm a Tel Aviv da un anno. Abdel Wahid al-Nur, che dal 2007 vive in esilio a Parigi, era già venuto in Israele esattamente un anno fa, nel marzo 2008, per inaugurare un ufficio di rappresentanza del suo movimento ribelle a Tel Aviv per aiutare le centinaia di rifugiati politici che hanno trovato protezione in Israele. "Dobbiamo forgiare nuove alleanze, non più basate sulla razza o la religione, bensì sui valori condivisi di libertà e democrazia", dichiarò in quell'occasione Al-Nour. "Il Sudan che sognamo consentirà l'apertura di un'ambasciata d'Israele a Khartoum".
Page 599 of 611