Fai una donazione
Questo sito è autofinanziato. L'aumento dei costi ci costringe a chiedere un piccolo aiuto ai lettori. CHI NON HA O NON VUOLE USARE UNA CARTA DI CREDITO può comunque cliccare su "donate" e nella pagina successiva è presente (in alto) l'IBAN per un bonifico diretto________________________________
- Details
- Hits: 967
BSW, sfide e nuovi equilibri politici in Germania
di Claudia Wittig
L’insuccesso alle prime elezioni generali dell’Alleanza Sahra Wagenknecht è da attribuire a un clima mediatico non favorevole, agli errori nella strutturazione del programma politico e nell’organizzazione del partito
La Germania ha votato anticipatamente. Il 6 novembre 2024, il cancelliere Olaf Scholz ha esautorato il ministro delle Finanze e annunciato l’intenzione di porre una questione di fiducia, con la possibilità di elezioni anticipate.
Nel frattempo, l’Alleanza Sahra Wagenknecht (BSW), nata meno di un anno prima, a gennaio 2024, da una scissione della Linke, aveva già attirato molta attenzione. Dopo anni di conflitti interni, Sahra Wagenknecht aveva lasciato Die Linke, formando una nuova forza politica. Alle elezioni europee del giugno 2024, la BSW aveva ottenuto il 6,2% dei voti, raggiungendo pochi mesi dopo risultati significativi alle regionali in Germania orientale, entrando anche in coalizioni di governo in Brandeburgo e Turingia.
Nonostante questi buoni risultati, alle ultime elezioni la BSW non è riuscita a entrare, per soli 9.000 voti, nel Bundestag. Pur avendo ottenuto il miglior risultato per un partito di nuova formazione, la delusione è stata grande. Gli eventi tra la caduta della coalizione di governo e le elezioni evidenziano però le criticità del sistema politico tedesco e il ruolo crescente della BSW nel dibattito pubblico.
1. Cosa vuole la BSW?
Non esiste ancora un programma di base, ma già a novembre era chiaro quali fossero i principi cardine del nuovo partito: pace, economia sociale di mercato e un approccio più sfumato al dibattito sulla migrazione.
Nel suo anno di fondazione, il principale tratto distintivo della BSW consisteva nell’opposizione alla “politica estera basata sui valori” della coalizione di governo, proponendo invece una coerente politica di pace. Secondo la BSW, la strategia della ministra degli Esteri Annalena Baerbock e del ministro dell’Economia Robert Habeck non solo aveva causato gravi danni economici e aumentato il rischio di un’escalation della guerra in Ucraina, ma aveva anche portato la Germania, con le sue massicce forniture di armi, a sostenere una guerra di ritorsione contro i palestinesi.
- Details
- Hits: 2818
I dilemmi della Chiesa
di Moreno Pasquinelli
Rispettiamo il lutto sincero di tanti cattolici addolorati per la dipartita di Papa Bergoglio. Non riusciamo tuttavia ad aderire, Roma Caput Mundi, all’imponente piagnisteo messo in scena per le esequie del Pontifex Maximus, nella sua duplice veste di spirituale Vicario di Cristo e di successore politico del romano imperatore. Abbiamo il fondato sospetto che Francesco, quello vero, avrebbe rifiutato di prendere posto accanto a tanti satrapi e regnanti.
Se ci sottraiamo a quella che ha tutta l’aria di una frettolosa beatificazione da parte dei suoi veri o presunti adoratori, con medesima fermezza prendiamo le distanze dai suoi tanti nemici, nella gran parte dei casi anche nostri — compresi quelli clericali, molto spesso reazionari travestiti da tradizionalisti, Augusto Del Noce docet; né ci appartiene la dietrologica controversia sul “vero Papa”, tra seguaci della Sede Impedita e quelli della Sede Vacante, di cui la presunta congiura per defenestrare Ratzinger attraverso il ricatto dell’esclusione della banca vaticana dallo SWIFT.
* * * *
Non ci è possibile perdonare al Papa il peccato mortale di aver sostenuto l’Operazione Covid-19, l’aver fatto genuflettere la Chiesa davanti al nuovo Dio redentore delle sette transumaniste, la tecnoscienza, di cui la cosiddetta “vaccinazione” sarebbe stata niente meno che un “atto d’amore”.
- Details
- Hits: 3188
Morire con le mani in alto
di Davide Carrozza
Cari mamma e papà,
sono passati più di cinquant’anni dall’ultima lettera che vi ho scritto, poco tempo dopo alla Spiotta tutti i miei sogni rivoluzionari che in quella lettera vi descrissi, si dissolsero con due pallottole conficcate nella zona ascellare che bucarono il mio petto pieno di speranze. Come sapete già in tempi non sospetti dimostrai il mio spirito rivoluzionario quando dopo il mio 110 e lode con la mia tesi su Marx alzai il pugno sinistro per festeggiare. Quando qualche anno dopo fondai le Brigate Rosse insieme ad Alberto e Renato…ce lo dicemmo spesso. Dovevamo essere pronti a tutto. Pronti all’imponderabile, pronti all’irreparabile. Pronti a trascorrere in carcere gran parte della nostra vita, consci della forza del nostro nemico, lo stato. E questo bene che ci andasse. Dovevamo essere pronti a morire nei più atroci dei dolori in conflitti a fuoco estemporanei, perché fermati da una volante, perché beccati durante un esproprio, o perché già arrestati non in grado di continuare la lotta anche dal carcere. Pronti a tutto per la rivoluzione, perché chi sarebbe venuto dopo di noi trovasse la strada aperta al cambiamento, per stabilire gli equilibri tra chi ha tutto e chi non ha niente, fra quelli delle baraccate costruite con i cartoni e quelli dei Parioli. Cari genitori, sapevo bene che il mio destino era segnato, ma fra tutti i finali possibili della mia vita mai avrei immaginato l’epilogo che il fato mi serbò quel 5 Giugno del ’75. Mai mi sarei aspettata di morire con le mani in alto.
- Details
- Hits: 3018
“Eccezionale” quell’Occidente?
di Marco Aime*
Molte voci si sono levate contro le linee guida per l’insegnamento della storia, e, purtroppo, quell’incipit «Solo l’Occidente conosce la storia» ha finito per diventare celebre. L’autore, Ernesto Galli della Loggia, dopo aver affermato che «in Italia è rarissimo che si possa discutere nel merito: meglio denigrare l’interlocutore», si difende denigrando i suoi critici, accusandoli di non conoscere la lingua italiana. Non voleva dire che gli altri non hanno storia, ma «che solo in quell’area geo-storica che si chiama Occidente la conoscenza dei fatti storici e la riflessione su di essi ha dato vita a una dimensione culturale particolarissima…».
Il primo sistematico testo storico cinese, lo Shiji (Memorie di uno storico), fu scritto da Sima Qian nel II secolo avanti Cristo, e agli inizi del 700 dopo Cristo Liu Zhiji redigeva lo Shitong, in cui descrive lo schema generale delle storie dinastiche ufficiali del periodo degli Stati Combattenti, la loro struttura, i loro metodi, la sequenza, su cui si plasmerà la storiografia cinese a venire.
Il persiano al-Biruni (X secolo) scrive un trattato di cronologia dei popoli antichi (al-Āthār al-bāqiya), ricco di preziose notizie storiche e culturali, e un’opera d’insieme sull’India e la sua civiltà (Kitāb al-Hind), grazie alla sua conoscenza del sanscrito e al suo profondo interesse scientifico per una cultura straniera.
- Details
- Hits: 2711
Si potrebbe tutti quanti andare al tuo funerale…
di Pierluigi Fagan
(Passata la tempesta dei primi commenti me ne permetto uno anche io)
Francesco I era a capo di una comunità di credenti di circa 1,4 mld di persone. Distribuita nei vari paesi del mondo, anche quando non fa maggioranza assoluta lo è spesso relativa o è minoranza qualificata. Socialmente, culturalmente e quindi politicamente, ripartita per stati e società questa comunità pesa più della sua stretta numerica. In più, Francesco I veniva dal Sud America, guardava spesso all’Asia (e la Cina, vecchio pallino gesuita) e curava la penetrazione della sua Chiesa in Africa. In ottimi rapporti con l’area ortodossa, meno con la protestante (non tanto con gli anglicani ma con le sette americane), meno ancora con l’area ebraica, equilibrato nelle relazioni con l’islam a differenza del suo predecessore.
Insomma, possiamo pesare la sua influenza diretta e indiretta, come leader culturale di opinione, come influente per l’immagine di mondo, almeno al doppio della sua stretta area di credenza, il che ne ha fatto -sotto questo punto di vista- l’individuo più importante in senso globale e di gran lunga.
La maggioranza votante Bergoglio al Conclave condivideva se non altro l’idea generale che l’istituzione che dovrebbe curare ma anche espandere la credenza, dovendo guardare al presente ma anche il futuro del mondo, non poteva che constatare la contrazione di peso degli occidentali e l’espansione enorme dell’Africa ed il peso altrettanto enorme dell’Asia. Assieme al Sud America, queste tre aree pesano oggi l’85% del mondo, l’88% nel 2050.
- Details
- Hits: 1201

Škola kommunizma: i sindacati nel Paese dei Soviet
di Paolo Selmi
Seconda parte: Il 1905: chiave di volta e detonatore di cambiamenti epocali
"Cari compagni,
a distanza di tre anni riparto con la pubblicazione di questo lavoro, prima puntata qui
https://sinistrainrete.info/storia/22349-paolo-selmi-skola-kommunizma-i-sindacati-nel-paese-dei-soviet.html
interrotto a seguito dell'inizio della SVO.
Era già stato completato, e pubblicato integralmente su academia.edu e a puntate su resistenze.org.
In realtà, quanto segue rappresenta un inedito, a distanza di tre anni, dal momento che ogni puntata, e saranno tante, oltre dieci sicuramente, sarà rivista prima di QUESTA sua pubblicazione su sinistrainrete. E, come in questo caso, RISCRITTA E AMPLIATA, per esigenze di chiarezza espositiva su concetti tutt'altro che semplici. Questo, naturalmente, senza togliere una virgola dalle cronache e dagli aggiornamenti sulla SVO. Cercherò di sistemare una decina di cartelle alla settimana e inviarle alla redazione. Dovessi saltare una settimana, chiedo scusa in anticipo. Grazie a tutti. Con saluti comunisti,
Paolo Selmi"
* * * *
La domenica di sangue e la sconfitta militare contro i giapponesi contribuirono al crollo verticale di credibilità del regime zarista, da un lato, e all’aumento contestuale della stessa su quel versante opposto di recente formazione (perché allora, a differenza di oggi, c’era un “versante opposto”).
Dal punto di vista sindacale, notiamo che la sempre maggiore differenziazione non teorica (dal momento che anzi, al contrario, scioperi alimentavano manifestazioni e manifestazioni alimentavano scioperi), ma operativa fra istanze politiche, rappresentate dal POSDR, e istanze economiche rappresentate sino ad allora “in supplenza” dallo stesso POSDR, rese finalmente necessaria la creazione di un’istituzione sociale a esse preposta, il sindacato ovvero, alla russa: l’unione (sojuz) operaia (rabočij) delle professioni (professional’nyj, che nell’inversione di ordine fra aggettivi e sostantivo è профессиональный рабочий союз), da cui l’abbreviazione profsojuz1.
- Details
- Hits: 1296
La lunga frattura. Un contributo al dibattito su guerra e riarmo
di Infoaut
In questi mesi la storia corre veloce, in poco tempo alcuni dei capisaldi su cui si è retto l’ordine mondiale definitivamente consolidatosi dopo il crollo del muro di Berlino stanno vivendo profonde tensioni e ristrutturazioni.
Non sono che sintomi di processi più profondi e radicali che ribollono come magma sotto la crosta terrestre tentando di farsi strada, di trovare sbocchi, sfiati e infine ridefinire il paesaggio.
Obiettivo di questo testo è sì quello di fare uno sforzo di chiarezza poiché leggere quanto accade nel mondo intorno è un primo passo per immaginare dove intervenire in maniera efficace, ma anche uno strumento che vuole spingere a praticare un’ipotesi e a calpestare un terreno che, seppur pregno di limiti e ostacoli, si presta a essere una finestra di possibilità che si apre e che non va lasciata richiudersi senza nemmeno aver fatto un tentativo.
Proviamo a orientarci.
PRIMA PARTE
I movimenti tellurici
I primi segni superficiali di questi processi si sono avvertiti con la crisi del 2007-2008. La terra ha tremato, le forme che aveva assunto per i quarant’anni precedenti il sistema capitalista sono entrate in fibrillazione.
Non si può comprendere ciò che è venuto dopo senza considerare questo fatto nella sua interezza. Quelle scosse che avevano sconvolto i mercati finanziari sono state il segnale del magma che si stava rimettendo in moto.
- Details
- Hits: 2970
La guerra vista con gli occhi di Bertolt Brecht
di Eugenio Donnici
Quando le cronache di guerra continuano a riportare in primo piano le atrocità, gli orrori e le nefandezze dei crimini commessi dagli eserciti nei confronti della popolazione civile, quando la propaganda dei guerrafondai riesce a persuadere le menti deprivate dal pensiero critico che c’è un nemico alle porte dell’Occidente, che ha intenzione d’invaderci, o che le nostre case sono circondate dai terroristi, che arrivano con i barconi di ferro, pronti a seminare il panico sulle strade delle città occidentali, pertanto bisogna fermarli nei lager costruiti in quei paesi come la Libia, la Tunisia, la Turchia, eccetera, con i soldi della fiscalità generale, ossia dei contribuenti europei, e in primo luogo i lavoratori dipendenti, allora bisogna prendere in considerazione la prospettiva, come scrive Leo Essen, che i capitalisti stanno cercando di mettere in campo “notevoli quantità di ragione” per continuare i loro affari con altri mezzi, vale a dire la guerra. (1)
Non ci sono solo forze irrazionali che spingono in direzione della guerra, ci sono anche una serie di ragioni che vengono prodotte, anche se involontariamente, dal sistema formativo e di addestramento, connesso con quello di reclutamento. Quest’ultimo termine è usato con disinvoltura da chi si occupa della gestione delle risorse umane (forza lavoro) senza pensare per un attimo che la sua etimologia è legata all’arruolamento dei corpi militari.
- Details
- Hits: 3050
I guerrafondai che ballano sulla bara
di Dante Barontini
Nemmeno il tempo di inchiodare la bara del “papa pacifista” che ecco i guerrafondai si scatenano per cancellarne anche il ricordo, puntando dritto sull’obiettivo che a loro interessa: continuare la guerra. Anche senza sapere, né capire, per quale obbiettivo razionale. O almeno raggiungibile… Ma quale occasione – e location – migliore per raggiungere più obiettivi in un colpo solo?
Come sapete, non consideriamo il mondo dei media mainstream capace di alcuna autonomia di pensiero. Obbediscono ai proprietari, tra cui spicca ancora la famiglia Agnelli – ora declinata in Elkann – che almeno per quanto riguarda l’Italia rappresenta ancora il principale gruppo industriale privato (insieme alla semi-pubblica Leonardo) interessato alla produzione militare (tramite l’Iveco).
E quindi siamo obbligati a pensare che un ordine sia corso in tutte le redazioni: mettere nella bara anche ogni speranza di pace.
Bisogna conoscere il mestiere (da non confondere con il giornalismo degno di questo nome) e tutto diventa molto semplice. Non badate alla melassa di parole di circostanza seminate a ogni passo del corteo funebre, non badate alle dichiarazioni di questo o di quello (tutti personaggi importanti, per carità, ma per una giornata soltanto comparse di prima fila, davanti e contro i loro popoli).
- Details
- Hits: 12611
Vogliamo lasciarci alle spalle la vicenda pandemica?
di Andrea Zhok
Negli ultimi giorni, su pagine di cui ho stima, sono comparsi alcuni testi il cui senso di fondo – senza fare giustizia delle argomentazioni differenti – può essere riassunto in questi termini: “Lasciamoci la vicenda pandemica alle spalle una volta per tutte. Sono stati commessi errori, certo, ma continuare a ogni pie' sospinto a tornarvi sopra finisce per nutrire il settarismo dogmatico di una minoranza, e ciò rende difficile occuparsi di altri temi, più urgenti e importanti.”
Vorrei di seguito spiegare, nel mondo più conciso possibile, perché credo che questo appello, per quanto comprensibile, sia sbagliato.
Parto dal perché lo ritengo comprensibile.
È indubbio che nelle pieghe della critica alla gestione pandemica si sono incistati argomenti di livello molto diverso ed è emersa una tendenza al settarismo. È sicuro che, essendo stato per alcuni un forzoso “momento di sveglia politica”, esso è divenuto per quelli una sorta di paradigma con caratteri di unicità, il che è una forzatura. Ed è certo che la tendenza a vedere tutti gli eventi con occhiali forgiati dalla vicenda pandemica tende a creare, talora, una ripetitività fastidiosa (e anche controproducente per una stessa riflessione sul passato).
Tutto questo lo condivido e dunque capisco il moto di impazienza che può aver alimentato quelle pagine.
Ci sono però ragioni sostanziali per cui penso sia profondamente sbagliato ogni tentativo di “lasciarsi alle spalle” il problema. Nomino, senza pretese di esaustività, tre ragioni, nell’ordine.
- Details
- Hits: 2749
La spesa militare in Italia nel 2025. Il trucco del Mef
di Osservatorio Mil€x*
Negli ultimi giorni diversi esponenti del governo (dal ministro dell’Economia al ministro della Difesa) hanno confermato l’intenzione da parte dell’esecutivo di raggiungere il tanto chiacchierato obiettivo del 2% del prodotto interno lordo (Pil) in spesa militare.
Ne ha parlato anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nell’incontro alla Casa Bianca con Donald Trump. Ma come si potrà raggiungere tale livello e quale sarà la cifra reale da mettere sul tavolo? Prima di analizzare i freddi numeri, occorrono due premesse.
Come nasce l’obiettivo del 2% del Pil in spesa militare
La prima riguarda l’obiettivo ormai preso a punto di riferimento. Che – va sempre ricordato – non è una semplice applicazione di una richiesta Nato già prevista e decisa in maniera definitiva.
L’indicazione ai Paesi membri di dover raggiungere almeno il 2% del Pil in spesa militare fa capolino nel 2006 in un accordo informale dei ministri della Difesa. È stato ulteriormente rilanciato durante il vertice dei Capi di Stato e di governo del 2014 in Galles (obiettivo per il 2024) in cui si indicava anche una quota per investimenti del 20%. E poi ripetuto come un mantra negli ultimi anni per farlo passare come assodato e finalizzato.
- Details
- Hits: 1085
Una gigantesca partita a scacchi si sta giocando fra USA, Russia e Iran
di Roberto Iannuzzi
Il negoziato ucraino e quello sul nucleare iraniano rientrano in una più ampia battaglia per la ridefinizione degli equilibri mondiali. Mosca e Teheran hanno piena consapevolezza della posta in gioco
In mezzo a continui colpi di scena, smentite, dichiarazioni contraddittorie, accuse e controaccuse, i contorni generali del piano di pace che l’amministrazione Trump offre a Kiev e Mosca sono alla fine emersi.
Nel frattempo, l’inviato speciale del presidente americano, Steve Witkoff, oltre a giocare un ruolo di primo piano nel negoziato con la Russia è impegnato in un’altra trattativa cruciale e piena di incognite con l’Iran.
Non è esagerato dire che dall’esito dei due tavoli negoziali dipende una porzione rilevante degli equilibri mondiali e la pace in due regioni strategiche come Europa e Medio Oriente.
Esiste inoltre un legame fra le due partite diplomatiche, sebbene si giochino su scacchieri differenti.
Entrambe fanno parte del (disperato) tentativo di Washington di preservare un ruolo egemone, sebbene ridimensionato rispetto a quello della tramontata era unipolare americana, in un mondo che è sempre più chiaramente multipolare.
Ambiguità e incertezze del piano Trump
Che il piano di pace USA per risolvere il conflitto ucraino risulti appetibile anche ad uno solo dei contendenti è tutto da dimostrare. Esso chiede dolorose concessioni a entrambe le parti, ed è già stato definito essenzialmente inaccettabile dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Ma soprattutto, il piano sembra andare in direzione di un congelamento del conflitto, e non di una rimozione delle cause che lo hanno provocato.
In concreto, dunque, esso potrebbe risultare inammissibile anche per Mosca, sebbene i negoziatori russi, diplomaticamente più accorti di quelli ucraini, abbiano per ora evitato di sbilanciarsi.
- Details
- Hits: 1296
Marxismo occidentale e imperialismo
di John Bellamy Foster e Gabriel Rockhill
Parte prima: un dialogo
Pubblichiamo la prima parte di un dialogo tra John Bellamy Foster e Gabriel Rockhill che esaminano la storia e l'influsso del "marxismo occidentale", definito non da caratteristiche geografiche, ma dal rifiuto del marxismo sviluppato in Unione Sovietica, nel Sud globale, e persino del marxismo classico. Questa corrente di pensiero marxista, nata nel nucleo imperialista, invece di fronteggiare i problemi urgenti che la società di oggi deve affrontare, rappresenta una concessione al predominio dell’ideologia statunitense.
Gabriel Rockhill: Vorrei iniziare questa discussione affrontando, prima di tutto, un equivoco sul marxismo occidentale che è di interesse reciproco. Marxismo occidentale non equivale a marxismo in Occidente. È invece una versione particolare del marxismo che, per ragioni molto materiali, si è sviluppata nel cuore dell'impero dove c'è una significativa pressione ideologica per conformarsi ai suoi dettami e che condiziona le vite di coloro che vi lavorano. Tutto questo vale, in pratica, per gli stati capitalisti di tutto il mondo, ma non determina in modo rigoroso la ricerca e l'organizzazione marxista in queste aree. La prova più semplice di tutto ciò è il fatto che noi non ci identifichiamo come marxisti occidentali, anche se siamo marxisti che lavorano in Occidente, proprio come per il filosofo italiano Domenico Losurdo, il cui Western Marxism è stato recentemente pubblicato da Monthly Review Press.[*] Cosa pensi della relazione tra "marxismo occidentale" e "marxismo in Occidente"?
John Bellamy Foster: Non mi piace il termine "marxismo occidentale", in parte perché è stato adottato come forma di auto-identificazione da pensatori che rifiutano non solo il marxismo sovietico, ma anche gran parte del marxismo classico di Karl Marx e di Friedrich Engels, così come il marxismo del Sud globale. Contemporaneamente, gran parte del marxismo in Occidente, e le analisi più materialiste, politico-economiche e storiche, sono tendenzialmente esclusi da questo tipo di marxismo occidentale auto-identificato, che tuttavia si è posto come arbitro del pensiero marxista e ha dominato la marxologia. Di solito, nell'affrontare la questione del marxismo occidentale dal punto di vista teorico, io sottolineo che ciò con cui abbiamo a che fare è una specifica tradizione filosofica. Questa è iniziata con Maurice Merleau-Ponty (e non con György Lukács, come comunemente si suppone), ed è stata caratterizzata dall'abbandono del concetto di dialettica della natura associato a Engels (ma anche a Marx). Ciò significa che la nozione di marxismo occidentale si allontana sistematicamente da un materialismo ontologico in termini marxisti, e gravita verso l'idealismo, che ben si adatta alla rimozione della dialettica della natura.
- Details
- Hits: 937
Rileggendo Marx. Appunti sui libri II e III del Capitale
di Carlo Formenti
2. Sui rapporti fra il modo di produzione capitalistico e le altre forme sociali
Avvertenza: le parentesi quadre contengono chiarimenti o aggiunte del sottoscritto. Viceversa i termini in corsivo sono degli autori citati, salvo eccezioni esplicitamente segnalate.
Secondo Marx, la forma di merce che i prodotti del lavoro umano tendono ad assumere a mano a mano che le forze produttive si sviluppano, tanto da generare una eccedenza rispetto alle esigenze del consumo immediato, e le relazioni sociali (scambio mercantile) che ne derivano, non vanno classificati solo fra i presupposti della nascita del modo di produzione capitalista, ma rappresentano anche e soprattutto gli agenti che consentono a quest’ultimo di assimilare-integrare tutte le forme sociali con cui esso viene a contatto. Entrambe queste funzioni sono ampiamente discusse sia nel Libro II che nel Libro III del Capitale.
Nel capitolo XX del III Libro leggiamo: “Qualunque sia il modo di produzione sulla cui base si producono i prodotti che entrano come merci nella circolazione – la comunità primigenia o la produzione schiavistica, la produzione a opera di piccoli contadini e piccoli artigiani o la produzione capitalistica -, ciò nulla cambia al loro carattere di merci; e come merci essi devono attraversare il processo di scambio e i mutamenti di forma [cioè M-D e D-M] che lo accompagnano” (pp. 411-412).
Il medesimo concetto è spiegato in modo più ampio e dettagliato nel capitolo IV del II Libro: “il ciclo del capitale industriale, vuoi in quanto capitale denaro, vuoi in quanto capitale merce, si incrocia con la circolazione di merci dei più svariati modi di produzione sociale, nei limiti in cui questa è nello stesso tempo produzione di merci.
- Details
- Hits: 2603
Il “caso” del giovane Victor Serge
di Diego Giachetti
Dal n. 9 (primavera 2025) di Collegamenti per l’organizzazione diretta di classe
Quella che ci sottopone Claudio Albertani è una ricerca approfondita e minuziosa sul giovane Victor Serge (Il giovane Victor Serge. Ribellione e anarchia (1890-1919), BFS Edizioni, Ghezzano (PI) 2024).l
Il suo percorso formativo è opportunamente inserito nel contesto storico della crescita e diffusione, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, di correnti di pensiero anarchiche prive, com’è tipico di questo movimento, di un centro unico di direzione e di linea teorico-politica. Erano, e ancora lo sono, voci plurali che si esprimevano in una pubblicistica variegata, non ripetitiva, ma creativa, con analisi e interpretazioni della situazione sociale e del significato dell’essere anarchici in quel periodo.
Emerge la figura di un intellettuale impegnato nella lotta politica il cui pensiero non si combina con alcuna ortodossia precostituita. La sua vita si risolse in un consumarsi di rotture. Con gli anarchici prima, coi bolscevichi poi e infine con lo stesso Trotskij. Se una coerenza la si vuol proprio trovare, essa risiede nell’essere stato un ottimo scrittore, nella tragedia o nella vittoria della rivoluzione. Distintivo dei suoi romanzi è la messa in scena delle lotte sociali in modo non ideologico, mediante una pluralità di voci, atteggiamenti e punti di vista contrastanti. Romanzi che non trasmettono una linea politica e ancor meno occultano le contraddizioni della vita reale.
- Details
- Hits: 3113
Si può ancora pensare dopo Gaza? Bifo e la fine dell’umano
di coltrane59
Si può davvero ancora pensare dopo Gaza?
Pensare dopo Gaza è un saggio sulla ferocia e la terminazione dell’umano, come indicato nel sottotitolo del libro di Bifo uscito nel febbraio 2025 per la casa editrice indipendente Timeo.
Ultimamente recensire i libri di Bifo è veramente difficile ma proveremo a definire delle linee di lettura e di pensiero che si sforzano di capire, aprire varchi, indicare cosa vuol dire pensare oggi, dopo Gaza e dopo quel 1900 che sembrava, dopo Auschwitz e Hiroshima, dirci “mai più”…
La ferocia
Proprio dopo Auschwitz e dopo Hiroshima, dopo i continui avvertimenti sui rischi di guerre, povertà, miserie culturali e falsi miti, dittature e tecnologie usate per uccidere, siamo di fronte, in quel cimitero spettrale a cielo aperto che è Gaza, al “ritorno della ferocia come unico regolatore degli scambi tra gli umani che segna il processo di estinzione della cosiddetta civiltà”, dove ogni forma di linguaggio e di spettacolo di tv, media, social diventa uno strumento di sterminio.
- Details
- Hits: 2735
Parla Amirhossein Sabeti
di Enrico Tomaselli
Questa è una breve intervista, realizzata dalla redazione di Middle East Spectator, con Amirhossein Sabeti, un parlamentare iraniano conservatore.
L’ho tradotta e pubblicata perché ritengo sia interessante per capire sia le dinamiche politiche dell’Iran, sia quelle delle attuali relazioni iraniane con gli Stati Uniti.
Innanzitutto, una breve introduzione: chi è il Dott. Amirhossein Sabeti?
Il Dott. Amirhossein Sabeti è un membro del parlamento iraniano. Nato a Teheran nel 1988, dopo aver frequentato il liceo umanistico, ha superato brillantemente l’esame di ammissione nazionale ed è stato ammesso all’Università di Teheran, presso la Facoltà di Giurisprudenza e Scienze Politiche, nel 2006.
Durante gli studi universitari, si è dedicato al dibattito politico, affermandosi rapidamente come appassionato oratore e guadagnandosi la reputazione di voce guida dell’attivismo studentesco, diventando infine deputato politico dell’Organizzazione Studentesca Basij dell’Università di Teheran nel 2011.
- Details
- Hits: 2462
L’immaginario marxismo-gentilismo di Gramsci
di Alessio Frau
Il dilettantistico revisionismo storico
L’idea di passare la Pasqua in biblioteca non mi metteva esattamente il sorriso, ma l’atmosfera uggiosa e grigia sembrava perfetta per concentrarsi e lasciarsi andare a qualche dilettantistica riflessione mistica sul mistero della resurrezione e sul suo significato culturale. Mi è infatti tornata alla mente la definizione che Hegel dà della forma nella parte sulla Religione, e in particolare sulla religione artistica o estetica, nella Fenomenologia dello Spirito: “Questa forma è la notte in cui la sostanza fu tradita, e si fece soggetto” [1].
Sorvolando sul significato che assume nel contesto dell’opera hegeliana, questa evocativa citazione ha appagato, almeno per il momento, la mia voglia di sacro, data dalla mancanza di un pranzo come si deve in Sardegna. Ma ancora non sapevo che quella citazione avrebbe assunto un significato del tutto peculiare in quella strana giornata.
A farmi ripiombare nello sconforto è stato poi infatti il quotidiano Libero, che nel numero del 19 aprile, ha ospitato, a pagina 25, una riflessione (anche se chiamarla così è già fare un complimento) di Claudio Siniscalchi, già docente di Storia e teoria del cinema all’Università Pontificia Salesiana. Nell’articolo si celebra il centesimo anniversario della pubblicazione, avvenuta il 21 aprile 1925, del Manifesto degli intellettuali fascisti agli intellettuali di tutte le nazioni curato dal filosofo, al tempo ex Ministro della Pubblica istruzione e senatore, Giovanni Gentile.
- Details
- Hits: 862
Lenin: teoria e prassi internazionalista
di Rete Dei Comunisti
In occasione della ricorrenza della nascita di Lenin, a 155 anni dal 22 aprile 1870, cogliamo l’occasione per rendere omaggio al rivoluzionario che tentò l’assalto al cielo portando alla vittoria la Rivoluzione bolscevica che realizzò la prima esperienza di socialismo reale della storia.
A testimonianza dell’attualità di Lenin, scegliamo di approfondire la “paternità leniniana” dell’anticolonialismo bolscevico, ricostruendo per sommi capi il processo di elaborazione teorica sulla questione nazionale e coloniale, dagli inizi del 1900 fino agli anni immediatamente successivi alla rivoluzione. È in questi anni, infatti, che Lenin sviluppa quelle coordinate teoriche che forniranno da bussola per tutto il movimento comunista internazionale nel suo complesso, lungo tutto il corso del Novecento, fino ancora a oggi.
Su quest’aspetto rimandiamo alla prima sessione del forum organizzato dalla Rete dei comunisti: “Elogio del Comunismo del Novecento”, svoltosi a Roma, il 4-5-6 ottobre 2024, di cui è disponibile la registrazione audio-video degli interventi, nonché la pubblicazione cartacea degli atti che è in corso di presentazione in differenti città italiane.
Di fronte all’attacco sistematico dell’Occidente imperialista nei paesi del Sud globale, di fronte al genocidio in Palestina e all’escalation bellica promossa dall’Unione Europea, l’eredità teorica leniniana, che allora costituiva l’unico argine alla Prima guerra mondiale, torna oggi materia viva con cui affrontare le sfide del presente.
- Details
- Hits: 1108
Ultima chiamata per la pax americana: il no di Ucraina ed Europa
di Gianandrea Gaiani
“Putin deve perdere in Ucraina”.
“Non è il momento di negoziare, Kiev può vincere la guerra e vincerà”.
Boris Johnson, primo ministro britannico, 30 maggio e 26 giugno 2022
“Penso di aver raggiunto un accordo con la Russia. Dobbiamo raggiungere un accordo con Zelensky … ma finora è stato più difficile”.
Con queste parole il presidente statunitense Donald Trump ha sintetizzato nella tarda serata di ieri (ora europea) la situazione al termine di una giornata convulsa caratterizzata dal rinvio degli incontri previsti a Londra per la pace in Ucraina a livello di ministri degli Esteri a causa delle profonde divergenze tra l’Ucraina e gli alleati occidentali circa il piano di pace proposto dagli Stati Uniti.
Il Foreign Office ha precisato che si è tenuto comunque un incontro a livello inferiore e che “i colloqui a livello ufficiale proseguiranno” ma il fallimento del summit è apparso a tutti evidente dopo che il Segretario di Stato americano Marco Rubio e l’inviato speciale della Casa bianca Steve Witkoff avevano annunciato nella mattinata di ieri che non sarebbero andati a Londra.
Decisione assunta, secondo il New York Times, in seguito alle dichiarazioni del presidente ucraino Volodymyr Zelensky che aveva chiarito che Kiev “non riconoscerà legalmente l’occupazione della Crimea” da parte dei russi.
Nei giorni scorsi Rubio aveva dichiarato che gli Stati Uniti erano pronti ad abbandonare i negoziati se non ci fossero stati progressi tangibili verso una soluzione della crisi. Dopo il forfait di Rubio anche i ministri degli Esteri di Francia e Germania hanno annullato il viaggio a Londra.
A spiegare implicitamente le ragioni del fallimento del summit ha provveduto la Presidenza francese con un comunicato che spiega che “il rispetto dell’integrità territoriale e della vocazione europea dell’Ucraina sono esigenze molto forti degli europei” aggiungendo che “l’obiettivo resta quello di costruire un approccio comune che gli Stati Uniti potrebbero presentare ai Russia“.
- Details
- Hits: 727
La lotta di classe con l’arma dei dazi
di Alfonso Gianni
C’è del metodo nella follia di Trump, che con i dazi punta a riconquistare il baricentro dell’economia e della politica mondiale. La consonanza ideologica con la nostra Presidente del Consiglio non ci aiuterà. L’Europa deve rendersi indipendente dal disegno USA spezzando il sistema di guerra che gli è proprio e aprendosi al Sud Globale
Che il viaggio a Washington della presidente Giorgia Meloni potesse portare a risultati concreti sul fronte della guerra commerciale era davvero difficile pensarlo, specialmente dopo che la proposta di “zero dazi” tra USA e Europa era stata respinta nettamente dall’Amministrazione statunitense e ribadita al Commissario europeo per il commercio, Maros Sefcovic. Allo stesso tempo supporre che Donald Trump potesse assumere posizioni sostanzialmente diverse da quelle brutalmente aggressive, appena temperate dalla tregua dei 90 giorni, per di più alla vigilia di importanti riunioni del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale era altrettanto impensabile. Oltre tutto la natura della visita della Meloni era stata messa in dubbio da più parti, se si trattava di una missione per conto della UE – non bastavano le telefonate con Ursula von der Leyen per accreditarla – o di un bilaterale Italia-USA, come i suoi fedelissimi nel Governo italiano avevano prudentemente detto alla vigilia della su partenza. Cosicché l’incontro si è svolto in un’aura di indeterminatezza che in fondo faceva comodo alla Meloni, potendo in questo modo vendere nel modo più favorevole qualunque tipo di esito, evitando le strette di una valutazione sui risultati concreti, avendo avvolto nel fumo gli obiettivi di partenza. La risposta di Trump all’invito a venire a Roma è rimasta indeterminata nei tempi e negli scopi e, secondo la stessa Meloni, non si sa se in quel caso intenderà farne sede di trattativa con la UE. Non a caso l’incontro con la stampa italiana, previsto prima della partenza da Washington, è stato sconvocato e la Meloni ha risolto con un whatsapp che definiva, in termini del tutto rituali e burocratici, l’incontro con il Presidente USA come un “confronto ideale e costruttivo”.
Il timore di una brusca accoglienza da parte di Trump è stato volutamente ingigantito per potere poi presentare come una vittoria i sorrisi e le parole di encomio che Trump non ha lesinato alla ospite italiana. Anche qui non c’è da stupirsi, dal momento che la Meloni poteva vantare un feeling di vecchia data con The Donald, avendolo sostenuto nelle sue accuse di brogli elettorali nel 2020.
- Details
- Hits: 2695
Usa: l'inutile, brutale, illegittima guerra contro lo Yemen
di Davide Malacaria
“Il presidente Trump è entrato in carica promettendo di svincolare l’esercito americano dalle sue costose guerre senza fine in Medio Oriente. Dopo tre mesi, è coinvolto nello stesso tipo di campagna militare senza fine che ha afflitto i suoi predecessori e che potrebbe portare a una guerra più ampia contro l’Iran”. Così W. J. Hennigan sul New York Times sulla brutale guerra contro lo Yemen.
“L’esercito, impegnato in una controversa missione per fermare gli attacchi degli Houthi provenienti dallo Yemen contro le navi commerciali nel Mar Rosso, sta accumulando sempre più potenza di fuoco nella regione […]. Si tratta di un’operazione in cui gli Stati Uniti non solo non sono riusciti finora a ripristinare il traffico regolare attraverso la rotta marittima che collega l’Oceano Indiano al Mediterraneo attraverso il Canale di Suez, ma che ha anche spinto l’amministrazione Trump in una spirale vorticosa con prospettive di escalation dalla quale, più passano i giorni, più sarà sempre più difficile ritirare l’esercito americano”.
“Si considerino le spese: due gruppi d’attacco di portaerei, la cui operatività costa circa 6,5 milioni di dollari al giorno ciascuno, sono ancorati al largo delle coste dello Yemen. Bombardieri B-2 invisibili, progettati per bombardare l’Unione Sovietica e che costano circa 90.000 dollari ogni ora di volo, hanno condotto diversi attacchi aerei”.
- Details
- Hits: 2868
Tanta barbarie su Gaza, tante fake sulla Russia
di Elena Basile*
Mi capita di incontrare persone del ceto medio, anche molto cortesi e istruite, capaci per certi aspetti di esibire una certa umanità nei confronti dei consimili, che d’improvviso mi fanno gelare il sangue nelle vene, pronunciando espressioni relative al genocidio di Gaza di chiara approvazione della carneficina in corso, anche dell’omicidio dei bambini:
“Beh poi crescono e divengono terroristi”.
Mi sembra evidente che l’umanità sia destinata a ripetere i propri crimini. Gli ebrei venivano considerati ladri e persone infami, non potevano indurre a compassione. Ugualmente i bambini di pochi anni trucidati da Israele non possono ispirare alcuna pietà, appartenendo essi alla categoria subumana dei terroristi.
La barbarie avanza. Il noi e il loro ritorna prepotente. Il cattivo di turno è cangiante, ora islamista, ora russo, ora palestinese. C’è sempre una buona ragione per escluderlo, demonizzarlo, massacrarlo.
È vero, a Gaza i bambini sopravvissuti agli stermini israeliani hanno buone chances di combattere Israele con la lotta armata. Non vi sono canali politici. Difficile combattere una potenza occupante con altri metodi. Craxi e Andreotti avevano compreso come soltanto la fortuna permettesse ad alcuni di essere rispettabili cittadini e trasformasse altri in criminali.
Non si stancavano di ammettere che se fossero nati in una prigione a cielo aperto, sarebbero divenuti anch’essi terroristi.
La razionalità vorrebbe che al fine di eliminare il pericolo terrorista si cancellassero le sue cause profonde in Palestina. Sarebbe essenziale porre fine all’assedio di Gaza, all’occupazione illecita della Cisgiordania.
- Details
- Hits: 2933
Critica, ragione e ricordo: un requiem per il giornalismo
di Il Chimico Scettico
https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/04/19/critica-della-ragione-pandemica-tinari-giornalismo/7957844/
L'agonia della democrazia italiana è alimentata da politiche emergenziali che si susseguono senza soluzione di continuità. Una politica emergenziale ha bisogno di un apparato propagandistico che la maggioranza del giornalismo è sempre stata pronta a fornire. L'impressione è che neanche ci fosse bisogno di chiederglielo.
Lasciando da parte considerazioni usurate e facili da pervertire ("La storia serve a non ripetere gli stessi errori", "La qualità dell'informazione determina la qualità di una democrazia") vorrei solo ricordare che prima della crisi pandemica, ormai quasi dieci anni fa, un tweet di Roberto Burioni o uno di Walter Ricciardi bastava a fare una notizia, così come trenta anni fa un entomologo era diventato l'esperto di OGM per eccellenza. Più che nel cercare le fonti il giornalismo italiano ha una lunga storia nel crearsele su misura, conformi all'hype del momento. È il meccanismo di creazione dei "competenti" nel sistema mediatico italiano - e in automatico chi non si allinea all'hype, indipendentemente dalle sue qualifiche, per magia diventa "non competente". Le eccezioni sono rare.
In ragione di tutto ciò, dall'esterno, non stupise che il lavoro di Serena Tinari sui metodi del giornalismo di inchiesta in materia di sanità sia caduto nel nulla: semplicemente non funzionale alla missione della maggioranza del giornalismo che non è informare, ma orientare la pubblica opinione, esattamente come il fact-checking a cui lo stesso giornalismo si è rivolto.
- Details
- Hits: 2467
Il piano Kellog è un disastro per Trump
di Alastair Crooke
La guerra politica a Washington è endemica. Ma il numero delle vittime al Pentagono ha iniziato a salire vertiginosamente. Tre dei principali consiglieri del Segretario alla Difesa Hegseth sono stati messi in congedo e poi licenziati. La guerra continua, con lo stesso Segretario alla Difesa ora nel mirino.
Ciò che conta è che l’attrito con Hegseth avviene in un contesto di accesi dibattiti interni all’amministrazione Trump sulla politica iraniana. I falchi vogliono l’eliminazione definitiva di tutte le capacità nucleari e belliche dell’Iran, mentre molti “frenatori” mettono in guardia contro un’escalation militare; Hegseth, a quanto pare, era tra coloro che mettevano in guardia contro un intervento in Iran.
I recenti licenziamenti del Pentagono sono stati tutti identificati come fattori di restrizioni. Uno di questi, Dan Caldwell, ex consigliere di Hegseth e veterano dell’esercito, ha scritto un post in cui criticava duramente i “Falchi dell’Iran” ed è stato successivamente licenziato. È stato poi intervistato da Tucker Carlson. In particolare, Caldwell descrive in termini feroci le guerre americane in Iraq e Siria (“criminali“). Questo sentimento negativo nei confronti delle precedenti guerre americane è un tema crescente, a quanto pare, tra i veterani statunitensi di oggi.
I tre membri dello staff del Pentagono sono stati sostanzialmente licenziati non perché avevano fatto trapelare la notizia, ma a quanto pare perché avevano convinto Hegseth a non sostenere la guerra contro l’Iran; i sostenitori del “First Israel” non hanno rinunciato a quella guerra.
Page 46 of 617
Gli articoli più letti degli ultimi tre mesi
Carlo Di Mascio: Diritto penale, carcere e marxismo. Ventuno tesi provvisorie
Carlo Lucchesi: Avete capito dove ci stanno portando?
Fulvio Grimaldi: Ebrei, sionismo, Israele, antisemitismo… Caro Travaglio
Elena Basile: Maschere e simulacri: la politica al suo grado zero
Emiliano Brancaccio: Il neo imperialismo dell’Unione creditrice
Francesca Albanese: Palestina. Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio
Elena Basile: Gaza, i "risvegli" tardivi e gli insegnamenti di Hannah Arendt
Paolo Ferrero: L’accordo sui dazi? Una schifezza. L’Europa si svende alle multinazionali Usa
Sergio Fontegher Bologna: Milano dall’elettronica alle aragoste
Pino Arlacchi: L’ultima primavera di popolo in Iran
Redazione: Come uscire dalla crisi del neoliberalismo?
Francesco Piccioni: L’Unione Europea è un cane morto
Pino Cabras: Tre schiaffi in tre giorni: Cina, Qatar e USA ridicolizzano l’UE di von der Leyen & Co.
Andrea Zhok: Il fallimento storico delle liberaldemocrazie
Nico Maccentelli: Cosa ci dice l’incontro Putin Trump
Roberto Iannuzzi: Il grottesco teatro dell’assurdo attorno allo sterminio per fame di Gaza
Fulvio Grimaldi: Il 7 ottobre come l’11 settembre. E c’è chi ancora ci casca --- Terrorista a chi?
Redazione Contropiano: Non c’è posto in Alaska per le follie “europeiste”
comidad: Non sono russofobi, semmai italofobi
Giuseppe Masala: Il Summit Putin-Trump in Alaska certifica le gerarchie mondiali
Piccole Note: Anchorage: avviato il disgelo Usa-Russia
comidad: La bolla vittimo-sionista
Paul Craig Roberts: L’incontro tra Putin e Trump: il trionfo dell'illusione sulla realtà
Dante Barontini: L'”Europa” deve ora decidere come perdere
Sergio Fontegher Bologna: Milano: al nocciolo della questione
Gli articoli più letti dell'ultimo anno
Carlo Di Mascio: Hegel con Pashukanis. Una lettura marxista-leninista
Giovanna Melia: Stalin e le quattro leggi generali della dialettica
Andrea Del Monaco: Landini contro le due destre descritte da Revelli
Andrea Zhok: La violenza nella società contemporanea
Carlo Di Mascio: Il soggetto moderno tra Kant e Sacher-Masoch
Jeffrey D. Sachs: Come Stati Uniti e Israele hanno distrutto la Siria (e lo hanno chiamato "pace")
Jeffrey D. Sachs: La geopolitica della pace. Discorso al Parlamento europeo il 19 febbraio 2025
Salvatore Bravo: "Sul compagno Stalin"
Andrea Zhok: "Amiamo la Guerra"
Alessio Mannino: Il Manifesto di Ventotene è una ca***a pazzesca
Eric Gobetti: La storia calpestata, dalle Foibe in poi
S.C.: Adulti nella stanza. Il vero volto dell’Europa
Yanis Varofakis: Il piano economico generale di Donald Trump
Andrea Zhok: "Io non so come fate a dormire..."
Fabrizio Marchi: Gaza. L’oscena ipocrisia del PD
Massimiliano Ay: Smascherare i sionisti che iniziano a sventolare le bandiere palestinesi!
Guido Salerno Aletta: Italia a marcia indietro
Elena Basile: Nuova lettera a Liliana Segre
Alessandro Mariani: Quorum referendario: e se….?
Michelangelo Severgnini: Le nozze tra Meloni ed Erdogan che non piacciono a (quasi) nessuno
Michelangelo Severgnini: La Libia e le narrazioni fiabesche della stampa italiana
Diego Giachetti: Dopo la fine del comunismo storico novecentesco
E.Bertinato - F. Mazzoli: Aquiloni nella tempesta
Autori Vari: Sul compagno Stalin

Qui è possibile scaricare l'intero volume in formato PDF
A cura di Aldo Zanchetta: Speranza
Tutti i colori del rosso
Michele Castaldo: Occhi di ghiaccio

Qui la premessa e l'indice del volume
A cura di Daniela Danna: Il nuovo volto del patriarcato

Qui il volume in formato PDF
Luca Busca: La scienza negata

Alessandro Barile: Una disciplinata guerra di posizione
Salvatore Bravo: La contraddizione come problema e la filosofia in Mao Tse-tung

Daniela Danna: Covidismo
Alessandra Ciattini: Sul filo rosso del tempo
Davide Miccione: Quando abbiamo smesso di pensare

Franco Romanò, Paolo Di Marco: La dissoluzione dell'economia politica

Qui una anteprima del libro
Giorgio Monestarolo:Ucraina, Europa, mond
Moreno Biagioni: Se vuoi la pace prepara la pace
Andrea Cozzo: La logica della guerra nella Grecia antica

Qui una recensione di Giovanni Di Benedetto
















































