Fai una donazione

Questo sito è autofinanziato. L'aumento dei costi ci costringe a chiedere un piccolo aiuto ai lettori. CHI NON HA O NON VUOLE USARE UNA CARTA DI CREDITO può comunque cliccare su "donate" e nella pagina successiva è presente (in alto) l'IBAN per un bonifico diretto________________________________

Amount
Print Friendly, PDF & Email

analisidifesa

Gli gnomi bellicosi

di Gianandrea Gaiani

Fronten.jpgLa stragrande maggioranza delle nazioni europee, stati membri di UE e NATO, in prima fila nell’esortare il continente al riarmo per essere pronti a combattere i russi che entro pochi anni di certo invaderanno l’Europa (fino a Lisbona come diceva qualche illustre opinionista italiano), non dispongono di forze da combattimento numericamente credibili e non sarebbero in grado, in caso di guerra aperta, neppure di presidiare i propri confini, figuriamoci di difenderli.

Basta prendere le dichiarazioni roboanti dei diversi premier, ministri e in qualche caso di capi di stato maggiore o alti ufficiali (soprattutto in Nord Europa) e confrontarli con i dispositivi militari che queste nazioni “bellicose” sono in grado di mettere in campo oggi, cioè tre anni mezzo dopo l’inizio della guerra in Ucraina che, a dire di molti, vede i soldati di Kiev combattere anche per noi.

In molti casi, la consistenza degli strumenti militari di diverse nazioni europee si rivela un bluff, ancor più clamoroso se lo si affianca alla veemenza con cui esaltano il rischio di guerra con la Russia e la necessità di un massiccio riarmo, sollecitando e pressando politicamente le grandi nazioni europee che dispongono di forze armate quanto meno credibili nei numeri e nelle capacità.

 

Avvertenze

I dati citati in questo articolo provengono dal Military Balance 2025 dell’International Institute fior Strategic Studies. Nelle valutazioni non è stato tenuto conto delle riserve mobilitabili nei diversi paesi in caso di guerra.

Non si tratta di una dimenticanza ma della considerazione che i tempi di mobilitazione, addestramento e inserimento in prima linea dei riservisti richiedono nella miglior delle ipotesi molte settimane.

Inoltre, il richiamo in servizio di cittadini/riservisti in tempo di guerra può riservare sgradite sorprese, come hanno appreso i russi nel settembre 2022 quando il richiamo di 300 mila riservisti determinò la fuga all’estero di migliaia di cittadini soggetti potenzialmente alla chiamata alle armi.

Che dire poi dell’Ucraina, dove da due anni gli arruolamenti avvengono in buona parte in modo forzato, i disertori certificati sono 230 mila e i renitenti alla leva che si nascondono per sfuggire al reclutamento sono oltre 800 mila e almeno altrettanti sono i cittadini maschi arruolabili fuggiti all’estero.

Considerando lo scarso appeal che riscuote tra i popoli europei l’allarme lanciato dai governi per l’imminente invasione russa e le iniziative finanziarie per gonfiare la spesa militare, non c’è motivo di credere che i riservisti accetterebbero con entusiasmo di affrontare le armate di Putin.

Anche in base a queste valutazioni questo articolo prende in esame solo le forze militari (per lo più quelle terrestri) in servizio oggi in diverse nazioni europee.

Se si escludono Italia, Francia, Polonia e Germania che dispongono di dispositivi militari numericamente credibili insieme forse alla Gran Bretagna (i cui effettivi si stanno però molto assottigliando così come le complessive capacità delle sue forze armate), alla  Spagna e alla Romania, sono le nazioni che sono o si considerano “in prima linea” contro la minaccia russa o che premono maggiormente sul piano politico chiedendo il pugno di ferro con Mosca a sorprendere per l’esiguità e l’irrilevanza dei propri strumenti militari, specie quelli terrestri.

Un’esiguità che appare ancora più drammatica se confrontata con le esigenze di un conflitto convenzionale che “divora” e logora truppe, munizioni ed equipaggiamenti come quello in corso in Ucraina.

 

Forze  irrisorie

Nel caso della Finlandia occorrerebbe chiedersi in base a quali valutazioni militari abbia scelto, con l’ingresso nella NATO, di trasformare gli un tempo tranquilli e neutrali 1.340 chilometri di confine con la Russia in una “cortina di ferro” quando non è in grado neppure di presidiarli.

Con forze armate che schierano in tutto meno di 24mila militari, l’esercito conta su 17 mila uomini di cui solo 4.400 professionisti e 13mila coscritti, con 200 carri Leopard 2A4/A6 e un ben  nutrito parco artiglieria composta da circa 700 obici trainati, semoventi e lanciarazzi campali (molti datati e da assegnare ai reparti di riservisti) e 64 aerei da combattimento per difendere una nazione più grande dell’Italia ma con meno di 6 milioni di abitanti.

Per rendere l’idea con un esempio bellico concreto, l’intero esercito finlandese sarebbe insufficiente a presidiare il settore di Pokrovsk dove oggi gli ucraini schierano oltre 20 mila militari. Non a caso la Finlandia, come la Polonia e le tre Repubbliche Baltiche, stanno uscendo dal Trattato di Ottawa che mette al bando le mine antiuomo, oggi necessarie a minare i confini con Russia e Bielorussia.

A Helsinki serviranno diversi milioni di mine per proteggere un confine con la Russia che nessuno aiuterà i finlandesi a presidiare, specie oggi che Washington punta a ridurre, non certo ad aumentare, il suo impegno in ambito NATO e la presenza di forze statunitensi in Europa.

La Norvegia, baluardo contro la Russia nell’estremo nord dell’Europa, più estesa dell’Italia ma con soli 5,5 milioni di abitanti, schiera appena 25mila militari di cui 8.400 nell’esercito (per oltre la metà coscritti). In termini operativi l’intero esercito norvegese schiera meno truppe di quanti ne metta in campo oggi l’Ucraina per difendere la roccaforte di Kostantinyvka, settore presidiato da circa 10mila militari.

Pochissimi anche solo per difendere il limitato confine con la Russia di appena 120 chilometri, figuriamoci l’intero territorio nazionale, con un armamento pesante composto da 28 obici semoventi K9 e 36 vecchi carri Leopard 2A4, in attesa di 54 Leopard 2A8 che saranno operativi solo dal 2031, probabilmente dopo l’invasione russa che molti in Europa hanno previsto entro 3/5 anni.

Che dire poi della Svezia, entrata nella NATO come la Finlandia sull’onda della minaccia russa, con forze armate composte da meno di 15mila militari dei quali 6.800 nell’esercito per difendere una nazione grande una volta e mezzo l’Italia con meno di 11 milioni di abitanti.

Con soli 100 carri armati Leopard 2A5 e 26 obici d’artiglieria semovente dispone però di un centinaio di aerei JAS 39 Gripen da combattimento e moderni sistemi di difesa aerea oltre ad avere il vantaggio di non confinare con la Russia.

Di fatto il numero di soldati pronti al combattimento dell’intero esercito svedese potrebbe essere nel migliore dei casi pari a quelli che può schierare la Brigata Folgore, composta da circa 5.000 paracadutisti.

La Danimarca della premier Mette Frederiksen, pasionaria del contrasto alla Russia che non perde occasione per spronare l’Europa a riarmarsi, ha trasferito all’Ucraina tutta l’artiglieria del suo esercito che conta appena 5.700 soldati su 13mila che compongono le forze armate. Quanti potrebbe inviarne in una guerra contro la Russia?

In Afghanistan ne schierò circa 750. Del resto l’esercito danese oggi ha solo 2 obici d’artiglieria e la sua aeronautica alla fine del processo di ammodernamento che la vedrà cedere all’Ucraina i suoi ultimi 30 F-16 risalenti agli anni ’80 potrà contare in tutto su appena 27 aerei da combattimento F-35A.

Nei Balcani la Bulgaria schiera un esercito di appena 17mila uomini, insufficienti a difendere il territorio nazionale, figuriamoci a intervenire in aiuto a nazioni alleate della NATO o all’Ucraina. Anche nei cieli i suoi 19 vecchi Mig 29 e Sukhoi Su-25 di origine sovietica avrebbero ben poche carte da giocare.

La Croazia invece schiera 16.800 militari di cui 7.800 nell’esercito e nei cieli può far combattere ben 7 cacciabombardieri  Rafale acquisiti di seconda mano dall’Aeronautica francese.

Il Montenegro, pronto a inviare istruttori militari per addestrare gli ucraini, schiera forze armate di 2.700 uomini di cui 1.700 nell’esercito che però è privo di carri armati, ha solo 12 vecchi obici di tipo sovietico, non dispone di forze aeree né di missili per la difesa aerea.

La Slovenia, che ha fornito armi all’Ucraina, ha forze armate di appena 6.200 militari con 14 carri armati e 18 cannoni ma senza aerei da combattimento né missili per la difesa aerea.

La Repubblica Ceca, il cui governo è in prima linea nel sostegno alla guerra di Kiev contro Mosca (almeno fino alle elezioni di ottobre), dispone di 26 mila militari di cui meno di 15mila nell’esercito che schiera 40 vecchi carri armati tedeschi Leopard 2A4 (in attesa di 44 nuovi A8) ed ex sovietici T-72 ma nei cieli può mobilitare 30 aerei da combattimento, per la metà in realtà addestratori armati.

E i bellicosi baltici ? Quelle nazioni che esprimono i tre commissari europei (Kaja Kallas, Valdis Dombrovskis e Andrius Kubilius) a Esteri/Sicurezza, Economia e Difesa più inclini a evocare il rischio d’invasione russa e ad aizzare gli europei al riarmo e al contrasto a Mosca?

L’Estonia di Kaja Kallas, ex premier e Alto commissario UE per la politica estera e di sicurezza che nel marzo scorso chiedeva “come potremo sconfiggere la Cina se non riusciamo a battere la Russia?”, dispone di 7.100 militari di cui appena 3.700 nell’esercito, ovviamente non tutti “combat ready” e in ogni caso troppo pochi anche per presidiare i 294 chilometri di confine con la Russia. Non ha carri armati, né navi da combattimento, missili o aerei per la difesa del suo spazio aereo, che infatti viene pattugliato in tutte le Repubbliche Baltiche da aerei forniti a rotazione dagli alleati NATO.

La Lettonia schiera invece 6.600 militari di cui 1.500 nell’esercito ai quali affianca 14 mila uomini della Guardia Nazionale per la difesa territoriale dovendo presidiare 217 chilometri di confine con la Russia e 141 con la Bielorussia. Non ha carri armati, né navi da combattimento, missili o aerei per la difesa del suo spazio aereo.

Benché possa esprimere capacità così  “minimali” colpisce la sicurezza dimostrata il 18 luglio dal ministro  degli Esteri lettone, Baiba Braze, che, intervenendo all’Aspen Security Forum, ha affermato che “gli alleati hanno tutto ciò di cui hanno bisogno per affrontare la minaccia posta dalla Russia: la forza, la leadership e la determinazione necessarie per investire nelle loro capacità di difesa, sostenere l’Ucraina e indebolire la Russia.”

Va un po’ meglio la situazione militare della Lituania che schiera 16mila militari dei quali 10mila nell’esercito ma privi di carri armati e con appena 16 obici semoventi d’artiglieria. Nessun aereo da guerra, nessun missile da difesa aerea a quote medie e alte e navi solo da pattugliamento. Strumento militare striminzito per difendere dall’invasione russa 255 chilometri di confine con l’oblast di Kaliningrad e ben 677 chilometri di confine con la Bielorussia.

Alla luce di questi numeri fa sorridere la dichiarazione di oggi del presidente lituano Gitanas Nauseda che si è detto pronto a contribuire a una missione di pace in Ucraina “con quanti più soldati il Parlamento consentirà per il mantenimento della pace, e anche con equipaggiamento militare“.

Più lontano dal confine russo, anche l’Olanda, a dispetto dei proclami bellicosi e degli investimenti finanziari, schiera meno di 34mila militari, di cui 15mila nell’esercito dotato di appena 21 obici d’artiglieria (altri 25 sono in magazzino) e privo di carri armati mentre le forze aeree, dopo aver ceduto i vecchissimi F-16 all’Ucraina, disporranno di 52 F-35.

Chiudiamo la carrellata con il Belgio: 23.500 militari ma non riuscirebbe a difendere neppure un settore minore del fronte del Donbass con il suo intero esercito di appena 9.100 militari (ovviamente non tutti pronti per combattere in prima linea), privo di carri armati e con appena 14 obici da 105mm cui si aggiunge un’aeronautica composta da 40 vecchi F-16 in attesa di 34 F-35A.

La gran parte delle nazioni maggiormente impegnate a propugnare il massiccio riarmo dell’Europa dispongono quindi di capacità di combattimento, specie in campo terrestre, limitate o nulle e di un numero di militari addestrati e in servizio irrilevante in un contesto di guerra e certo troppo esiguo per poter esprimere solide capacità belliche e una deterrenza anche minima.

Al di là di ogni considerazione politica o strategica, i freddi numeri che fotografano la consistenza degli strumenti militari delle nazioni più “bellicose” d’Europa spiegano meglio di tante parole l’irrilevanza delle loro velleità e delle pressioni che esercitano da tempo sulle maggiori potenze europee.

Pin It

Comments

Search Reset
1
Adalberto
Friday, 22 August 2025 19:02
Via dalla Nato e neutralità. Questa sarebbe la via maestra per il nostro paese. Ma ci sarà bisogno di eroi e di martiri.
Like Like like 2 Reply | Reply with quote | Quote
1
Paolo
Friday, 22 August 2025 11:24
Eppure io temo gli gnomi bellicosi. Essi hanno imboccato una strada senza ritorno. Si sono massicciamente impegnati nel sostegno della parte ucraina che si è asservita alla NATO e non ci stanno a ritirarsi con la coda tra le gambe. Perderebbero completamente la faccia a livello internazionale, ossia ogni potere. Questi Paesi sono già in guerra e non vogliono perché non possono ritirarsi. Gli gnomi sono avventuristi privi di ogni senso di realtà, per cui pensano di sconfiggere la Russia con pochissimi uomini.
Like Like like 2 Reply | Reply with quote | Quote
0
Alfred
Friday, 22 August 2025 11:49
Perderebbero completamente la faccia a livello internazionale, ossia ogni potere.

Hanno ancora una faccia? Forse solo per noi che siamo seduti dentro il villaggio degli gnomi. Se ci chiediamo cosa hanno visto in questi ultimi 5 anni i miliardi di esseri che stanno nella jungla ... credo che al solo pensiero del giardino ordinato di borrell abbiano un po' di conati di vomito.
Soprattutto confrontando il nostro atteggiamento intransigente contro i russi e coccoloso nei confronti dei genocidi, dei nostri genocidi preferiti.
Di faccia non ne esiste piu, l'attesa e' quella di perdere completamente e smaccattamente in Ucraina. Su quello innesteranno la necessita' di armarci fino ai denti a costo di farci fare la fame. Lo vogliamo capire o non che dobbiamo temere i russi? E prepararci a combatterli? Con le pezze al culo ma con l'orgoglio idiota delle ursule kallas.
Loro continueranno a vivere e lucrare solo se ci instilleranno questo schifo. Altro che faccia.
Non lo abbiamo ancora capito che il mondo non siamo noi e che il mondo se ne frega della nostra faccia, siamo in un periodo in cui gli altri umani possono tagliarci fuori come un brutto male e lo faranno, per sopravvivere alle nostre belle facce da salvare.
Like Like like 1 Reply | Reply with quote | Quote
1
Alfred
Thursday, 21 August 2025 21:51
Per i baltici entrare in europa e nella Nato ha significato l'acquisizione di un esercito da muovere per ripianare tutti i conti che i piu a destra tra loro (i figli di carne o/e idee di quelli che nella grande guerra massacravano i russi insieme ai nazi) avevano in sospeso con la Russia.
A chi oggi mi dice che si allearono con i nazi perche' oppressi dai russi chiedo se davvero meritano di stare al mondo persone e ideologie che pensano che il nazismo porti liberazione. Il nazismo e' liberazione per una cricca che si reputa eletta (la razza dominante) e tutto il resto del mondo al loro servizio, quando vabene, altrimenti gas. Non una novita' assoluta, ma il nazismo ne fece una religione e un apparato scientificamente e produttivamente efficiente. Oggi, chissa' come, in Ucraina e nei paesi ex patto di Varsavia i detriti di quella (e per fortuna e dopo quanti russi e non sacrificati) merda vengono levati dalla naftalina e alimentano mono neuronali che pensano di sconfiggere la Russia e poi passare alla Cina. Da dove sono usciti? Dagli ovetti di cioccolato? Io sono ignorante e non amante di putin, ma da inizio conflitto ho scritto qui e gridato ad amici e conoscenti che l'ucraina le avrebbe prese, di santa ragione. Bastava andarsi a leggere la campagna russa in Siria o i dati economici e di mezzi militari, alla portara di un po' di inglese (un traduttore google) e di una banale curiosita'. Invece questi che si credono gli angeli biondi della pura razza che la fara' vedere a quegli slavi russi (c' e' anche questo porco razzismo) si metterano alla testa dell'armata brancaleone per condurci al disastro.
Questi che sono entrati in europa pensando che fosse il giardino di borrell lo sanno quanto l'economia europea si reggeva su energia e materie prime a basso costo dalla Russia? Loro della razza baltica eletta (quattro gatti che non equivalgono a Cipro o alla Sicilia) che usufruiscono dei finanziamenti europei lo sanno come l'europa realizzava i denari con industria manufatturiera e di trasformazione che adesso non si regge in piedi?. Loro sono baltici, mica tonti. Riceveranno lauti finanziamenti per fare le trincee e i muri ai bordi della russia e non gli frega se a tutti gli altri dovranno fare dei salassi per finanziare questo delirio. Non mi chiedo quante armi abbiamo, mi chiedo quando rieducheremo queste bestie naziste che non hanno mai smesso di pensare che e' un peccato che in Russia ci stiano i russi mentre sarebbe molto carino se sloggiassero e lasciassero spazio vitale per le razze elette baltiche o che si riconoscono negli ideali nazi.
Qualcuno dovrebbe spiegare loro che le manovre contro la Russia non riescono per un semplice motivo: la Russia non e' Gaza. E' enorme e popolata di gente che dopo diverse invasioni (sempre da parte di genti europee a meno di voler retrocedere sino ai mongoli) si e' attrezzata. I russi sono buoni? No i russi semplicemente non ci stanno invadendo, sono i baltici e gli ex patto di Varsavia che ci stanno suicidando a uso e consumo delle loro visioni malate.
Sono contro questa europa, ma non antieuropeista a prescindere. A questo punto prima si dissolve questo accrocchio ingestibilmente baltico e masochista e prima c'e' speranza di rinsavire. Al massimo possiamo tenere il mercato comune, per il resto che i baltici muovano le loro truppe contro la Russia e contro la Cina, la kallas conductor sapra' certo come sconfiggerle. Noi torniamo a lavorare, studiare, vivere che e' gia' troppo tardi.
Ps: i banderisti e i nazi baltici e' molto probabile che dalla naftalina non siano venuti fuori da soli. Vuoi vedere che qualcuno li ha ripuliti, foraggiati, incoraggiati? Con qual aiutino e regalino qui e la'... chi potrebbe avere fatto una cosa cosi orrenda?
Fuochino ... fuochino, dai che ci arrivate
Like Like like 3 Reply | Reply with quote | Quote

Add comment

Submit