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nicomaccentelli

Il significato di questo 9 maggio

di Nico Maccentelli

4BF79B2F00000578 0 image a 59 1525784793735.jpgL’80° anniversario della vittoria sovietica e dell’intera Europa (1) sul nazifascismo è carico di un grande significato.

Non è tanto perché da ogni parte, come dalle cazzate di falsificatori seriali alla Rampini (2) sull’inesistente complicità tra Stalin e Hitler all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, alla consacrazione postuma dell’8 maggio voluta da Trump, alla presenza dei governi guerrafondai a Kiev in concomitanza con la parata di Mosca, si è cercato con la propaganda di azzerare il valore di questa ricorrenza. E non sono stati neppure i divieti dei governi dell’UE di far sorvolare l’aereo presidenziale del premier slovacco Fico, fatto grave mai accaduto neppure nei peggiori momenti bellici, a riuscire in questa misera e patetica operazione.

Il significato di fondo risiede nel dato di fatto che a Mosca è convenuta una miriade di capi di stato da tutto il mondo (3), che rappresentano la maggioranza dei popoli e dei paesi che vogliono andare oltre l’unipolarismo suprematista dominante e oggi in progressivo e rapido declino.

Manifestare per questo, come sta accadendo un po’ in tutto il nostro paese (4) esprime anche da noi questo desiderio che deve inverarsi come progetto politico concreto e operante. Ciò non significa aderire a uno specifico modello socio-economico o a un dato sistema politico. Solo dei nemici di classe con tutta la loro propagandistica e demagogica mala fede possono inquadrare questo fenomeno politico come “putinismo”. Così come fecero con il Covid-19 criminalizzando come “novax” chiunque rivendicava la libertà del proprio corpo e si opponeva al ricatto discriminatorio della grande galera in tutto il paese scandita dall’inutile green pass.

L’Occidente procede alla distruzione della sua stessa democrazia liberale per emergenze e laboratori di controllo sociale, sorveglianza, imposizione dei suoi TINA capitalistici. Eppure non è difficile capire dove risieda il nuovo fascismo e con quali nuove forme si esprima per essere quello che è sempre storicamente: la faccia più repressiva e bestiale del dominio classista delle forze del capitale sulle classi subalterne.

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lafionda

Il Papa del popolo: Bergoglio e il populismo

di Alessandro Volpi

PapaMetro.jpgIl pontificato di Papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, ha rappresentato per molti aspetti una novità. È stato infatti il primo papa gesuita, ma anche il primo a scegliere il nome del Santo povero di Assisi, e il primo non europeo da più di un millennio. Ma più specificamente: il primo latinoamericano e argentino. Su questa sua provenienza geografica, che egli stesso ha sottolineato fin dal suo esordio, dicendo che i cardinali erano andati a prenderlo “quasi dalla fine del mondo”, si sono soffermati molti nell’analisi delle sue posizioni su temi politici, sociali ed etici. È interessante allora chiedersi che rapporto Bergoglio abbia avuto con la tradizione politica del suo paese, e in particolare con il populismo, fenomeno che nella variante peronista, ha dominato la politica almeno a partire dagli anni ’40. Questo ci permetterà anche di gettare luce su alcune dinamiche della politica contemporanea che hanno a che vedere con trasformazioni – forse – epocali che ci attendono.

Il 4 aprile 2025 sul Wall Street Journal Joshua Chaffin e Aaron Zitner hanno parlato di quella parte conservatrice e tradizionalista di chiesa cattolica statunitense, che ora vede nel vicepresidente J. D. Vance un suo riferimento, e che è fortemente critica dell’operato di Papa Francesco. I due giornalisti hanno citato le parole di Stephen P. White (Direttore esecutivo del Catholic Project, una iniziativa di ricerca della Catholic University di Washington, D.C.) il quale definisce queste posizioni come parte di un movimento “populista” diffuso in tutto il mondo. Parla quindi, e con lui gli autori che lo hanno citato, di un cattolicesimo populista e tradizionalista contro l’eredità di Francesco, con la prospettiva di superare il suo pontificato imprimendo una svolta conservatrice.

Dall’altro lato però il Papa argentino è stato egli stesso definito spesso populista, a partire dalla sua provenienza geografica e in rapporto al suo discorso pubblico.

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lantidiplomatico

Le ambiguità del pontificato di papa Bergoglio

di Alessandra Ciattini

mfspihou74fPapa Bergoglio un rivoluzionario o un conservatore mascherato? Né l’uno né l’altro: un papa può “salvare la Chiesa” spesso accettando compromessi più apparenti che sostanziali.

In questi giorni, ho letto molti articoli e ascoltato molte interviste di autori non solo italiani sulla figura di Papa Bergoglio e sono rimasta sorpresa per la quasi generalizzata accettazione della retorica enfatica con cui è stata affrontata la scomparsa di quest’ultimo papa, che certo si è distinto nello stile e nel gesto dai molti suoi predecessori. Lungi da me voler mostrare mancanza di rispetto verso il sentimento religioso, parte intima e nascosta degli esseri umani, legata alla nostra consustanziale precarietà, al senso della morte e del nulla, ma è bene ricordare che una cosa è questo sentimento, una cosa è l’uso che ne fanno le varie istituzioni storiche, che con atteggiamenti spesso divisivi e contraddittori lo hanno veicolato verso la sottomissione, la rassegnazione, alimentando sogni di speranze nebulose e astratte.

Nel caso della Chiesa cattolica, ricordo che si tratta di un’istituzione, che nonostante i suoi tentativi di modernizzarsi e di democratizzarsi (per es. il Concilio Vaticano II), possiede un cuore tutto medioevale; infatti, è retta da una monarchia sacra e assoluta, che si incarna nella figura di un pontefice reso infallibile, quando parla ex cathedra, da un apposito dogma (Pastor Aeternus), sostenuto dai Gesuiti, proclamato nel Concilio Vaticano I il 18 luglio 1870 sotto il Pontificato di Pio IX, che in precedenza aveva emanato il dogma dell’Immacolata Concezione. La Costituzione dogmatica su citata stabilisce che il pontefice, nella funzione di Pastore di tutti i cristiani, quando definisce una dottrina sulla fede e sui costumi, è infallibile e pertanto tutti i fedeli sono obbligati a conformarsi a quanto da lui affermato. Una minoranza di cardinali, convocati per il Concilio e provenienti dall’Europa centrale, non fu d’accordo con questa decisione e lasciò Roma per non votare.

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eticaeconomia

Mar-a-Lago Accord. Il manifesto della pax trumpiana?

di Marco Lossani

banconota scaledMarco Lossani discute le tesi di S. Miran (che è a capo del Council of Economic Advisers), il quale, in un documento che solleva non pochi dubbi, auspica una profonda ristrutturazione del sistema commerciale e finanziario globale. Nel frattempo, la sequenza di annunci del Presidente Trump, che hanno accompagnato il ritorno alla guerra dei dazi, ha generato un livello di incertezza senza precedenti, provocando una perdita di fiducia nei confronti del dollaro. Un risultato a dir poco paradossale.

* * * *

Tariff-Man ha colpito ancora. Come annunciato durante l’ultima campagna elettorale, Trump ha avviato una nuova guerra dei dazi. O meglio, ha ripreso una guerra commerciale fatta di una serie di annunci, in parte successivamente annullati o sospesi (tranne che nei confronti della Cina). Il risultato è una sorta di dejà vu’ di quanto già sperimentato nel corso del suo primo mandato presidenziale. Una serie di comportamenti ondivaghi che hanno generato un’enorme incertezza. Con una differenza sostanziale. Nel 2018 l’obiettivo concreto della guerra commerciale era la Cina e la sua politica di indebita appropriazione di tecnologia USA. Oggi è invece difficile capire quale sia il vero obiettivo, sia economico che politico. Nell’opinione di molti analisti, l’ispiratore di Trump non sarebbe Peter Navarro (il tristemente famoso Trade Czar) ma piuttosto Stephen Miran (a capo del Council of Economic Advisers), autore di un paper in cui viene auspicata una profonda ristrutturazione del sistema commerciale e finanziario globale. Tuttavia, la lettura del documento lascia più dubbi che certezze.

 

Mar-a-Lago Accord. I punti salienti. La proposta di muove da un punto fondamentale. Il ruolo di moneta di riserva svolto dal dollaro USA ne ha provocato una persistente, sostanziale sopravvalutazione.

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lantidiplomatico

Le peggiori menzogne di Israele

di Alessandra Ciattini*

nsdàkgnòSembra che in Italia nessuno si sia accorto della pubblicazione del libro di Jean-Piere Bouche e Michel Collon, intitolato Israël. Les 100 pires citations (Israele. Le 100 peggiori citazioni),  avvenuta nel 2023  grazie a Investig’action, sito multimediale amministrato dallo stesso Collon. E ovviamente la ragione è evidente: il libro contiene notizie, frasi, espressioni, ragionamenti rilasciati dai dirigenti politici israeliani, da cui si può ricavare la netta differenza tra i discorsi ufficiali e l’autentico pensiero dei fondatori, dei presidenti, ministri, militari israeliani, i quali sin dal 1895 hanno dichiarato a chiare lettere quale fosse la loro strategia e il loro obiettivo finale. Tutti questi elementi, spesso oscurati, mettono in evidenza il progetto coloniale israeliano, non meno feroce delle precedenti avventure coloniali europee.

Mi pare importante sottolineare in prima battuta che il principale obiettivo di Collon, espresso nello slogan di Investig’action, Pas de Paix sans Info Indépendente, è quello di analizzare meticolosamente i contenuti che quotidianamente ci vengono elargiti dai mass media, mostrando come essi alterino la realtà, tentino di manipolarci e distorcano i fatti. Collon è uno specialista in questo ambito, avendo studiato tutte le manipolazioni ideologiche legate alle guerre “umanitarie”, esportatrici di democrazia degli ultimi decenni; da ricordare il suo libro sulle immagini diffuse sulla guerra in Ucraina, nel quale mostra che sostanzialmente i procedimenti di manipolazione e di falsificazione sono sempre gli stessi.

Una delle opinioni ormai più fondate è quella secondo cui i tempi di guerra partoriscono tantissime menzogne, come del resto aveva già documentato il grande storico francese Marc Bloch in Riflessioni sulle false notizie della guerra (1921). In una pagina, in cui si richiama alla psicologia delle testimonianze, scrive: “Falsi racconti hanno sollevato le folle. Le notizie false, in tutta la molteplicità delle loro forme – semplici dicerie, imposture, leggende -, hanno riempito la vita dell’umanità. Come nascono? da quali elementi traggono la loro consistenza? come si propagano, guadagnando in ampiezza a mano a mano che passano di bocca in bocca o di scritto in scritto? Nessun interrogativo più di questi merita d’appassionare chiunque ami riflettere sulla storia”. Bloch scriveva quando ancora i mass media non avevano raggiunto la pervasività attuale e, pertanto, guardava più alle false notizie generatesi spontaneamente tra i combattenti.

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tempofertile

Alcune questioni circa la Cina, confronto tra universalismi

di Alessandro Visalli

WhatsApp Image 2025 04 27 at 16.25.02.jpegIn vista di un dibattito sulla Cina, organizzato dalla redazione de L'Interferenza per il 17 maggio, al quale parteciperò, pubblico la prima parte di tre di una riflessione sull'universalismo cinese nelle sue differenze con l'universalismo occidentale e nel quadro del progetto strategico della "Comunità umana dal futuro condiviso". Lo sforzo è duplice: da una parte contrapporre al suprematismo occidentale di marca americana un progetto di contropotere fondato sul reciproco riconoscimento concretizzato intorno al Brics; dall'altra fare da barriera selettiva alla modernità occidentale che rischia di corrodere dall'interno la Cina tanto più quanto più procede sulla via di una "moderato benessere" (Xiao Kang). Il tentativo è di governare sul piano strategico la modernizzazione del paese, ormai alla frontiera su molti livelli, senza con ciò dissolvere l’identità collettiva o cadere in una subordinazione epistemica con l’Occidente.

Quella di Xi Jinping è dunque una modernizzazione selettiva e centrata, che mira a produrre una soggettività collettiva “armoniosa”, in cui convivano un’identità culturale riconoscibile, un’economia aperta e una capacità di intervenire nel discorso globale da una posizione non subalterna. Un compito di enorme difficoltà e importanza.

Al contempo una prospettiva altamente delicata e critica, schematizzabile nella sintonia/opposizione tra dialettica e conflitto, da una parte, e armonia nel tianxia, dall'altra.

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Il matrimonio di interessi tra Stati Uniti e Cina è saltato

di Giacomo Gabellini

Dalla Chimerica alla competizione globale: si rompe l’asse economico che ha segnato un’epoca

nixon mao meeting stampL’idillio è finito. Per decenni Washington e Pechino avevano condiviso un rapporto di interdipendenza economica senza precedenti, fondato sulla delocalizzazione produttiva e sul finanziamento del debito americano. Ma l’era del matrimonio di interessi volge al termine. Le recenti dichiarazioni di J.D. Vance, le tensioni commerciali e l’ascesa tecnologico-industriale della Cina raccontano la fine di un equilibrio che ha dominato la globalizzazione post Guerra fredda. Ecco la prima puntata di una serie di approfondimenti di Krisis dedicati all’ascesa e al declino della Chimerica.

 

Parte I – Ascesa e declino di Chimerica

«Prendiamo in prestito denaro dai contadini cinesi per comprare i beni che quegli stessi contadini cinesi producono». Con questa sintesi, il vicepresidente degli Stati Uniti J.D. Vance ha spiegato le conseguenze, per gli Stati Uniti, della cosiddetta economia globalista. Lo scorso 10 aprile, nel corso di un’intervista rilasciata a Fox News, Vance ha difeso strenuamente la decisione del presidente Donald Trump di imporre dazi (quasi) a 360 gradi, e sferrato un attacco frontale all’assetto liberoscambista in vigore ormai da diversi decenni. Vance ha spiegato che la globalizzazione si è tradotta nel «contrarre un debito enorme per acquistare beni che altri Paesi producono per noi».

La reazione cinese è giunta pressoché istantaneamente. Il portavoce del Ministero degli Esteri Lin Jian ha dichiarato che «è allo stesso tempo sconcertante e deplorevole sentire questo vicepresidente fare commenti così ignoranti e irrispettosi». Hu Xijin, ex caporedattore del quotidiano Global Times, ha invece alluso alle origini che Vance, un hillbilly (contadino montanaro, ndr) ha sempre rivendicato per affermare che «questo vero “contadino” venuto dall’America rurale sembra mancare di prospettiva. Molte persone lo stanno esortando a venire a visitare la Cina di persona».

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sollevazione2

Il vero piano di Trump

di Maurizio Novelli*

PHOTO 2025 04 11 09 38 17.jpg“Gli Stati Uniti hanno introdotto una forma di controllo della curva dei rendimenti e da questo momento i tassi sui Treasuries decennali sono di fatto “amministrati”. Il ministro del Tesoro Bessent ha dichiarato apertamente che i tassi a breve sono un problema della Fed ma quelli a lunga sono un problema che riguarda il Tesoro degli Stati Uniti. Da questo momento è stato quindi introdotto un cap sui tassi a 10 anni e l’America si appresta a utilizzare l’Exchange Stabilisation Fund, che è un fondo speciale d’intervento gestito dal ministero del Tesoro, per controllare il livello dei tassi a lungo termine.

Ulteriori provvedimenti, totalmente taciuti dalla ricerca di mainstream, sono stati mirati a svuotare la Fed di ogni competenza sulla vigilanza bancaria, che ora compete anche questa al ministero del Tesoro. Il sottosegretario al Tesoro Kevin Hasset è ora il “capo” di Powell per tutto quello che compete alla vigilanza bancaria e il ruolo delle Fed in tale campo è ormai totalmente ridimensionato.

Alla luce di tali provvedimenti, le principali banche americane hanno quindi rigettato la richiesta della Fed sul dettaglio delle esposizioni di oltre 1,5 trilioni di dollari di crediti erogati a Private Equity e Private Credit. Nel recente rapporto sul sistema bancario americano fornito da BankRegData, il principale punto di riferimento per l’analisi del settore bancario Usa, si evince che l’attività di erogazione del credito è in contrazione in tutti i principali settori dell’economia (Real Estate, Commercial Real Estate, Consumers, Commercial & Industrial), ma è in netta espansione (+28% Q/Q) nel settore dello Shadow Banking System (Private Equity e Private Credit).

Com’è possibile? Molto semplice: dato che le banche sono infarcite di crediti inesigibili, stanno mettendo fuori bilancio tali crediti allo Shadow Banking System, finanziando poi la detenzione di tali posizioni.

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Allarme dell’intelligence Usa: la Russia sta vincendo in Ucraina

di Giacomo Gabellini

Il rapporto 2025 dei servizi segreti statunitensi avverte che l'alleanza anti-Occidente si consolida. Ma l’Iran (per ora) rinuncia all'atomica

edvard khopper 1950 cape cod morningL’Annual Threat Assessment, redatto dall’ufficio diretto da Tulsi Gabbard, dipinge un mondo ad alta tensione. Russia, Cina, Iran e Corea del Nord si saldano in un’alleanza sempre più solida contro l’Occidente. Pechino resta la minaccia maggiore, con ambizioni militari, tecnologiche e globali. Mosca, nonostante le sanzioni, ha ribaltato le sorti della guerra in Ucraina e condivide il know-how militare con gli alleati. L’Iran rallenta (per ora) sul nucleare, ma investe su droni e missili. Pyongyang riduce la dipendenza da Pechino grazie al sostegno di Mosca. Mentre l’asse si consolida, Washington rischia di essere trascinata in una spirale di conflitti.

* * * *

«Un insieme eterogeneo di attori stranieri sta prendendo di mira la salute e la sicurezza degli Stati Uniti, le infrastrutture critiche, le industrie, la ricchezza e il governo». Con queste parole allarmanti esordisce l’Annual Threat Assessment, la valutazione annuale statunitense delle minacce nazionali per l’anno 2025 pubblicata a marzo. Redatto dall’Office of the Director of National Intelligence, diretto da Tulsi Gabbard, individua e valuta l’entità delle minacce ai cittadini, allo Stato e ai suoi interessi economici e di sicurezza. Il rapporto, realizzato con la collaborazione dell’intera comunità d’intelligence statunitense, sottolinea che «gli avversari statali e i movimenti non governativi a essi riconducibili stanno cercando di indebolire e sostituire il potere economico e militare degli Stati Uniti in tutto il mondo».

Per quanto concerne alle organizzazioni non statali, l’attenzione si concentra sui cartelli della droga messicani, colombiani e centroamericani, oltre che sui gruppi dell’integralismo islamico, sui pirati informatici e sugli organismi di intelligence para-statali.

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volerelaluna

L’economia di guerra non salverà il capitalismo europeo

di Riccardo Barbero

timothy dykes dEXFa9qJeRM unsplash 290x220.jpgPoco tempo fa Mario Draghi, rivolgendosi ai commissari dell’UE, ha lanciato un grido d’allarme – fate qualcosa! (https://volerelaluna.it/commenti/2025/02/28/draghi-noi-e-langoscia-quotidiana-che-ci-pervade/) – di fronte alle prospettive inquietanti dell’economia europea.

Il rapporto sulla competitività, che era stato redatto sotto il suo coordinamento, indicava tre prospettive di rilancio: provare a colmare il divario nella ricerca tecnologica nei confronti di USA e Cina, in particolare rispetto all’intelligenza artificiale; costruire un piano congiunto per la decarbonizzazione, da un lato, e la crescita della competitività, dall’altro, in modo che uno sviluppo troppo rapido e rigido della prima non andasse a impattare negativamente sulla seconda; e, infine, finanziare un imponente riarmo, definito diplomaticamente difesa, per attivare una forte domanda pubblica. La debolezza delle proposte era tutta nel fatto che i capitali privati europei da molti anni non vengono investiti nell’industria del continente, ma migrano, nella misura di 500 miliardi di euro nel solo 2024, oltre Atlantico nel paradiso valutario, finanziario e fiscale del dollaro.

La Commissione europea, stimolata a fare qualcosa purchessia, ha agito sull’unica leva che può in qualche misura controllare: togliere i vincoli sul debito pubblico – quelli fissati dal trattato di Maastricht – per permettere una forte spesa in campo militare ai diversi stati che formano l’Unione (150 miliardi di euro che possono essere attinti dai fondi comuni e altri 650 miliardi di possibile debito pubblico nazionale). Ora sorprendentemente tutti scoprono che le nazioni europee si muovono in ordine sparso per potenziare i loro eserciti senza costruire una improbabile difesa comune: in primo luogo la Germania ha ottenuto con un artificio istituzionale di far approvare dal Parlamento della scorsa legislatura, ormai sostanzialmente decaduto, una modifica costituzionale che ha rimosso il vincolo del debito pubblico e permetterà un gigantesco piano di riarmo (circa 400 miliardi di euro) e un forte investimento nelle infrastrutture (altri 500 miliardi di euro).

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seminaredomande

L’Armata Brancaleone europea dopo la mascherina indossa l’elmetto per salvare la finanza con i nostri risparmi

di Francesco Cappello

photo 2025 03 12 19 10 16 1 720x641.jpgQualunque cosa si faccia per abbassare la spesa pubblica è ben fatta eccetto che per alcune spese molto selezionate come quelle per la difesa militare di cui abbiamo reale necessità” M.F.

Questa affermazione è di Milton Friedman, definito “l’eroe della libertà” consigliere delle politiche economiche dello stato minimo del dittatore Pinochet ed evidentemente ispiratrice delle politiche della Ue.

La loro reale emergenza è, come vedremo, la minaccia di crollo del sistema finanziario speculativo occidentale. Per rinviare il collasso hanno bisogno di disinnescarlo dando in pasto al mostro finanziario bolle su bolle. A questo fine viene dirottato il risparmio dei piccoli privati, per alimentare l’ennesima bolla finanziaria, quella degli armamenti, costruendo titoli ad hoc in grado di attrarre gli investimenti dei piccoli privati a favore dei grandi privati della finanza di guerra.

Rearm Europe è un piano di 800 miliardi che dovrebbe servire per la difesa comune europea già passato a larga maggioranza nel Parlamento italiano. Se si considera che nel 2024 l’Unione Europea ha destinato complessivamente 400 miliardi di dollari al settore della Difesa (senza contare il trilione di dollari statunitensi in spesa militare) e che, nello stesso periodo, la Russia ha speso poco più di 140 miliardi di dollari per la difesa si comprende come Rearm Europe abbia tutt’altri fini rispetto a quelli dichiarati.

Dal punto di vista narrativo, per imporre il riarmo ai paesi dell’Unione si utilizza il tradimento di Trump e il fantomatico pericolo dell’imminente invasione russa. Si ricorre poi all’art.122 del Trattato europeo che prevede misure per affrontare situazioni di emergenza economica e calamità naturali bypassando il Parlamento [5].

 

Armarsi a debito

La Commissione Europea fornirà una garanzia solo su 150 miliardi di questo totale (debito comune europeo 150 miliardi di euro). I restanti 650 miliardi di euro dovranno essere raccolti dai singoli stati.

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poliscritture

Trump e la struttura del potere

di Paolo Di Marco

Nat Cohn, Generoso Pope, Frank Costello, Bonanno, Gambino…una infanzia interessante

DI MARCO TRUMP POTEREPremessa

C’è un vecchio film di Rossellini ‘La presa del potere di Luigi XIV’ che è assai istruttivo: ci mostra come la corte di Versailles, lo sfarzo e i suoi eccessi, tutte le manfrine di balli e intrighi non fossero semplici decadenza e corruzione ma strumenti di un disegno preciso: costringere i veri detentori del potere, i nobili e proprietari terrieri, che generavano e controllavano ricchezze e soldati, a venire a corte per ottenere i ‘favori’ del re e nel contempo dissanguarsi a suo favore, travasandogli ricchezze e creando una reale centralità di potere.

Anche nel caso di Trump non conviene fermarsi alle apparenze buffonesche del personaggio. La presa del potere di Donald II è altrettanto abile e decisa.

1- le elezioni

Anche se il margine di vantaggio di Trump nel voto popolare è stato relativamente piccolo (come si consolano gli opinionisti dem) di fatto è la continuazione di una tendenza in atto da tempo (come avevano avvertito i sondaggisti più attenti) che ha portato i Maga-repubblicani a conquistare percentuali sempre maggiori degli immigrati latini di seconda generazione e anche ad aumentare la quota di neri e asiatici; che hanno votato anche in modo apparentemente paradossale per il blocco delle nuove immigrazioni.

La ragione è semplice: queste nuove generazioni hanno tutte un interesse principale, ed è il denaro; sono diventati americani completi, dove tutte le complessità culturali e di sangue vanno in secondo piano rispetto alla motivazione dominante: avere successo/soldi.

Ed è questo grande corpo con un solo parametro di controllo, quindi facilmente influenzabile e controllabile, che ha portato Trump alla vittoria, e ce lo lascerà a lungo.

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lantidiplomatico

"Eurogermania" scassata ma armata: così la Bundeswehr ritorna Wehrmacht

di Fulvio Grimaldi

omvpòmoxSe ne sono dette di tutte sulle elezioni tedesche. Perlopiù a partire da un presupposto dato come marmoreo e perenne. Qui si prova a uscire un po’ dal coro e non me ne abbia a male il lettore.

Sarà perché ho un antenato francese, il Capitano Pierre François De Gerbaulet che, scampato alla Notte di San Bartolomeo e alla strage degli ugonotti ordinata da Carlo IX, si rifugia in Germania, Vestfalia, e i suoi discendenti vi rimangono fino ai giorni nostri. Sarà perché ho passato la parte più cruda della guerra in Germania, da ragazzino quasi adolescente, e vi ho anche sparato contro gli angloamericani. Peraltro senza prenderci. E non mi è venuto neanche difficile, dopo aver visto a Germania ormai rasa al suolo, a Francoforte, Colonia, Coblenza, svuotare i palazzi dei loro abitanti a forza del fosforo di Churchill e Roosevelt. O dopo aver raccolto un mio compagno di classe, sfollato dalla Ruhr incenerita, sventrato dalle mitragliatrici degli Spitfire.

Sarà perché a Monaco e a Colonia, con Thomas Mann, ho studiato Germanistica… Ma, pur guardando il mondo, e agendovi, da sinistra estrema, non concordo con quasi nessuno degli analisti che della Germania si dicono esperti (escluso Vladimiro Giacché). Tanto meno ora, viste le valutazioni che si vanno facendo delle recenti elezioni.

Sarà anche perché sono pochi i nostri storici e analisti che concentrano le loro attenzioni sulla Germania. Preferiscono Francia, Gran Bretagna, Spagna, Giappone. Forse perché non abbiamo ancora metabolizzato del tutto il risentimento covato per come ci avevano ridotto i barbari. E poi gli imperatori del Sacro Romano Impero.

Al pur ottimo liceo che ho frequentato, ci parlavano di Montaigne, Hugo, Voltaire, un po’ di Fitzgerald, un accenno a Joyce. Mai una parola su Hoelderlin, Heine, Kleist. Un fugace accenno a Goethe e al suo Faust. E pensare che i germanofoni, più ancora degli inglesi, hanno rivolto a noi la loro massima passione per l’esplorazione storica: Theodor Mommsen su Roma e il suo diritto, Jacob Burckhardt e il Rinascimento, Ferdinand Gregorovius e il nostro Medioevo, lo stesso Goethe…

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lantidiplomatico

Sovrastare il sovrastato

di Carla Filosa

nvoaeuuutdreL’ingiustizia oggi cammina con passo sicuro. Gli oppressori si fondano su diecimila anni. La violenza garantisce: com’è resterà. Nessuna voce risuona tranne la voce di chi comanda. E sui mercati lo sfruttamento dice alto: solo ora io comincio. Ma fra gli oppressi molti dicono ora. Quel che vogliamo non verrà mai. Chi è ancora vivo non dica: mai. Quel che è sicuro non è sicuro. Com’è così non resterà. Quando chi comanda avrà parlato Parleranno i comandati. Chi osa dire: mai? A chi si deve se dura l’oppressione? A noi. A chi si deve, se sarà spezzata?Sempre a noi. Chi viene abbattuto, si alzi! Chi è perduto, combatta! Chi ha conosciuto la sua condizione, come lo si potrà fermare? Perché i vinti di oggi sono i vincitori di domani E il mai diventa: oggi!

Bertolt Brecht, “Lode della dialettica”.

Non spaventi subito il ricorso, qui sotto proposto, a un recupero storico di ciò che sta accadendo in questo presente e che forse riguarderà anche un prossimo futuro. L’obiettivo è solo quello di collocare, senza l’emotività e lo sconcerto che caratterizza l’attualità (il video farlocco “Trump Gaza”, per esempio), una comprensione che sappia diluire le apparenti “novità” nel percorso lento e continuo che invece ha preordinato, in questa fase più favorevole, il consolidarsi di vecchi rapporti di forza trasferitisi soprattutto in moderne tecnologie. L’esteriore “tirannide” trumpiana può essere sciolta da un connotato politico preoccupante, quando, al contrario, se ne veda una sorta di mimetismo per il solito ricorso al protezionismo, alternato sempre alla libera circolazione poi di merci e capitali. Inoltre, la brutalità degli insulti alle persone da parte del presidente Usa, è solo espressione del rapporto di capitale che implica la rozzezza dell’arbitrio del potere, mai mancato, intento a svuotare di contenuto strutturale ogni relazione estrinseca, “differente” o “oppositoria”. Le offensive bordate di pochi giorni fa all’indirizzo di Zelensky, ad esempio, possono essere lette non solo come il passo più breve per conquistare appetibili terre rare, ma anche con la sapienza cinese che avverte che “se non si è al tavolo si è nel menu”.

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sinistra

Il MAGA di Trump e la deregulation

di Michael Roberts

A cura di Antonio Pagliarone

npsedodiebvnivTrump considera gli Stati Uniti solo come una grande corporation capitalista di cui è amministratore delegato. Proprio come quando era il capo nello show televisivo The Apprentice, pensa di gestire un'azienda e quindi può assumere e licenziare persone a suo piacimento. Ha un consiglio di amministrazione che consiglia e/o esegue i suoi ordini (gli oligarchi americani e gli ex presentatori televisivi). Ma le istituzioni dello stato sono un ostacolo. Quindi il Congresso, i tribunali, i governi statali ecc. devono essere ignorati e/o gli si deve dire di eseguire le istruzioni dell'amministratore delegato. Come un buon (sic) capitalista, Trump vuole liberare la plc statunitense da qualsiasi vincolo nel realizzare profitti. Per Trump, la corporation e i suoi azionisti, hanno come unico obiettivo i profitti, non le esigenze della società in generale, né salari più alti per i dipendenti della corporation di Trump. Ciò significa niente più spese inutili per mitigare il riscaldamento globale ed evitare danni all'ambiente. La corporation statunitense dovrebbe semplicemente realizzare più profitti e non preoccuparsi di tali "esternalità". Come l'agente immobiliare che è, Trump pensa che il modo per aumentare i profitti della sua azienda sia fare accordi per acquisire altre aziende o fare accordi su prezzi e costi per garantire i massimi profitti per la sua azienda. Come ogni grande azienda, Trump non vuole che nessun concorrente guadagni quote di mercato a sue spese. Quindi vuole aumentare i costi per le corporate nazionali rivali, come Europa, Canada e Cina. Lo sta facendo aumentando le tariffe sulle loro esportazioni. Sta anche cercando di convincere altre corporate meno potenti a concordare termini per acquisire più beni e servizi delle imprese statunitensi (aziende sanitarie, cibo OGM ecc.) negli accordi commerciali (ad esempio il Regno Unito). E mira ad aumentare gli investimenti delle imprese statunitensi in settori redditizi come la produzione di combustibili fossili (Alaska, fratturazione idraulica, trivellazione), tecnologia proprietaria (Nvidia, AI) e, soprattutto, nel settore immobiliare (Groenlandia, Panama, Canada Gaza).