Gli ultimi colpi di coda di USAID: nessun furto degli aiuti da parte di Hamas
di Alessandro Avvisato
L’agenzia statunitense USAID, braccio del soft power stelle-e-strisce che l’amministrazione Trump ha deciso di smantellare, in una revisione delle priorità di spesa e propendendo per l’uso diretto dell’hard power, ha smentito le ricostruzioni che accusavano Hamas di aver dirottato gli aiuti umanitari per ottenerne un guadagno.
Il Bureau for Humanitarian Assistance (BHA) dell’agenzia ha analizzato 156 casi segnalati da propri partner che hanno riguardato il furto o lo smarrimento di forniture finanziate dagli USA, tra l’ottobre 2023 e il maggio di quest’anno. Le cause dietro questi eventi sono varie, ma in nessun caso, dietro di essi, è stato riconosciuta la responsabilità di alcun gruppo designato come terroristico.
Anzi, lo studio, presentato con una serie di slides visionate dall’agenzia Reuters, indica che in ben 44 occasioni furti e smarrimenti sono stati dovuti all’azione diretta e indiretta delle forze armate israeliane. Tra le cause, sono segnalati attacchi aerei, ordini di evacuazione e consegne forzate di aiuti lungo rotte segnalate come insicure dalle ONG che operano a Gaza.
I risultati delle verifiche sono stati condivisi con alcuni funzionari del Dipartimento di Stato. Un suo portavoce ha respinto nettamente le conclusioni del rapporto, sostenendo che Hamas ha saccheggiato gli aiuti e accusando le organizzazioni umanitarie di aver insabbiato il tutto per la loro complicità con l’organizzazione. Tutto questo senza portare alcuna prova.
Queste informazioni si inseriscono in un quadro politico che va ben oltre il genocidio che sta avvenendo in Palestina, e che tocca dei nervi scoperti della politica statunitense. Infatti, le accuse di dirottamento degli aiuti sono state usate da Washington e Tel Aviv per legittimare il passaggio della loro gestione alla Gaza Humanitarian Foundation (GHF).
Tale organizzazione è al centro di una bufera per essersi dimostrata un vero e proprio strumento della pulizia etnica, un catalizzatore di gazawi disperati, che diventano così un bersaglio facile dell’IDF. Le Nazioni Unite hanno stimato che le forze armate di Israele abbiano ucciso almeno un migliaio di persone in cerca di cibo, la maggior parte proprio intorno ai siti di distribuzione della GHF.
I vertici militari israeliani hanno commentato le slides USAID affermando che le accuse sul dirottamente degli aiuti derivano da rapporti dell’intelligence. Stando a questi rapporti, almeno il 25% delle forniture sarebbero state sequestate da Hamas per ridistribuirle ai propri militanti o rivenderle con extraprofitti ai civili.
Allo stesso tempo, però, una fonte vicina ai servizi segreti stelle-e-strisce ha dichiarato a Reuters che non ci sarebbe nessun materiale che descriva questo tipo di azioni da parte di Hamas, e che Washington si stia basando esclusivamente sulle dichiarazioni non verificate di Tel Aviv. USAID non nega la possibilità che ciò sia avvenuto, ma afferma che, per ora, non c’è nessuna prova al riguardo.
In sintesi, l’analisi a firma USAID starebbe facendo franare la legittimazione (già decisamente incrinata) dell’operazione con cui tutto il sistema di aiuti umanitari è stato affidato alla GHF. E non perché nell’agenzia ci sia un moto di umanità: si tratta di uno scontro interno all’establishment statunitense.
USAID doveva chiudere i battenti il primo luglio. Per una serie di motivi di budget e burocratici continua a sopravvivere, anche se i suoi programmi di assistenza sono ora gestiti direttamente dal Dipartimento di Stato. In sostanza, si trova ad essere un involucro vuoto, fortemente egemonizzato da settori economici e politici legati al Partito Democratico.
USAID si avvale, ovviamente, della collaborazione di molte agenzie esterne, associazioni e ONG che creano una vera e propria galassi di interessi, cresciuta intorno al business degli aiuti umanitari. Questa galassia è radicata profondamente nel mondo del Partito Democratico, e perciò il rapporto USAID va interpretato come un’altra carta giocata nello scontro con Trump.
Il tycoon ha sostituito questi affaristi con altri, indebolendo anche il ‘capitale politic’ dei democratici. Quello per cui USAID può ancora essere utile è lo scontro interno alla classe dirigente oltre l’Atlantico. Che, lo vediamo bene, versa in condizioni pietose.