Il libro in oggetto che è uscito in Francia lo scorso gennaio, fornisce al mondo occidentale forse la descrizione più completa della sua reale condizione. Il libro parte dal conflitto tra Ucraina e Russia, che, naturalmente, Todd descrive quale esso è, cioè un confronto tra l’Occidente e la Russia, ma poi il discorso si allarga a un’ampia analisi della condizione reale degli Usa e dell’Occidente di carattere economico, sociale, antropologico, e anche filosofico, visto il ruolo centrale che ha nel libro il concetto di nichilismo.
Vi sono state varie analisi critiche della politica occidentale, ma il pregio del libro, unico nel panorama attuale, è quello di fornire un quadro generale delle condizioni reali dell’Occidente che sono agli occhi di Todd disastrose. Per questo non esito a dire che si tratta di un libro fondamentale, e mi auguro che il libro scritto da un intellettuale del livello di Todd possa cambiare il dibattito in corso, e riportarlo a termini più realistici, poiché i grossolani errori di valutazione nel caso di un conflitto con una potenza nucleare come la Russia possono essere molto pericolosi, ma non c’è molto da sperare, dato lo stato pietoso del mondo politico, mediatico e culturale occidentale.
Non a caso nell’Introduzione vi è un sentito omaggio a John Mearsheimer, a cui si riconosce di aver coraggiosamente denunciato la follia del comportamento degli Usa, veri responsabili della guerra, ma secondo Todd è necessario andare oltre e capire proprio le ragioni di tale irrazionalità. Per dare una spiegazione delle ragioni “profonde” di alcuni comportamenti irrazionali sia degli Usa, sia per quanto riguarda l’Ucraina che l’Europa, il libro avanza talvolta delle ipotesi piuttosto ardite. Ma l’attenzione alla totalità delle società occidentali, e l’attitudine ad avanzare ipotesi e voler spiegare, diversamente da quanti propongono piatte analisi, presunte obiettive, fatte dal punto di vista di un “osservatore” distaccato dai fatti, sono i pregi di questo libro che fonda le basi per una diversa autocoscienza occidentale, lo dico senza timore di esagerare, e che può e dovrebbe essere di stimolo per ulteriori analisi, che partano dalla stessa consapevolezza di un sostanziale declino o meglio, disfacimento del sistema occidentale.




Sembrava una rivoluzione: si sta trasformando nella solita vecchia zuppa riscaldata. Alla prova dei fatti, il terremoto Trump sembra essersi ridotto sostanzialmente alla più prevedibile delle strategie: l’impero in declino che dichiara guerra alla nuova potenza emergente, a prescindere da quanto sia pacifica; un obiettivo che nell’Occidente suprematista sembra mettere d’accordo un po’ tutti, a partire dai progressisti e dai sinceri democratici come Stefano Massini. Ce l’avete presente? E’ diventato uno dei punti di riferimento della sinistra ZTL grazie ai suoi monologhi a Piazza Pulita: ha passato mesi e mesi a sfrucugliarci le palle tessendo le lodi dei cantori del Serrapiattismo e con invettive di ogni genere contro Trump per poi scoprire, all’improvviso, che su quello che conta davvero la sintonia col tycoon è totale. Ed ecco, così, che mentre Trump dichiarava la sua guerra commerciale per tentare di impedire a Pechino e al popolo cinese di portare a termine il suo processo di emancipazione anticoloniale, il nostro agitatore culturale ha dedicato il monologo della settimana al vero nemico del mondo libero, del progresso e della libertà: Xi Jinping che, come dice Massini, non solo ha deciso che “rimarrà presidente a vita”, ma che addirittura avrebbe imposto che “non c’è pensiero, non c’è cosa che egli pensi o dica, che non diventi automaticamente parte della costituzione cinese”. Giuro eh, non è una perifrasi: ha detto proprio letteralmente così. Caro Stefano, te lo dico io cosa è: una puttanata, ecco cos’è. Una puttanata di un suprematista che pensa di essere democratico, ma è democratico come erano democratici i greci: democratici aspiranti proprietari di schiavi, e quando lo schiavo si ribella si indignano e gli danno del selvaggio. Sapesse, contessa, non sapeva nemmeno come si apve un’avagosta…
“Mondocane video”, canale Youtube di Fulvio Grimaldi
Lo scorso 2 aprile, il presidente americano Donald Trump dichiarava un’“
È diventato un luogo comune descrivere le politiche economiche di Trump come un radicale allontanamento dalla traiettoria recente. Michael Hudson non è d’accordo. Spiega perché la parte apparentemente innovativa, il massiccio ricorso ai dazi, rappresenti la continuità delle politiche neoliberiste e libertarie, volte a ridurre il ruolo del governo nella vita commerciale e privata. Sostiene che, pertanto, abbiano ben poco a che fare con la “ricostruzione” dell’America e siano intese a consentire ai super-ricchi di ottenere ancora di più dai cittadini comuni.
In quest’intervista, Thomas Fazi espone la sua opinione sulla guerra in Ucraina. L’analista smonta pezzo per pezzo la narrazione ufficiale, denunciando il ruolo delle élite europee nel prolungamento del conflitto e svelando le forze che ne determinano le scelte: dai legami strutturali tra Bruxelles e Washington al potere del complesso militare-industriale. Secondo Fazi, l’Europa avrebbe tutto da guadagnare da una fine della guerra, ma continua a sostenere l’escalation per motivi economici, politici e ideologici. L’analista delinea una rete di interessi profondi, che coinvolge anche i grandi fondi di investimento come BlackRock, e condiziona le politiche europee. Attraverso una riflessione provocatoria e accurata, Fazi mette in luce le gravi conseguenze sociali di questa strategia: austerità, tagli al welfare, militarizzazione della società e il rischio crescente di una deriva autoritaria. Un’analisi spiazzante su come il continente stia sacrificando il proprio futuro sull’altare di una strategia profondamente autolesionista. «Esiste un legame strutturale tra il grande capitale europeo e il grande capitale statunitense, in particolare quello di Black Rock». L’analista italo-inglese Thomas Fazi è tranchant. Figlio dell’editore Elido Fazi, 42 anni, attento osservatore delle dinamiche europee, mette in luce le contraddizioni della politica europea sulla guerra in Ucraina.
Cantano le Erinni in Europa, e la guerra appare sempre più inevitabile quanto, paradossalmente, improbabile. Con quale arme, infatti, ci si chiede attoniti? Ma ancor più, ci si domanda con quale esito, visto che il nemico designato è una potenza nucleare e che da circa tre generazioni (molti più dei venti aleggiati da Vance
Se osserviamo l’attuale fase macro geopolitica, fondamentalmente caratterizzata dal manifestarsi del declino occidentale, è possibile notare che la politica strategica adottata da quella che era la potenza-fulcro dell’occidente, ovvero gli Stati Uniti, è caratterizzata da una contraddizione fondamentale. L’obiettivo strategico statunitense, infatti, non è semplicemente quello di rallentare il declino, o di limitarne la portata, ma quello di invertirne il corso, di ricostituire e riaffermare la posizione egemonica nordamericana sul resto del mondo. E, date le attuali condizioni dell’impero americano, questo richiede tempo. Rimettere la potenza statunitense in condizione di affrontare e vincere i paesi che ne sfidano l’egemonia, impone la necessità di guadagnare tempo. Sotto questo profilo, la scelta operata dal blocco di potere che ha preso la guida degli USA è quella di cercare di dividere questi paesi – in particolare quelli più agguerriti – sia per cercare di sconfiggerli separatamente, uno alla volta, sia per impedire che la consapevolezza della forza derivante dalla loro sommatoria li induca invece a colpire per primi.
A poche settimane dall’avvio dei negoziati per la risoluzione del conflitto ucraino, lo sforzo diplomatico del presidente americano Donald Trump sta incontrando numerosi ostacoli.
Ciò che sta avvenendo a Gaza non resterà confinato a Gaza, si potrebbe dire, perché è il sintomo di un malessere più generale che sta erodendo la civiltà occidentale. Proviamo a spiegare.
Nel cercare di analizzare cosa significhi la netta vittoria elettorale di Trump sia per il suo paese che per il resto del mondo, come è necessario fare, bisognerebbe in primo luogo sbarazzarsi, o almeno mettere da parte, alcune caratterizzazioni che sono state appiccicate al personaggio e che non ci sono d’aiuto per comprendere a fondo la natura del fenomeno. Quale quella di essere un avventurista incline alla violenza in ogni campo; di interpretare il suo ruolo come messianico; di adottare atteggiamenti e dichiarazioni a dir poco sopra le righe; di ostentare il suo corpo ferito in un’immagine ricercata e diventata iconica; di brutalizzare il suo stesso agire politico; o addirittura di essere poco più di un “comico naturale”. In particolare dovremmo essere noi, nativi e abitanti dell’italico stivale, a essere sufficientemente vaccinati da simili devianti interpretazioni, avendo assistito increduli – senza necessariamente rammentare le posture mussoliniane, riportate all’attenzione da ricostruzioni romanzate e filmiche – al nascere e allo svilupparsi del fenomeno, pur ben diverso, del berlusconismo e sapendo quanto ci sia costata l’altera sottovalutazione della sua fondata pericolosità, almeno al suo primo manifestarsi. Ma scorrendo anche autorevoli commenti offerti dal mainstream nostrano sembra riconfermarsi l’acuto detto secondo cui la storia è una ottima maestra, ma non ha scolari.


Dopo un primo giro di dichiarazioni d'assaggio tra Usa e Russia (Usa: i negoziati sono iniziati. Russia: non ne abbiamo notizia. Usa: Putin accetterà la nostra proposta di tregua. Putin: non accetteremo nessuna tregua se non si eliminano alla radice i motivi della guerra, eccetera) si era arrivati all'accordo per un cessate il fuoco di 30 giorni che riguardava però solo le infrastrutture energetiche. Il Cremlino lo aveva evidentemente accettato pur di concedere uno spazio di manovra al nuovo inquilino della Casa Bianca (e al suo incoercibile narcisismo) per non indebolirlo all'interno e questa sospensione non cambiava nulla per la SMO (Operazione Militare Speciale) che andava avanti spedita.
La guerra, per Israele, è molto più di un atto fondativo, è uno status, una condizione immanente.

































