Si scrive Università neoliberale si legge crescente privatizzazione e commercializzazione della ricerca e dell’istruzione, aumento delle tasse universitarie, riduzione dell’intervento pubblico, declino del governo autonomo dei processi formativi, ascesa di una governance aziendalistica e tecno-burocratica. Le vittime di questa fiera delle illusioni sono la ricerca e l’insegnamento, dunque l’autonomia della nazione; e i saperi, dunque il futuro delle giovani generazioni.
Privatizzazione, commercializzazione, riduzione del pubblico
Privatizzazione significa, innanzitutto, aumento del ruolo del settore privato nell’erogazione dei servizi universitari, inclusi la gestione delle strutture, la ricerca e talvolta anche la formazione. Ma anche aumento delle tasse universitarie al fine di finanziare l’università attraverso la partecipazione diretta degli studenti. Commercializzazione della ricerca e dell’istruzione significa crescente attenzione alla traduzione dei risultati della ricerca in prodotti e servizi commerciali e alle, più o meno presunte, domande ed esigenze del mercato del lavoro.





Nel modello neoclassico standard, il mercato del lavoro raggiunge spontaneamente un punto di equilibrio attraverso l’interazione tra domanda e offerta, senza necessità di interventi esterni. I lavoratori decidono quanto lavoro offrire in base al livello del salario reale: se il salario aumenta, cresce anche l’offerta di lavoro; se diminuisce, l’offerta si riduce. Dal lato delle imprese, all’aumentare del costo del lavoro si riduce la domanda di lavoro, e viceversa. L’intersezione tra queste due curve determina un equilibrio in cui non esiste disoccupazione involontaria: ogni lavoratore disposto a lavorare al salario di equilibrio trova occupazione.
Per chi è esterno, la politica europea può essere difficile da decifrare oggigiorno, e questo è più evidente che mai nella risposta del continente all’evolversi della situazione in Ucraina. Dalla rinascita politica di Donald Trump e dalla sua iniziativa di negoziare la fine del conflitto russo-ucraino, i leader europei hanno agito in modi che sembrano sfidare la logica fondamentale delle relazioni internazionali, in particolare il realismo, secondo cui gli Stati agiscono principalmente per promuovere i propri interessi strategici.






Che con la comparsa dell’intelligenza artificiale generativa il mondo stia cambiando in aspetti tutt’altro che marginali è certo e tutto lascia pensare che sia destinato a cambiare ancora più radicalmente in un futuro non troppo lontano, sebbene nessuno sia in grado di prevedere in che termini, come ammette lo stesso Ethan Mollick nel suo saggio Co-intelligence. Living and Working with AI (2024) ora pubblicato in italiano da Luiss Univerity Press. «Nessuno sa davvero dove stiamo andando. Non lo so neanch’io. Non ho risposte definitive», scrive l’autore, «nessuno ha un quadro completo del significato della AI e […] perfino le persone che creano e si servono di questi sistemi non ne comprendono in pieno le implicazioni» (p. 16).






Introduzione


La condizione tragica dell’uomo

Scopo del testo e articolazione

































