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Notizie sull'operazione speciale condotta dall'esercito russo in Ucraina
L’accordo di mutua difesa firmato da Arabia Saudita e Pakistan lo scorso 17 settembre ha precedenti storici abbastanza noti, dato che è stata proprio la petro-monarchia di Riad a finanziare il programma nucleare militare pakistano, ufficializzato nel 1998. D’altra parte occorre considerare la tempistica dell’annuncio di tale accordo, che arriva pochi giorni dopo l’attacco israeliano al Qatar, sebbene la petro-monarchia di Doha ospiti una grande base militare degli Stati Uniti. In altre parole, l’inaffidabilità degli USA ha costretto il regime...
Sulla giornata di ieri 22 settembre, come crediamo un po’ tutte le persone che hanno partecipato allo sciopero e alle manifestazioni di piazza per la Palestina e lo stop al genocidio, abbiamo letto tanti commenti sui social, sui giornali, etc. Vorremmo dire due parole su un argomento che ci sembra tanto importante quanto trascurato: il modo in cui questa giornata è stata costruita, in cui è cresciuta e germogliata. Perché a ben vedere è proprio di questa costruzione che nessuno parla e la rappresentazione ricorrente che ritroviamo, anche da...
A Gaza (ma anche in Cisgiordania) proseguono senza sosta il genocidio e la pulizia etnica del popolo palestinese da parte dello stato (e non solo dell’attuale governo) terrorista, razzista e nazifascista israeliano ma il sistema mediatico e il governo Meloni fingono di scandalizzarsi per qualche tafferuglio e qualche vetrina infranta da parte dei soliti (noti) scemi durante una manifestazione. Circa 500.000 persone sono scese in piazza in tutto il paese in 81 città per protestare vigorosamente ma pacificamente contro questa spaventosa...
he il mondo potesse essere salvato dai ragazzini si è dimostrato impossibile. Che dopo il ‘68 potesse nascere in Italia un partito rivoluzionario come quello di Lenin è stata l’illusione delle generazioni che hanno fatto politica negli anni Settanta del Novecento. Che la riproposta della lunga marcia nelle istituzioni contenuta ne Il Sessantotto e noi di Luperini e Corlito sia sbagliata è la mia opinione che ho già argomentato. Qui controbatto per punti alle obiezioni che Corlito ha mosso al mio Compianto sul Sessantotto...
Cos’è che ci ha fatto sapere Mattarella nel suo quotidiano mattinale con cui, dal monte Quirinale, che vale il Sinai di Mosè, ti erudisce il pupo? Pupi che saremmo noi, popolo italiano imberbe e perennemente plaudente a lui, come al consimile andreottiano Pippo Baudo e al dio del made in Italy, Giorgio Armani, assurto a eroe della nazione quando fu inquisito per sfruttamento di poveracci. Il che ci spiega perché da Meloni, giù giù fino a Nordio, la magistratura delenda est. Devono essere stati ispirati, i nostri governanti UE, guidati...
Moneta, il termine latino dal quale il nostro deriva, viene da moneo, «ricordare, pensare» ed era in origine la traduzione del greco Mnemosyne, che significa «memoria». Moneta divenne così a Roma il nome del tempio in cui si celebrava la dea memoria e si coniava la moneta. È a partire da questo nesso etimologico fra la moneta e la memoria che si dovrebbe guardare al riaccendersi oggi delle discussioni sull’abolizione della moneta unica europea e del recupero di ogni paese della propria moneta tradizionale. Sotto l’urgente questione...
Il 17 settembre il governo cinese ha ordinato alle principali aziende tecnologiche del paese di interrompere l’acquisto e l’uso di chip Nvidia, inclusi l’RTX Pro 6000D e l’H20, due chip progettati appositamente per aggirare le restrizioni imposte dal governo americano all’export di hardware USA avanzato in Cina. Nei giorni immediatamente precedenti, la Cina aveva avviato un’indagine antitrust in merito all’acquisizione di Mellanox: un’azienda israelo-americana, specializzata nell’interconnessione di rete ad alte prestazioni, comprata da...
Poco fa Vance ha riferito che quello di Trump non è un cambiamento di posizione sul conflitto, ma che è solo "molto impaziente" e vuole che la guerra finisca perché danneggia la Russia, e se non negozieranno la pace sarà molto male per il paese. Da Mosca, immagino, ringraziano per l'interessamento. Che non sia un cambio di posizione è abbastanza chiaro, ad ogni modo. Lo dicono fonti ucraine (Tatarigami ad esempio, che pubblica analisi interessanti anche se a volte sbilanciate), e varia altra gente - Goncharenko, Zheleznyak e Fesenko, ad...
Fulvio Grimaldi, classe 1934, giornalista di lungo corso, inviato di guerra per la RAI e la BBC e autore indipendente. Negli anni ha scritto per storiche testate militanti di sinistra e collaborato con importanti giornali come La Repubblica, L’Espresso e Il Manifesto. Grimaldi è da sempre famoso per le sue posizioni filo-palestinesi riguardo al conflitto arabo-israeliano. È noto soprattutto per aver seguito da vicino il conflitto israelo-palestinese e aver prodotto numerosi reportage e documentari, frutto di esperienze sul campo a Gaza, in...
Droni à gogo, si sarebbe detto un tempo. Chi più ne ha, più ne metta. Sembra la moda del momento e solamente i più indolenti si lasciano sfuggire l'occasione di “avvistamenti”, “sconfinamenti” e, alla fin fine, “abbattimenti”... Ieri è stata la volta di Danimarca e Norvegia, in una spinta “verso ovest” che non lascia dubbi sulla matrice di tale pericolosa escalation provocata da quella che è oggi la capitale più ostinata del cosiddetto “asse del male”. Così pochi dubbi, che La Repubblica non perde nemmeno tempo a dire qualcosa che non siano...
Nel 2022 avevo recensito Gli immorali, il romanzo d’esordio di un nuovo autore del panorama noir italiano, Fabio Nobile. A distanza di tre anni Nobile ci regala il suo secondo romanzo, La stanza 49 (Edizioni Efesto, euro 15). Si tratta di una conferma della capacità di questo autore di utilizzare questa forma letteraria, il noir, non solo per farci passare qualche ora piacevole immersi in una lettura avvincente, ma anche per descrivere in modo acuto la società italiana odierna. Infatti, come dicevamo già in riferimento a Gli immorali, si...
Ci risiamo! Continuano a prenderci per idioti… 1- La versione ufficiale-FBI- dell’assassinio di Kirk sembra un film di Ridolini: il colpevole dichiarato, Tyler Robinson, arriva in macchina sotto l’edificio perfetto per il tiro, parcheggia e sale sul tetto con un enorme Mauser, invisibile ma supposto infilato smontato nello zainetto di 40×50 (??). Sul tetto si cambia (!sic), monta il fucile col cacciavite, spara un colpo solo mortale su Kirk che è di fronte a lui a 150m, smonta il fucile col cacciavite- che però dimentica lì, si cambia di...
L’indiscutibile riuscita della piazza di ieri ha relegato, almeno per il momento, ogni manovra da “piccolo cabotaggio” che aveva caratterizzato il movimento di solidarietà per la Palestina nel passato, generando una grande giornata di mobilitazione che ha esondato tutti i soggetti organizzati di movimento. Questo è stato possibile grazie a una straordinaria mobilitazione delle coscienze di fronte a un genocidio in corso e al rigetto della complicità totale e asservita di ogni singolo governo occidentale all’infame colonizzazione sionista. La...
Il fantasma dell’Unione Sovietica ha aleggiato per settant’anni sull’Occidente capitalista, togliendo il sonno ai grandi accumulatori di ricchezze che hanno dovuto confrontarsi costantemente con un esempio diverso di economia che non fosse necessariamente ed esclusivamente quella del “laissez faire” e del profitto privato. La Rivoluzione Russa e la nascita di uno Stato comunista grande territorialmente e pieno di risorse furono un episodio che sfuggì al controllo della storia; qualcosa che non fu possibile arginare da parte dei ceti...
L'effetto politico-economico dello strano sconfinamento di droni russi nei cieli polacchi è stato certamente la chiusura del confine tra la Polonia e la Bielorussia. E' bene ricordare, innanzitutto che il confine polacco è peraltro un confine che delimita sia i territori sotto la “protezione” della Nato e soprattutto un confine anche dell'area economica retta dall'Unione Europea. Ed è proprio questo aspetto a rendere la decisione di Varsavia di rilevanza internazionale se non mondiale. Infatti la rotta “continentale” che le merci cinesi...
All’inferno. Ogni discorso che non parta da questa consapevolezza è semplicemente privo di fondamento. I gironi in cui ci troviamo non sono disposti verticalmente, ma disseminati nel mondo. Ovunque gli uomini si associano, producono inferno. I gironi e le bolge sono dappertutto intorno a noi, che riconosciamo, come nei caprichos di Goya, i mostri e i diavoli che li governano. Cosa possiamo fare in quest’inferno? Non tanto o non solo, come diceva Italo, custodire una parcella di bene, quello che nell’inferno non è inferno. Poiché è stata...
Uno degli effetti più dirompenti causati dalla guerra “contro tutti” scatenata da Israele dopo gli attentati terroristici del 2023 è che si è diffusa nel mondo arabo la percezione che nessuno possa sentirsi al sicuro. Ciò vale anche se si tratta di paesi formalmente difesi dagli stessi Stati Uniti o da altri paesi occidentali. Abbiamo visto infatti che, nel corso di questi terribili anni in Medio Oriente Israele ha bombardato la Siria, il Libano, lo Yemen, l'Iran e il Qatar. Ad aver generato il massimo scalpore nel mondo arabo sono stati i...
Il giornalista statunitense Max Blumenthal ha felicemente definito così la guerra ibrida che Israele sta conducendo negli Stati Uniti, e che – per il momento – è essenzialmente incentrata sulla propaganda, ovvero sul controllo dei media. Gli USA sono l’insostituibile retrovia dello stato ebraico, senza il cui appoggio – economico, militare, politico e diplomatico – semplicemente scomparirebbe entro pochi mesi. Il controllo di questa retrovia, pertanto, è una questione vitale per Israele. Sino a ora, era stato possibile esercitarlo...
Dalla mia postazione con fucile a tappo, prendo spunto da un recente post di Andrea Zhok, una delle poche menti libere in circolazione, per suggerire al lettore una critica. “Oggi la vera, principale, essenziale resistenza”, sostiene il filosofo, “è la memoria, memoria che per rimanere vitale deve essere rielaborazione, e che deve rimanere strettamente legata ad una richiesta di giustizia inflessibile. Chi oggi non può sconfiggere il male, domani non deve dimenticarlo”. Zhok conclude così un denso e, in sé, del tutto condivisibile...
Considerazioni generali: negli anni ben pochi hanno fatto caso alla licenza Creative Commons sull'home page di questo blog: non commerciale - non opere derivate- unported. In soldoni significa che da questo blog non ho mai incassato un centesimo. Qualcuno mi ha fatto notare che questo è del tutto atipico nel contesto dell' "economia digitale". Non me ne può fregare di meno. Continuo a vivere tranquillamente della mia professione. Per questo motivo ho francamente provato fastidio per le pubblicità e i product placement nei video di Sabine...
La compagnia di navigazione Haijie Shipping Company ha inaugurato ieri il progetto artico cinese, denominato China-Europe Arctic Express. Si tratta di una connessione di navi portacontainer tra l’Estremo Oriente e l’Europa, lungo una rotta commerciale che attraversa l’Oceano Glaciale Artico invece dell’Oceano Indiano. Il China-Europe Arctic Express sarà operato dalla nave Istanbul Bridge, capace di trasportare 5.000 container per viaggio. Salpando dal porto di Quingdao (a nord di Shanghai), avrà come possibili destinazioni Felixstowe in Gran...
Allarmi per sconfinamenti quotidiani nei ristretti corridoi aerei del Baltico spacciati per attacchi aerei russi, le consuete (si tengono ogni 4 anni) esercitazioni Zapad tra russi e bielorussi presentate come una minaccia d’invasione contro cui erigere fortificazioni reticolati, campi minati, trincee e cavalli di Frisia. La febbre bellica che attraversa la regione baltica coinvolgendo Estonia, Lettonia e Lituania questa volta non sembra dovuta solo alla tradizionale sensibilità anti-russa che anima le classi dirigenti di queste nazioni che...
Mentre i nostri occhi pieni di orrore sono per forza di cose puntati su Gaza, le cancellerie d’Europa – in testa la Commissione europea – sembrano fare di tutto per far precipitare la guerra contro la Russia. Nel giro di neanche un mese, abbiamo assistito alla reintroduzione della leva militare in Germania (al momento volontaria, ma con «opzione di obbligo» nel caso non si raggiunga un numero sufficiente di arruolati); al clamore mediatico – dal chiaro linguaggio bellicista – sull’incontro tra Putin, Xi Jinping e Kim Jong-un a Pechino; alla...
La vicenda “Charlie Kirk” è meritevole di riflessione non tanto con riferimento al personaggio in sé, per cui personalmente, non essendo americano, nutro un modesto interesse, ma per ciò che le reazioni alla sua morte hanno consentito di scorgere. Come ampiamente discusso nei giorni scorsi, una significativa fetta di persone con pedigree “progressista” o “di sinistra” ha espresso soddisfazione, comprensione o giustificazione per l’omicidio. Il filo del ragionamento in questi casi è stato, più o meno: “Era una persona orribile con opinioni...
Mentre la Commissione europea propone il 19° pacchetto di sanzioni contro la Russia, e continua a ripetere gli identici errori commessi in passato – armare ulteriormente l’Est della Nato e Kiev, in modo che Mosca si senta ancor più minacciata e prosegua la brutale offensiva in Ucraina – nulla di paragonabile accade sul fronte medio orientale, dove lo Stato d’Israele sta liquidando i palestinesi a Gaza, ed è pronto ad annettere quasi tutta la Cisgiordania oltre a Gerusalemme Est, occupate dal 1967. Se si eccettuano Spagna e Irlanda,...
L’agenzia statunitense di rating, Fitch, ha appena alzato il punteggio dell’Italia, portandolo da BBB (merda di cane) a BBB+(merda di vacca). Può sembrare una differenza minima, ma era dal 2021 che non succedeva. Tra le motivazioni principali c’è il fatto che il debito pubblico sta scendendo. Ora, facciamo pure finta che Fitch non sia la stessa agenzia di rating accusata, insieme ad altre agenzie come Standard & Poor e Moody’s, di aver assegnato rating eccessivamente elevati a titoli finanziari legati ai mutui subprime, contribuendo così alla...
Furfanti, canaglie, falsari: difficile raccapezzarsi nella scelta delle caratteristiche per cui si distinguono, in un pericoloso crescendo, i guerrafondai euroatlantisti e i manigoldi delle redazioni belliciste che fanno loro da portavoce. «Sfida di Putin nei cieli della NATO», è il titolone di prima pagina del Corriere della Sera dopo il presunto sconfinamento di tre jet russi nello spazio aereo estone. Ovvio che la secca smentita del Ministero della difesa russo, secondo cui non c'è stato alcuno sconfinamento, come confermato dai...
Quando ho pubblicato il mio libro, “L’Età dello Sterminio” nel 2024, non immaginavo che potesse essere così profetico quando ho notato la tendenza storica delle minoranze ad essere sterminate dai gruppi più grandi. È esattamente ciò che stiamo vedendo a Gaza. Lì potremmo presto assistere agli effetti della “sindrome da rialimentazione” che causa la morte rapida delle persone dopo un lungo periodo di fame, anche se vengono fornite loro delle provviste alimentari. È un ulteriore esempio dell'effetto Seneca espresso con la frase “La rovina è...
L’ analisi dei fatti, sempre ben riportata da Simplicius, ci sollecita sempre la domanda: dove stiamo andando? Ho già spiegato a iosa il mio punto di vista: i banksters ci stanno portando in una WW3 che avrà come sempre l’epicentro in Europa. Quindi ogni volta si tratta solo di chiederci: a che punto siamo? A questo ho risposto in altra occasione che siamo in uno “stallo”; nel momento in cui i “piani A” dei due contendenti, NATO e Russia, sono sostanzialmente falliti ma esiste ancora, in realtà esisteva fino a due settimane fa, una “finestra”...
Il Cremlino è tornato a sfidare l’Europa” titolano più o meno con questi termini quasi tutti i giornali in Italia e in Europa dopo le supposte violazioni dello spazio aereo estone da parte di 3 Mig-31 russi, “abbattuti” o forse solo “intercettati” (a seconda dei giornali e dei TG) dagli F-35 italiani basati ad Amari (Estonia) nell’ambito della NATO enhanced Air Policing (eAP) nella regione baltica dove, a rotazione con altre forze aeree NATO, difendono lo spazio aereo delle tre repubbliche prive di aerei da guerra e di difesa antiaerea...
L’attacco da parte dell’esercito israeliano deciso unilateralmente dal governo Netanyahu contro Gaza City assomiglia sempre più a una sorta soluzione finale di tragica memoria. Avviene nella totale complicità e indifferenza non solo del mondo occidentale (con sporadiche eccezioni, vedi Spagna e Irlanda) ma anche del mondo arabo. In questi giorni a Bruxelles si è riunita la Commissione Esteri della UE, che ha approvato un pacchetto di misure, che viene definito dalla stampa, “senza precedenti nei confronti di Israele: si va dalla sospensione...
Le politiche di Netanyahu hanno scavato un solco tra Israele e la base trumpiana. Una parte consistente di quest’ultima ora accusa lo Stato ebraico di complicità nell’uccisione di Kirk L’assassinio dell’attivista conservatore Charlie Kirk dà un’ulteriore accelerata alla crisi che sta disgregando il tessuto socio-politico americano. L’intensificarsi della violenza politica è un sintomo del declino statunitense. Essa ha colpito esponenti repubblicani e democratici, e non ha risparmiato neanche il presidente Donald Trump, vittima di due falliti...
Il 7 ottobre del 2023 è stata scritta una pagina di Storia da parte della Resistenza arabo-palestinese. L’Operazione Diluvio di al Aqsa è stato un atto rivoluzionario per la liberazione della Palestina, che ha mostrato come una popolazione indigena, da quasi 80 anni espropriata da una entità colonizzatrice di ogni diritto all’esistenza sociale e politica, possa tentare l’impossibile, ovvero mettere in ginocchio una potenza nucleare, avamposto dell’imperialismo occidentale. Quell’assalto “Ha insegnato che ci si può tirare fuori dalla fossa più...
Si dice che Trump non sia stato consultato e neppure avvertito dell’attacco dell’aviazione israeliana a Doha. Dato che l’attacco non avrebbe potuto avvenire senza la piena connivenza e la costante assistenza delle forze armate statunitensi, se ne dovrebbe concludere che ormai Trump sia diventato un Biden 2.0, un presidente di facciata, sempre meno capace di intendere e di volere. Ma il vero scoop relativo all’attacco a Doha è stato la notizia secondo la quale il Mossad avrebbe espresso la propria contrarietà, tanto da non partecipare...
A Gaza, capitalismo, imperialismo, colonialismo e i gruppi umani che concretamente ne incarnano e realizzano le logiche di funzionamento si mostrano per quello che storicamente sono: modi di produzione e governo che tendono a distruggere tutto ciò che ritengono inutile o di ostacolo al proprio dominio. È questo che il Governo e l’esercito di Israele, in complicità con quello degli Stati Uniti e di tutte le imprese e gli stati che con essi collaborano, stanno facendo da decenni, con un’accelerazione radicale, giunta fino alla forma del...
Io davvero non riesco a capire come siamo finiti in questo tombino dialettico permanente, fatto di dicotomie e polarizzazioni inutili, stupide, anti logiche, di timore reverenziale nei confronti della argomentazione, anzi della precisione delle parole, dell’utilizzo assennato dei loro significati, del vittimismo costante, del mal riposto riflesso d’indignazione, della sudditanza verso il vuoto conformismo del silenzio, oppure della frase di circostanza a corollario del lutto, della perdita, dello shock. Un intellettuale di nome Odifreddi dice...
E’ bastato un anno per verificare che “l’agenda Draghi” era una tigre di carta. O, più precisamente, che si trattava di mega-piano costruito sul wishful thinking, una sfilza di desideri messi nero su bianco, ma sostanzialmente privo di programmazione, direzione politica e operativa, connessione stretta tra mezzi e obiettivi. Irrealistico, insomma. Parlando di nuovo a Bruxelles, nella conferenza della Commissione Ue sul primo anno del suo report sulla competitività, ieri “superMario” ha recitato come sempre la parte del guru che saprebbe come...
Netanyahu “mi sta fottendo”. Così Trump ai suoi collaboratori dopo il bombardamento israeliano del Qatar. Lo riporta il Wall Street Journal, secondo il quale il presidente, pur frustrato per l’ennesima volta dall’iniziativa del premier israeliano, non può rompere pubblicamente. Secondo il WSJ si spiega con la sua stima per gli uomini forti. Una seconda spiegazione, più convincente, è per “l‘influenza del leader israeliano sul Congresso e sui media repubblicani“… Altra spiegazione, che potrebbe sommarsi a quest’ultima, l’ha data l’ex...
Uno degli insegnamenti fondamentali della storia è che per comprendere i destini dell'Europa bisogna guardare alla Francia. Una verità questa che probabilmente è vera sin dai tempi della nascita dello stato nazione francese, ma che è diventata sempre più vera con il passare dei secoli nei quali si sono verificati – proprio in Francia - fenomeni peculiari come l'Illuminismo, la Rivoluzione Francese e l'epopea napoleonica. Ancora oggi è così, la Francia è l'unico paese dell'UE ad avere il deterrente nucleare e a sedere nel Consiglio di...
In qualsiasi conflitto, le parole sono utilizzate per velare la realtà – se non per mistificarla. E, ovviamente, l’ennesimo divampare cinetico della lunga guerra di liberazione della Palestina non fa eccezione. Quando Netanyahu e la sua gang di fanatici messianici parlano di Grande Israele e di “ridisegno del Medio Oriente”, stanno ammantando con un linguaggio trionfalistico e ambizioso quello che è, in effetti, un disegno strategico che nasce da profonde preoccupazioni. Israele ha sempre avuto, sin dalla sua fondazione, l’imperativo di...
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Lessico della democrazia
Votare: dovere, rito effimero, diritto per contare?
di Giovanni Dursi
Il diritto di voto è garantito dall’articolo 48 della Costituzione della Repubblica italiana, che afferma:
«Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età.
Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.
La legge stabilisce requisiti e modalità per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all’estero e ne assicura l’effettività. A tale fine è istituita una circoscrizione Estero per l’elezione delle Camere, alla quale sono assegnati seggi nel numero stabilito da norma costituzionale e secondo criteri determinati dalla legge. Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge».
Come si può leggere, nella Costituzione il voto è considerato un “dovere civico”. Si dibatte da tempo sul senso di queste parole, anche perché è un “dovere” che non prevede sanzioni in caso di violazione. Il voto sembra essere l’unica espressione simbolica delle prassi democratiche. In realtà, nell’ordinamento italiano esistono 4 strumenti di democrazia diretta:
• Petizione (50 della Costituzione)
• Legge di iniziativa popolare a voto parlamentare (71 della Costituzione)
• Referendum abrogativo (75 della Costituzione, il quale è anche il motivo per cui in Italia non ci sarà mai un referendum come quello che ha portato al Brexit)
Dopo Trump, dopo la Brexit, dopo il referendum sulla Costituzione italiana del dicembre 2016, erano arrivate la vittoria di Macron nelle elezioni presidenziali francesi e il recente, travagliato rilancio della Grande Coalizione CDU-SPD in Germania, alimentando nell’establishment liberal democratico l’illusione che la marea populista fosse sul punto di rifluire. Invece no. Il risultato delle elezioni politiche italiane di pochi giorni fa testimonia che l’onda prosegue il suo cammino e rischia di travolgere la diga eretta da partiti tradizionali, media e istituzioni nazionali ed europee.
M5S e Lega triplicano le rispettive rappresentanze parlamentari e i loro voti sommati superano il 50%, certificando che metà dei cittadini italiani sono euroscettici e non credono più alle narrazioni sulla fine della crisi e sui presunti benefici della globalizzazione. Partirò da alcuni commenti giornalistici sullo tsunami populista per affrontare quattro interrogativi: 1) quali sono le radici sociali del populismo, 2) quali sono le differenze fra le sue due anime principali; 3) perché le sinistre (tanto le socialdemocratiche quanto le radicali) stanno affondando nell’insignificanza politica; 4) perché, malgrado tutto, l’establishment è ancora in grado resistere e quali scenari si apriranno se e quando la diga crollerà davvero.
Gli appassionati di teologia politica frequentano molto quel passo di Walter Benjamin dove si racconta del turco meccanico. Il turco meccanico, racconta Benjamin, è un automa che raggiunse una grande popolarità mostrando di sapere giocare a scacchi: ma le sue capacità, in realtà, erano dovute a un uomo di bassa statura e di grande abilità scacchistica, nascosto dentro il finto automa. Per Benjamin, l’«invisibile» è l’anima teologica che abiterebbe il materialismo. Roberto Ciccarelli è andato a caccia anche lui del motore invisibile del nostro tempo, o meglio, del motore invisibilizzato, di quell’energia che, pure costantemente sotto i nostri occhi, è continuamente occultata dai dispositivi di governo. Solo che Ciccarelli non guarda in un presunto Altro o Altrove, e neppure nelle sfere comunque più o meno trascendenti che custodirebbero qualche presunta «scintilla» della decisione politica, com’è nella tradizione delle teologie politiche che solitamente si richiamano al turco benjaminiano. Per lui, l’energia nascosta non è affatto nascosta, e tantomeno è nei cieli: il motore è tutto presente sul piano di immanenza, ed è nascosto non perché teologicamente profondo, tantomeno perché la verità ami nascondersi, ma perché i meccanismi di sfruttamento e l’inadeguatezza delle nostre categorie di indagine congiurano per rendere impossibile nominarlo.
L'articolo di Alessandro Visalli sui fatti di Macerata (qui) ha suscitato un vivo dibattito nei commenti e un'articolata replica di Eros Barone (qui). Anche Mario Galati, chiamato in causa nella discussione, ci offre il suo contributo
“In altre parole, se entro il modo di produzione capitalista, fino a che si resta entro la sua logica, appare alla fine comunque razionale, e quindi invincibile, il calcolo economico e la competizione, con essa diventano anche inevitabili i rapporti sociali che esso determina (o meglio, che lo fondano); con la sua logica viene anche una specifica forma di gerarchia sociale. Comprendendo il capitalismo, invece, come figura storica (e non sopra-storica) diventa possibile accedere ad un piano di critica più profondo. Il calcolo economico, indiscutibile sul piano della valorizzazione del valore (e quindi della sua accumulazione, nel contesto dei rapporti sociali dati), diventa irrazionale se si tiene al centro il principio di una altra socialità: se la ricerca dell’autonomia porta a porre al centro la natura e la società tutta. Il calcolo economico, come scrive nel 1973 Amin, diventa allora riconoscibile come “irrazionale dal punto di vista sociale”.
Se Visalli si fosse attenuto a questa sua citazione non sarebbe incorso nella contraddizione di sostenere il carattere storico-sociale delle categorie di razionale e irrazionale e, nel contempo, di sostenere, sostanzialmente accettandola da Buffagni, la persistenza di forme irrazionali archetipiche connaturate all’essere umano, quali possono essere quelle rappresentate nel mito greco. Un conto è contestare una determinata razionalità storicamente determinata, specificandone il carattere ideologico e la funzione apologetica e strumentale, eventualmente, altro conto è l’irrazionalismo, ossia la rinuncia a spiegare razionalmente, scientificamente (proprio così, con tutte le approssimazioni, la parzialità, le distorsioni e i difetti possibili) i fenomeni umano-sociali, relegandoli sbrigativamente nella dimensione della trascendenza, metafisica o “naturale” che sia, e dell’eternità.
Tempi faticosi: le relazioni contraddittorie tra tempo di lavoro e produttività
di Maurizio Donato
Le politiche che promuovono flessibilità e precarietà hanno ridotto la crescita della produttività; Marx costituisce ancora un riferimento utile per interpretare questi dati
Da quando – attorno alla metà degli anni ’90 – la produttività del lavoro in Italia ha cominciato a stagnare, le ore di lavoro hanno preso ad aumentare. Le politiche del lavoro che, grazie all’aumentata flessibilità, hanno ridotto le garanzie dei lavoratori, non solo non hanno fatto crescere la produttività, ma hanno contribuito a frenarla.
Se si confronta il tasso di crescita del reddito pro-capite di un paese con i dati relativi a un periodo precedente e con quelli di altri paesi, si possono scoprire diversi elementi interessanti.
In primo luogo, ci si rende conto che in tutti e tre i paesi europei scelti per questo confronto, anche se a livelli diversi (la tendenza è molto più accentuata nel caso dell'Italia), la dinamica è la medesima: diminuisce il tasso di crescita del reddito pro-capite, cala il ritmo della produttività, aumentano (o rallenta il ritmo della loro diminuzione) le ore lavorate pro-capite. Tutto questo prima dell’ultima crisi.
Ripensare Marx e Engels, tra filosofia e filologia
L’ultimo libro di Giovanni Sgro’
di Giuliano Guzzone*
Nei cinque capitoli – due interamente inediti e tre ottenuti dalla rifusione di una serie di articoli precedentemente apparsi in rivista – e nell’appendice che compongono il suo ultimo libro, Friedrich Engels e il punto d’approdo della filosofia classica tedesca, Giovanni Sgro’ ha raccolto, in forma sistematica e compiuta, i risultati della sua decennale ricerca intorno al pensiero teorico-politico dell’«ultimo Engels». Si tratta di una pubblicazione importante per svariate ragioni.
Dal punto di vista del metodo, essa testimonia l’importanza sempre crescente che il nesso tra filologia e filosofia è venuto acquisendo nella più recente storiografia filosofica, in Italia e all’estero: essa mostra, cioè, come il profilo di un autore anche “classico” possa porsi sotto una luce affatto nuova, come l’esegesi del suo pensiero possa esplicarsi lungo tracciati sensibilmente innovativi, anche rispetto ad una cospicua letteratura, come le precedenti interpretazioni possano acquisire fondamenta più salde qualora si disponga di un’edizione critica integrale, filologicamente accurata, delle sue opere e si consegua un rapporto più intimo e ravvicinato con la “materialità diveniente” del testo filosofico.
Il tema del potere della conoscenza nell’atto produttivo
di Sergio Bellucci
In innumerevoli dibattiti di questi anni, di fronte alle analisi sulle trasformazioni del lavoro indotte dalle tecnologie digitali che si stavano producendo, sono stato invitato ad analizzare, a livello globale, lo sviluppo del mondo del lavoro. Si obiettava che, alla riduzione degli occupati operai nel mondo occidentale, corrispondesse un aumento dell’occupazione operaia nel mondo, attraverso i processi di delocalizzazione che molte imprese, grandi e piccole, stavano determinando.
Il processo, come provavo a spiegare, era solo “temporaneo” e non strutturale. Non solo, ben presto, meno di due/tre decenni, le innovazioni più avanzate avrebbero raggiunto anche i territori più lontani e l’impatto, dovuto alla riduzione dei costi delle tecnologie, vantaggioso anche in condizioni di iper-sfruttamento. L’esperienza della più grande fabbrica del mondo, la cinese FOXCON, con la massiccia sostituzione di lavoratori vivi con robot introdotta già dal 2012 e proseguita negli anni successivi non era che una avvisaglia di fenomeni ben più robusti e strutturali. Le stesse ondate di ritorno dei processi di delocalizzazione, spinte a volte da scelte politiche come dimostrano l’esperienza della presidenza Trump, accelerano i processi di distruzione del lavoro vivo, riducendo il lavoro nelle aree disagiate del mondo, ma favoriscono l’installazione di impianti produttivi sempre più automatizzati che producono effetti marginali nel ricco occidente che si vorrebbe avvantaggiare.
"Far maturare il bambino, non buttarlo insieme all'acqua sporca"
di Domenico Moro
I risultati delle elezioni italiane sono l’ulteriore dimostrazione del collasso, a livello europeo, del sistema politico tradizionale, basato sull’alternanza bipolare di centro-destra (PPE) e centro-sinistra (PSE). Forza Italia, interna al gruppo dei Popolari europei (PPE), è il quarto partito, il Pd, rappresentante del Partito socialista europeo (PSE), è secondo a pari merito con la Lega e scende al minimo storico. Il risultato del Pd non è per nulla eccezionale rispetto a quanto fatto registrare dai partiti socialisti in Germania, Spagna e Francia (anzi, qui le cose sono andate peggio).
Il punto è che la presunta e tanto sbandierata ripresa non è tale da recuperare quanto perso in 10 anni di crisi e di austerity europea e soprattutto è una crescita senza lavoro, o meglio senza lavoro adeguato a sopravvivere, fatta di aumento delle disuguaglianze. Infatti, il tema implicito di queste elezioni è stato il lavoro, o meglio la mancanza di lavoro. Le elezioni sono state vinte da chi ha messo in campo una risposta - giudicata credibile dagli elettori - a questo problema e alla questione collegata, cioè come determinare una effettiva ripresa economica. In particolare tre proposte sono state portate all’attenzione degli elettori da Lega e M5S: la critica ai vincoli dei trattati Europei, la riduzione dei flussi di immigrazione, e soprattutto il reddito di cittadinanza, collegato quest’ultimo a un programma neokeynesiano.
Ci sarà modo di tornare sul significato politico, istituzionale e sociale di queste importantissime elezioni, ma una cosa balza agli occhi. Le classi che hanno maggiormente sofferto a causa della globalizzazione e dell’Unione europea, ossia, per dirla in soldoni, gli strati inferiori della borghesia e del proletariato, si sono apertamente ribellate all’ordine vigente, si sono intrecciate nel voto ed hanno scelto partiti che raccolgono la protesta mescolando nostalgie liberiste e promesse di protezione. L’inevitabile alleanza tra la piccola borghesia ed il proletariato più debole avviene, al momento, sotto l’egemonia della prima. Soluzione obbligata, visto lo spettacolo vergognoso offerto in tutti questi anni dalla sinistra, ormai intossicata da una pestifera miscela di europeismo, retoriche politically correct e movimentismo. Accentuando la sua crisi, il PD segue il destino delle cosiddette socialdemocrazie europee, vittime del loro ipermercatismo. Per parte sua, la variante espressa da Liberi ed Eguali, si dimostra inevitabilmente inefficace, essendo soltanto antirenziana e non sufficientemente antiliberista. E Potere al popolo? Il risultato della sinistra radicale è cosa meno ovvia, perché è in quell’ambiente che avrebbe potuto e dovuto maturare un’alternativa al globalismo europeista e sono quelle le forze che avrebbero dovuto capitalizzare in qualche modo la benvenuta débacle del PD. Invece è avvenuto il contrario, e la sinistra radicale ha raggiunto il peggior risultato della sua storia. Perché?
Questo articolo del compagno Marco Pondrelli è il primo di una serie di contributi che Marx21.it dedicherà alle elezioni ed agli altri temi centrali del dibattito politico, con l’obiettivo di fornire una chiave di lettura ed un contributo non congiunturale al dibattito a sinistra
Quali erano gli schieramenti in campo in queste elezioni? La risposta l’ha fornita l'organo di Confindustria: Sergio Fabbrini in due editoriali (14 e 21 gennaio) apparsi su 'il Sole 24 ore' ha spiegato che in Italia si confrontavano europeisti e sovranisti. Due schieramenti trasversali ai singoli schieramenti ed ai singoli partiti, ma dalle caratteristiche ben definite. Da una parte stava l'integrazione europea e, come spesso ci ricorda Panebianco dalle colonne del 'Corriere della Sera', la NATO, dall'altro lato la sovranità nazionale.
Il Sole 24 ore non ha dubbi su dove schierarsi, arrivando ai confini dell'eversione quando afferma che “se le istituzioni politiche ed elettorali non sono in grado di garantire la preservazione di quel rapporto [con l'Europa] […] allora è necessario che quel rapporto venga protetto dalle nostre classi dirigenti“, tutto può essere discusso tranne la nostra appartenenza all''U.E. (ed all'euro) ed alla NATO. I grandi mezzi di informazione del paese per tutta la campagna elettorale hanno costruito un orientamento che considerava irricevibile una sovrana decisione del popolo italiano se essa avesse messo in discussione queste appartenenze. Il ragionamento di fondo è sempre stato il fatto che riappropriarsi della sovranità nazionale è inammissibile e che l'appartenenza all'U.E. ed alla Nato non sono nella disponibilità degli elettori.
Gli ultimi dati sul lavoro non sono incoraggianti. Se pur cala il tasso di disoccupazione dello 0,1%, arrivando all'11,1%, con il picco nella fascia di età tra i 15-24 anni (calo del 1,3% e disoccupazione al 32,7%), le nuove assunzioni sono quasi tutte a tempo determinato. Rispetto a novembre 2016 ci sono stati infatti +450.000 occupati a tempo determinato a fronte di 48.000 a tempo indeterminato. Solo tra ottobre e novembre 2017 ci sono stati 68.000 nuovi occupati, di cui 54.000 precari. L'ex premier Renzi esulta: "Il Jobs Act ha fatto aumentare le assunzioni, non i licenziamenti, il tempo è galantuomo lo diciamo sempre" Molto fumo negli occhi. A sinistra le opposizioni incalzano e replicano. Per Pippo Civati, di Liberi e uguali, "i precari sfondano ogni record: quasi 3 milioni (2.908.921). Mai così alti dall'inizio della serie storica. Ogni dieci nuovi lavoratori dipendenti, otto sono precari. Il vero record è la precarietà". Dati che scaldano la campagna elettorale e il tema del lavoro torna al centro dello scontro, tra bugie, propaganda e proposte.
Tra queste ultime, merita attenta analisi quelle del Movimento 5 stelle: perché secondo i sondaggi attuali è il primo partito, e nonostante gli inciuci vari tra partiti e liste apparentate, dovuti al meccanismo della legge elettorale, potrebbe arrivare a governare, ricevendo l'incarico da Mat-tarella per andare davanti al Parlamento e vedere chi ci sta; perché rifiutando di collocarsi sia a destra che a sinistra, è meno facilmente identificabile nella sua posizione rispetto al conflitto Capitale/lavoro; perché, infine, ne ha fatto uno dei suoi temi principali da mesi.
Intelligenza Artificiale, Biomorfismo e Automazione Cognitiva
di Fabio Iapaolo
Il gioco [dell’imitazione] può forse essere criticato sulla base del fatto che le possibilità sono troppo nettamente a sfavore della macchina. Se l’uomo dovesse cercare di fingere di essere una macchina, farebbe certamente una pessima figura. Sarebbe tradito immediatamente dalla sua lentezza e imprecisione nell’aritmetica. Non possono forse le macchine comportarsi in qualche maniera che dovrebbe essere descritta come pensiero, ma che è molto differente da quanto fa un uomo? (A. M. Turing, 1950)
In Blade Runner[1] Rick Deckard sottopone i suoi interrogati al test di Voight-Kampff, così da poter discriminare tra umani e replicanti: i secondi pressoché identici ai primi e tuttavia incapaci di provare emozioni analoghe a quelle dell’uomo.
Il test di Voight-Kampff, per analogia di scopo,[2] è simile al test di Turing, introdotto dallo stesso Alan Turing nel suo pioneristico saggio sull’intelligenza macchinica[3] del 1950 che, in maniera provocatoria, si apre con la domanda: le macchine sono in grado di pensare?[4] Turing suggerisce di riformulare questo dilemma sotto forma di un test comportamentale, detto ‘gioco dell’imitazione’, a cui partecipano tre soggetti, due umani e un computer. Il gioco, in breve: un esaminatore umano sottopone una serie di domande scritte a un altro essere umano e a un computer, entrambi separati fisicamente dal primo di modo che questi non possa sapere da chi provengano le risposte. Un computer supera il test di Turing – e gli viene dunque riconosciuta la capacità di simulare un comportamento intelligente – se l’interrogatore si dimostra incapace di stabilire con certezza chi sia di volta in volta a rispondere alle sue domande.
L’Istat pubblica le stime del valore del patrimonio detenuto da famiglie, imprese e Stato per l’anno 2016 e la loro evoluzione nell’ultimo decennio
Non si tratta più di vedere se questo o quel teorema è vero o no, ma se è utile o dannoso, comodo o scomodo al capitale, se è accetto o meno alla polizia. Ai ricercatori disinteressati sono subentrati pugilatori a pagamento, all'indagine scientifica spregiudicata sono subentrate la cattiva coscienza e la malvagia intenzione dell'apologetica (Karl Marx, poscritto alla seconda edizione del libro I de Il Capitale)
Queste parole, che ben descrivono lo stato della “scienza economica borghese” da circa 150 anni, sembrano calzare alla perfezione anche per l’Istat ed il suo report intitolato “la ricchezza non finanziaria dell’Italia” uscito lo scorso 1 febbraio. Ventisei pagine che intendono fornire la misura del valore di abitazioni, immobili non residenziali, impianti, macchinari, armamenti, risorse biologiche coltivate, prodotti di proprietà intellettuale, scorte e terreni agricoli detenuti dalle imprese, dalle pubbliche amministrazioni e dalle famiglie nel 2016 e la loro variazione negli ultimi 10/15 anni.
Un’informazione quanto mai necessaria per comprendere, seppur a grandi linee, chi e dove accumula ricchezza nel nostro paese. Per scelta dell’istituto di statistica, tuttavia, dal computo mancano alcune componenti a dir poco fondamentali: le opere di ingegneria civile, gli oggetti di valore ed i monumenti, oltre ai beni durevoli delle famiglie (es, automobili, elettrodomestici, computer), i mezzi di sussistenza e le risorse naturali non prodotte dal lavoro umano.
In attesa Che Programma 101 renda noto il suo Comunicato di bilancio e giudizio sui risultati elettorali ci pare doveroso rilanciare quanto scrive il compagno a amico Carlo Formenti
«Populista: aggettivo usato dalla sinistra per designare il popolo quando questo comincia a sfuggirle»
Nei prossimi giorni pubblicherò la mia analisi del risultato elettorale sul blog, come al solito.
In attesa di approfondire le riflessioni che quanto è appena successo mi suggerisce, non posso tuttavia esimermi da una prima reazione a botta calda.
Troppa è l'irritazione che mi suscitano le reazioni di tutti quei compagni che, di fronte alla duplice schiacciante vittoria di Cinque Stelle e Lega, sanno solo insultare gli elettori italiani accusandoli di essere populisti, qualunquisti, fascisti, razzisti, sessuofobi, xenofobi e quant'altro.
Per tutti costoro vale la seguente battuta di J-M. Naulot, riportata in esergo da Luca Ricolfi nel suo libro "Sinistra e popolo" : «Populista: aggettivo usato dalla sinistra per designare il popolo quando questo comincia a sfuggirle».
Così come vale la definizione di "negazionisti" che il giornalista americano Spannaus ha appioppato alle sinistre che negavano appunto le radici popolari della vittoria di Trump negli Stati Uniti e della Brexit in Inghilterra.
Ricerca delle origini della cultura della complessità: Aristotele
di Pierluigi Fagan
Quando si cercano le radici di un concetto che compare molto tempo dopo dal tempo in cui si cercano le radici, occorre improntare la ricerca a criteri non deterministici. Complessità è un concetto di cui -tra l’altro- non esiste una universale codifica accettata, un concetto che prende corpo soprattutto nella seconda metà del XX secolo mentre le radici, per ogni elemento di conoscenza della tradizione occidentale, non possono che retrocedere a gli antichi Greci. Sono quindi circa duemilaquattrocento anni quelli che intercorrono tra il concetto di complessità ed Aristotele. Eppure, qui si sosterrà che almeno due importanti coordinate del pensiero complesso, si ritrovano nell’opera dello Stagirita, in nessuno degli antichi prima di lui ed in nessuno altro dopo di lui, almeno fino al medioevo e poi al moderno.
Queste due coordinate sono: il concetto di sistema, la forma sistematica della conoscenza. Cominciamo dalla seconda. Aristotele, appartiene a quella esigua schiera di filosofi, detti appunto sistematici. Oltre a lui, Tommaso d’Aquino, Kant e sopratutto Hegel. Il filosofo sistematico tratta qualunque oggetto del pensiero. Le tre grandi famiglie della conoscenza umana sono i discorsi sull’uomo, sul mondo, sulle relazioni tra uomo-uomini e mondo. Il filosofo sistematico li affronta tutti con la medesima curiosità ed impegno, “enciclopedico”, termine coniato nel XVIII secolo, è il termine che illustra questa vocazione comprensiva del conato conoscitivo.
Novembre 2008: in una mailing list della comunità hacker compare il manifesto Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System, a firma di Sato-shi Nakamoto. Il nome è uno pseudonimo, e a tutt'oggi non si è mai saputo chi vi fosse dietro, e nemmeno se un individuo o un collettivo. Il documento contiene i principi e il codice per poter sviluppare un software open source (1) che crea: una criptovaluta, chiamata appunto bitcoin (2), una rete peer-to-peer (P2P) (3) sulla quale questa moneta digitale circola, e il relativo protocollo di comunicazione (4). Nel gennaio 2009 viene rilasciata, sempre all'interno della comunità hacker, la prima versione del software - sarà poi aggiornato più volte - che inizia a essere utilizzato.
L'aspetto tecnico del Bitcoin è strettamente legato a quello politico: per come è stato pensato e implementato, infatti, non poteva che andarsi a inserire nelle dinamiche capitalistiche (perfino di sfruttamento di lavoro delocalizzato, come vedremo) fino a diventare un asset speculativo. Contiene tuttavia un'idea - la block-chain - che potrebbe creare qualcosa di politicamente molto diverso.
Che cos'è e come circola
Innanzitutto il bitcoin è una stringa digitale alfanumerica. I processi che lo riguardano sono due: la creazione e la circolazione.
L'editore Nero porta in Italia il testo fondamentale della nuova sinistra accelerazionista
Nel 2013 due giovani ricercatori inglesi di sinistra, Nick Srnicek e Alex Williams, pubblicano l’ennesimo manifesto per una “new Left”. Lo chiamano Manifesto per una politica accelerazionista, e produce i consueti dibattiti nei ristretti ambienti dell’accademia critica e di quella militanza intellettuale fortemente minoritaria che non disdegna di usare le nuove tecnologie. Il resto del mondo lo ignora. Accade lo stesso con il libro che i due autori pubblicano due anni dopo, estendendo le tesi succintamente esposte nel manifesto: Inventing the Future. Lo dimostra il fatto che in Italia il volume è arrivato solo ora, tre anni dopo, e pubblicato da una nuova intraprendente micro-casa editrice, Nero, collegata al progetto editoriale del magazine Not diretto da Valerio Mattioli.
Eppure, Inventare il futuro meriterebbe ben più notorietà di quella che sembra godere solo se si frequenta la stessa bolla in cui le tesi di Srnicek e Williams sono nate e si sono diffuse: perché è un testo che fornisce finalmente un orizzonte nuovo a una società priva di futuro e condannata da un triste e declinante presentismo, e lo offre a tutti, anche se si rivolge per impostazione solo ai militanti di sinistra (che gli autori si premurano, da buoni accademici, di definire come l’insieme dei “seguenti movimenti, posizioni e organizzazioni: socialismo democratico, comunismo, anarchismo, libertarismo di sinistra, anti-imperialismo, antifascismo, antirazzismo, anticapitalismo, femminismo, autonomia, sindacalismo, movimento queer e una gran parte del movimento ecologista, nei suoi vari gruppi alleati o ibridati con le categorie precedenti”).
1. Talvolta ciò che risulta dai sondaggi si rivela...esatto. Ironicamente strano, no?
Perché non dovrebbe essere così: intendo dire che i sondaggi dovrebbero, al contrario, essere prevalentemente, e non episodicamente (o "casualmente"), attendibili e presentare tollerabili e non significativi margini di errore (indicando delle previsioni che comunque registrano tendenze riconoscibili, nella loro essenza fondamentale, nel loro storico accadimento successivo).
Elezioni: Potere al Popolo contro le false alternative al sistema
di coniarerivolta
La scadenza elettorale del 4 marzo incombe inesorabile. Nessuno degli scenari plausibili per il post-elezioni appare particolarmente piacevole; nessuna delle combinazioni di partiti e liste che potrebbero formare un Governo è qualificabile come meno che disastrosa per lavoro e diritti. Con ogni probabilità, da qui ad un mese ci ritroveremo con una riproposizione stantia di una qualche variante delle maggioranze di governo che tormentano il paese...
170 anni fa Marx ed Engels, nel Manifesto del Partito comunista, affermavano con chiarezza che i comunisti “non hanno interessi distinti dagli interessi del proletariato nel suo insieme” e la loro specificità è quella di “rappresentare sempre l’interesse del movimento complessivo”[1].
Quale rapporto esiste fra queste considerazioni e la realtà di oggi? A me pare che questo insegnamento di Marx ed Engels sia più attuale che mai.
Ho definito la giornata del 24 febbraio a Roma un putridume generale di incensatori della democrazia borghese e delle sue istituzioni al servizio del dio capitale di un modo di produzione in crisi; lo ribadisco, come ribadisco che in essa ha fatto eccezione la presenza dei lavoratori della Logistica con una iniziativa coraggiosa. Merito al merito, dunque, e invito alla riflessione, in modo particolare per chi – comunista – cerca di capire...
Tra una settimana, qualsiasi sarà il risultato elettorale, tornerà in carica l’attuale governo. Non per le anomalie del sistema politico italiano però. Nell’ambito dell’Unione europea, attualmente, sono 17 i governi di “grande coalizione”, che godono cioè dell’appoggio più o meno formalizzato, più o meno mascherato, di “centrosinistra” e “centrodestra” (rigorosamente virgolettati: non esiste alcun centrosinistra o centrodestra, quanto
Lettera di un imbecille (forse rinsavito) che 5 anni fa ha votato M5S
di Franco Bifo Berardi
Mi presento: sono un imbecille che cinque anni fa ha votato per l’M5S.
Perché l’ho fatto? Perché credevo, speravo che potessero e volessero impegnarsi davvero per l’autonomia della società dal cappio del fiscal compact e della dittatura finanziaria. C’è voluto poco per capire che avevo sbagliato. Ci pensò Mario Draghi a svegliarmi, quando disse, pochi giorni dopo le elezioni del 2013, che non c’era di che preoccuparsi, perché...
Tre scenari, uno peggiore dell'altro. Ma per fortuna tutti instabili...
La mia previsione per il 4 marzo resta quella di due settimane fa. Anzi, queste ultime battute della campagna elettorale mi fanno sembrare ancor più probabile una maggioranza assoluta - in seggi ovviamente, che in voti non se ne parla proprio - della coalizione di destra. Vittoria, che se non è ancora del tutto certa, è solo per le contraddizioni di quella coalizione e per la pittoresca condizione del suo leader zombie.
Lo ribadisco: io voterò, con orgogliosa convinzione, Potere al Popolo!
di Valerio Evangelisti
[Questo testo è un ampliamento di quello che trovate negli editoriali qui, in cui si confrontavano due posizioni divergenti interne a Carmilla. Inutile ricordare che nella redazione della nostra testata convivono, su questi e su altri temi, tesi differenti, e che ognuno è libero di esporre la propria.]
Il raggiungimento del numero di firme necessario per presentare alle elezioni Potere al Popolo!, conseguito in tempi rapidissimi, la successiva veloce espansione sul territorio nazionale, hanno del prodigioso. Ma è conseguenza del prodigio che sta all’origine dell’avventura.
Espulsi dal Teatro Brancaccio, in cui si sarebbe dovuta rifondare per l’ennesima volta la “sinistra” (con i D’Alema, i Bersani, i Civati, gli Speranza e altri walking dead), i giovani e meno giovani del centro sociale Je so’ pazzo, ex OPG, tra i più attivi sul territorio napoletano, decidono di continuare da soli.
Riescono a riunire ottocento persone di tutte le età, ed è l’inizio di una valanga. Si tengono, in breve tempo, affollatissime assemblee in ogni regione d’Italia, incluse quelle in cui l’antagonismo politico-sociale sembrava spento per sempre. Aderiscono al progetto nomi storici della sinistra “vera” e non liberale, di integrità non discutibile: Heidi Giuliani, madre di un martire divenuto simbolo di lotta, Nicoletta Dosio, l’instancabile ribelle e fuggiasca, Giorgio Cremaschi, una vita per i metalmeccanici e per il riscatto operaio. E tanti, tanti altri.
Soprattutto, si adunano sotto la nuova sigla – Potere al Popolo! – i frammenti di una classe subalterna modellata, nel presente, dai rantoli di un’economia antiumana, che solo in nuove guerre e oppressioni trova slancio vitale. Precari, disoccupati, pseudo-apprendisti licenziati e riassunti (se va bene) ogni quattro mesi, gente che sbarca il lunario come può. Moltissimi giovani ma anche molti anziani, dal pensionamento spostato di continuo, quanto basta per sopprimere occasioni di lavoro per chi non le ha.
Voto, sequestro Gatti-Montanari, stato di polizia, donne al potere, potere al popolo
di Fulvio Grimaldi
Votare nel paese venduto a papi, francesi, spagnoli, tedeschi, americani…
Che questo fosse uno Stato in mano a briganti, ladri, corrotti, sociocidi, vendipatria, bari e tecno-bio-fascisti lo si sapeva. Lo si sapeva, misurando a spanne, più o meno da quando Togliatti, ministro della Giustizia, in perfetta sintonia con la pugnalata alle spalle di Yalta, decretò l’amnistia per tutto l’apparato amministrativo fascista. Ma lo si sospettava fin da quando, nel 1943, l’invasore Usa si accordò con la mafia per la risalita della penisola dalla Sicilia, garantendo in cambio una perenne coabitazione tra criminalità organizzata e classe dirigente al governo del paese sotto tutela USA, tramite Lucky Luciano, Salvatore Giuliano, “Gladio”, Cia, Pentagono, Goldman Sachs (per dire Rothschild e tutto il cucuzzaro di Wall Street) e poi UE.
Da De Gasperi a Berlinguer, passando per puntelli minori, liberale, repubblicano, socialdemocratico e i radicali in funzione di mosca cocchiera, fino all’attuale cosca renzusconiana, il maficapitalismo italiota ha attraversato solo due crisi. Una minore, provocata dai sussulti autonomisti del capo-ladrone Craxi, del tutto velleitaria per i troppi scheletri nell’armadio del soggetto, e una maggiore, quando dal 1968 al 1977 una generazione traversale e interclassista rivoluzionaria riuscì a imporre le uniche riforme di civiltà e progresso dal dopoguerra ad oggi. A questo tentativo fu posto fine mediante la militarizzazione del conflitto (terrorismo, strategia della tensione, organizzazioni armate) gestita da elementi atlantisti interni ed esterni precedentemente citati.
Ecco perché uscire dall’euro non sarebbe storicamente regressivo
Un contributo al dibattito su comunisti e questione nazionale aperto dal nostro sito
di Vladimiro Giacché
Recensione al nuovo libro di Domenico Moro, La gabbia dell’euro. Perché uscirne è internazionalista e di sinistra (Imprimatur)
È difficile oggi considerare la sinistra europea come qualcosa di diverso da un cumulo di macerie. Questo è vero in tutta Europa (emblematico il caso della Germania, in cui a un crollo senza precedenti della SPD - che secondo gli ultimi sondaggi riceverebbe oggi appena il 16% dei voti - fa riscontro una Linke incapace di beneficiare di questa situazione, restando intorno al 10%, mentre l’AfD sarebbe diventata addirittura il secondo partito). Ma è soprattutto nel nostro paese che la distruzione della sinistra ha raggiunto livelli semplicemente inimmaginabili soltanto pochi anni fa – per non parlare di quando l’Italia vedeva la presenza del più grande partito comunista d’Occidente.
In molti si sono interrogati sulla genesi di questa situazione, che ovviamente ha più di una causa. Non però quella cara a una vulgata ormai in voga da decenni: quella, cioè, secondo cui i problemi della sinistra italiana nascerebbero da una presunta “incapacità di riformarsi”, e cioè – in concreto - dal rifiuto di far proprie parole d’ordine moderate e di adottare politiche di semplice gestione dell’esistente, abbandonando ogni velleità di trasformazione sociale.
Questa teoria appare platealmente smentita dai fatti: mai la sinistra italiana, nelle sue componenti numericamente più significative, è stata più “compatibile” e arrendevole all’ordine costituito - e mai è stata più vicina a un tracollo elettorale di portata storica.
Appello di alcuni costituzionalisti ai candidati nelle elezioni del 4 marzo 2018
Questo appello viene pubblicato corredato da alcune glosse critiche a cura di Luigi Ficarra in merito a punti importanti. Le glosse sono evidenziate in colore rosso e carattere diverso all'interno del testo
L’appassionato confronto sui valori e i dettati della Costituzione in occasione del referendum del 4 dicembre 2016 - al quale abbiamo contribuito sostenendo il No - ha visto partecipare un imponente numero di elettrici e di elettori, pur con scelte difformi, a riprova che le grandi opzioni della politica sono percepite come proprie dai cittadini quando sono messi in grado di scegliere.
Per questo ci rivolgiamo a tutte le candidate e a tutti i candidati di buona volontà con questo accorato e rispettoso appello.
È necessario concentrare almeno quanto resta della campagna elettorale su alcuni obiettivi di fondo che per loro natura vanno oltre il periodo del prossimo mandato parlamentare e oltre i confini dell'Italia, in quanto decisivi dell’intero futuro. Su tali obiettivi non mancano accenni e proposte nel programma di alcuni partiti, ma essi appaiono del tutto oscurati e distorti nel dibattito pubblico rappresentato dagli attuali mezzi di informazione che perseguono altri interessi e logiche contingenti, onde è necessario farli venire alla luce e metterli al centro delle prossime decisioni politiche.
1. La prima questione è quella del lavoro retribuito, nella specifica forma della sua assenza e precarietà.
La mancanza di lavoro sta raggiungendo tali dimensioni di massa da rendere illusori i rimedi finora proposti. La riduzione al minimo di quella che una volta si chiamava “forza lavoro” a fronte dell’ingigantirsi degli altri mezzi di produzione è tale da alterare tutti gli equilibri dei rapporti economici politici e sociali.
“Saremo la sorpresa elettorale, siamo l'unica lista di sinistra”
Giacomo Russo Spena intervista Viola Carofalo
Dalla lotta alle diseguaglianze alla cancellazione del Jobs Act e della legge Fornero, dall’abrogazione del 41bis ai diritti civili, parla la candidata di Potere al Popolo, la lista nata dal centro sociale napoletano Je so’ pazzo. LeU? “Contigui al Pd”. Il M5S? “Un pezzo di establishment”. E i suoi tre punti di riferimento sono Mandela, Brecht e la partigiana Nori Brambilla. Infine si scaglia contro il voto utile: “Il voto si dà a chi ti rappresenta meglio”.
“Ci è chiaro chi sono i nostri nemici: sono gli speculatori, i grandi evasori fiscali, i devastatori dell’ambiente, le cricche e chi ci sfrutta con lavori precari o gratuiti”. Viola Carofalo è la portavoce di Potere al Popolo. Si mette a ridere se la chiamano candidata premier o segretaria. Preferisce esser definita per quel che è: ricercatrice universitaria e attivista. Non ha mai avuto una tessera di partito, ha 37 anni ed è militante del centro sociale napoletano Je so’ pazzo. Dove sorgeva un Opg, dal 3 marzo 2015 c’è un collettivo di giovani che agisce sul territorio con pratiche di mutualismo e fornisce servizi per la cittadinanza. Sulle cronache nazionali è diventata nota quando lo scorso 18 giugno, ai tempi del Brancaccio, ha contestato Anna Falcone rea, secondo lei, di essere troppo vicina al ceto politico della sinistra: “Basta con i giochini elettorali, la sinistra deve imparare dalle lotte dei movimenti. E i dirigenti attuali, che sono parte del problema, devono farsi da parte”, sosteneva in quell’occasione. Alla fine Anna Falcone si è candidata come indipendente con Liberi e Uguali, lei ha lanciato insieme a Rifondazione e Comunisti Italiani una sigla nazionale: Potere al Popolo.
Di tutti i bagagli l’uomo è il più difficile da trasportare. Adam Smith
Nel suo lungo articolo dedicato ai fatti di Macerata1 e intitolato “Letture sul dramma di Macerata - Lo scontro delle secolarizzazioni”, Alessandro Visalli si riferisce in chiave critica ai commenti di Eros Barone e di Mario Galati, che, essendo accomunati da un’ottica marxista-leninista fondata sulla priorità ontologico-sociale (non dell’economico, come egli afferma scorrettamente, ma) dei rapporti di produzione, risulterebbero, a suo giudizio, “schematici” e “tradizionali”.
1. Alcune considerazioni di metodo
Sennonché, prima di entrare nel merito di alcune importanti questioni trattate da Visalli, ritengo opportuno premettere le seguenti considerazioni generali e di metodo. Orbene, è un classico ‘topos’ della cultura borghese, del quale anche lui è pienamente tributario, distinguere tra un marxismo ‘critico’ ed ‘aperto’ e un marxismo ‘dogmatico’ e ‘chiuso’. Un buon numero di marxisti, che io definirei ‘a mezzo servizio’, hanno assunto e fatto propria questa distinzione senza basarla sui propri princìpi, cioè ridefinendola, bensì mutuandone tutto il contenuto ideologico di origine: ciò è avvenuto non solo in Occidente, ma anche negli stessi paesi socialisti, quantunque lì la ricezione del ‘topos’ sia avvenuta ‘a posteriori’, cioè per opporre il nuovo ‘Diamat’ al vecchio ‘Diamat’.
Apogeo e declino della “transizione” (e della sinistra)
di Luca Nivarra
1.«Una delle differenze fondamentali tra la rivoluzione borghese e la rivoluzione socialista consiste nel fatto che per la rivoluzione borghese, che nasce dal feudalesimo, in seno al vecchio regime si creano progressivamente delle nuove organizzazioni economiche, le quali trasformano gradualmente tutti i lati della società feudale. La rivoluzione borghese aveva avanti a sé un compito solo: spezzare, gettare via, distruggere tutte le catene della vecchia società. Assolvendo questo compito, ogni rivoluzione borghese fa tutto quel che le è richiesto: essa stimola lo sviluppo del capitalismo. La rivoluzione si trova in una situazione del tutto diversa. Quanto più è arretrato il paese nel quale, in virtù degli zig-zag della storia, ha dovuto incominciare la rivoluzione socialista, tanto più per essa è difficile passare dai vecchi rapporti capitalistici ai rapporti socialisti. Ai compiti della distruzione si aggiungono qui nuovi compiti, di difficoltà inaudita, i compiti di organizzazione»1. Questo passo di Lenin, tratto da un rapporto tenuto il 7 marzo del 1918 al VII Congresso del PC(b), rappresenta, a mio avviso, un buon punto di partenza per alcune riflessioni su un tema, quello della “transizione”, tanto “inattuale” quanto, in realtà, istruttivo.
Seppur racchiusa in poche righe (ma, in realtà, si tratta di un tema che, o sotto la specie dell’alternativa “collettivizzazione/NEP” o sotto la specie dell’alternativa “socialismo in un solo paese/rivoluzione permanente” accompagnerà tutto il dibattito all’interno del partito russo fino alla svolta del ’28 e alla definitiva presa del potere da parte di Stalin), l’analisi di Lenin, in cui è possibile avvertire l’eco della drammaticità e dell’urgenza dei compiti che il gruppo dirigente bolscevico si trovò a fronteggiare all’indomani della Rivoluzione, presenta, infatti, i tratti di una specifica idea di “transizione” il confronto con la quale porta alla luce una pluralità di significati del termine, apparentati per alcuni aspetti, ma distinti sotto altri profili.
Enrico Grazzini è giornalista economico, autore di saggi di economia, già consulente strategico di impresa. Collabora e ha collaborato per molti anni a diverse testate, tra cui il Corriere della Sera, MicroMega, il Fatto Quotidiano, Social Europe, le newsletter del Financial Times sulle comunicazioni, il Mondo, Prima Comunicazione. Come consulente aziendale ha operato con primarie società internazionali e nazionali.
Ha pubblicato con Fazi Editore "Il fallimento della Moneta. Banche, Debito e Crisi. Perché bisogna emettere una Moneta Pubblica libera dal debito" (2023). Ha curato ed è co-autore dell'eBook edito da MicroMega: “Per una moneta fiscale gratuita. Come uscire dall'austerità senza spaccare l'euro" ” , 2015. Ha scritto "Manifesto per la Democrazia Economica", Castelvecchi Editore, 2014; “Il bene di tutti. L'economia della condivisione per uscire dalla crisi”, Editori Riuniti, 2011; e “L'economia della conoscenza oltre il capitalismo". Codice Edizione, 2008
Salvatore Minolfi: Le origini della guerra russo-ucraina